Recensione di Lost Records Bloom and Rage Episodio 1

Recensito su PlayStation 5

Lost Records Bloom and Rage, la Recensione del primo episodio

Chiedi a qualcuno che ha giocato il primo Life is Strange cosa le o gli è piaciuto di più di quel titolo, e le risposte saranno moltissime: la soundtrack indie, la perfetta riproduzione del “male di vivere” dell’adolescenza, l’artstyle raffazzonato e quasi espressionista nel suo modo di dar valore più a ciò che si prova che a ciò che è, o quel perenne feel autunnale al quale sicuramente l’Oregon nel quale è ambientato il gioco contribuisce non poco. Personalmente è stata la sensazione di avere davanti una storia totalmente mia e contemporaneamente universale.

Sicuramente molto facevano le protagoniste. Max, perennemente a disagio con sé stessa e gli altri, e Chloe, che alla docilità di Max alla vita aveva risposto con la rabbia, più tutti i personaggi di contorno che rendevano – e ancora rendono – il primo sforzo di Don’t Nod uno dei migliori giochi di sempre, per quanto riguarda le avventure narrative a scelte.

Da allora di proverbiale acqua sotto il ponte ne è passata, fino all’addio di Don’t Nod al franchise di Life is Strange, passato ufficialmente nelle mani di Deck Nine. Se Life is Strange True Colors mi aveva particolarmente colpito (come dico nella recensione, la location fa 50% del valore), e Life is Strange Double Exposure aveva tutte le carte per fare un centro perfetto – compreso il ritorno di Max – ma scivola nelle fasi finali, mi ci è voluto davvero poco per capire il passo avanti, soprattutto grafico, che Don’t Nod Montréal ha compiuto con questo Lost Records Bloom and Rage.

Come ha detto, al tempo di Before the Storm, il co-director Raoul Barbet, i giochi che Don’t Nod crea si centrano su “personaggi di tutti i giorni, relazionabili e con storie in cui ci si può immedesimare, perché rispecchiano le proprie esperienze… con qualche elemento soprannaturale in più”. È su questo equilibrio che voglio centrare la mia recensione di questo primo episodio (il secondo e ultimo arriva attorno a metà Aprile) di Lost Records Bloom and Rage.

Ascoltati questa traccia della soundtrack mentre mi leggi, ok?

Lost Records Bloom and Rage, la Recensione del primo episodio - Basta questa immagine a restituire un mood
Basta questa immagine a restituire un mood

Un nuovo equilibrio narrativo e di gameplay per Don’t Nod Montréal

Il primo passo che ho accennato è sicuramente quello grafico. Il gioco parte in prima persona, siamo in macchina, e riceviamo una chiamata da nostra madre, che evidentemente non sentiamo da un po’. Mentre parliamo con nostra madre, abbiamo modo di guardarci in giro, e già l’interno dell’auto mi ha fatto capire di essere davanti ad una evoluzione, per Don’t Nod Montréal. Più di prima ogni elemento racconta una storia, certo, ma è l’utilizzo della telecamera ad avermi sorpreso immediatamente, con dei cambi fuoco a seconda di dove guardiamo, ovviamente coordinati a delle sfocature dovute alla profondità di campo dei nostri occhi.

In un certo senso quello che si manifesta è un potere che non abbiamo naturalmente, nei nostri occhi, e l’occlusione delle cose vicine quando guardiamo lontano è qualcosa di più cerebrale, che meccanico, ma qui è al servizio di un immersività (sì, la parola magica, ma per me, come recensore, giocatore e game designer, l’immersività di un videogioco è tutto) che diventa l’unica priorità. Lost Records Bloom and Rage è forse il prodotto Don’t Nod più verosimile, nel senso di simile al vero, che ho giocato finora.

I dialoghi sono ovviamente di alta qualità, e bastano 4 frasi per far capire – e per farci decidere, dato che ovviamente anche qui le nostre scelte sono frequenti e importanti – il tipo di rapporto che abbiamo con nostra madre e per capire che stiamo tornando nella città nella quale abbiamo passato una parte della nostra adolescenza, prima di traslocare altrove. Velvet Cove forse è la stessa di 27 anni fa, ma non lo siamo noi, e abbiamo dimenticato molto, da allora, in particolare qualcosa di traumatico che Lost Records Bloom and Rage non ci rivela, almeno non del tutto e non in questo primo episodio.

Lost Records Bloom and Rage, la Recensione del primo episodio - La porosità cromatica degli asset spinge il senso di nostalgia a livelli altissimi
La porosità cromatica degli asset spinge il senso di nostalgia a livelli altissimi

Tra 22 e 95

È un impatto piuttosto strano, il ritrovarsi in prima persona in questa prima sezione, ma è soprattutto la collocazione temporale ad avermi piacevolmente stranito: è il 2022, la pandemia ce la siamo lasciati alle spalle da poco, e stiamo tornando a Velvet Cove per ritrovarci con 3 amiche d’infanzia con le quali abbiamo passato un’estate piuttosto intensa, una di quelle che non sono onestamente troppo distanti dalle adolescenze mia, tua che mi leggi, e di tante e tanti altri. Siamo una Swann adulta, non la ragazzina vista nei trailer. È questa la cornice narrativa che Don’t Nod Montréal ci aveva nascosto?

Abbiamo giusto il tempo di orientarci e di innamorarci di questa nuova location, per ora limitata ad una tavola calda al limitare di un bosco, con una torre dell’acqua all’orizzonte, e siamo trasportati al ricordo, alla Swann non adulta ma adolescente, e a quella fatidica estate. I ricordi sono in terza persona, il presente è in prima: è una dissociazione importante e radicale, che fortemente vuole tracciare il confine fra la magia di un ricordo di 27 anni prima, e quanto in 3 decenni questa possa ingigantirsi o svanire.

È qui che Lost Records Bloom and Rage introduce la meccanica principale, quasi l’unica: la nostra videocamera. Ovviamente è il 1995, quindi si registra su nastro, ma l’analogicità non ci inquieta, anzi si bea – e ci fa beare – in quella nostalgia che è sempre il tratto marcante di ciò che Don’t Nod Montréal crea. La luce entra dalla finestra della nostra camera, il nostro gatto riposa sulla cassapanca, e il nostro problema più grande è ritrovare la cassetta di quel film sci-fi che dobbiamo riportare al pseudo Blockbuster della cittadina.

Se prima investigavamo, zoomando sugli oggetti, su un 2022 spento in quanto adulto (non sto dicendo che da adulti è tutto sbiadito, ma una certa magia la lasciamo sicuramente indietro ai nostri anni passati), la camera di Swann nel 1995 è radiosa come la personalità del nostro alter ego digitale: cassette, poster, un vecchio VCR, uno zaino buttato nell’angolo, caramelle e merendine sparse fra la scrivania piena e il piccolo scaffale pieno di libri.

Lost Records Bloom and Rage, la Recensione del primo episodio - Ennesima dimostrazione di come Don't Nod sappia creare environment interessantissimi
Ennesima dimostrazione di come Don’t Nod sappia creare environment interessantissimi

È però appunto la videocamera la vera protagonista meccanica e narrativa di Lost Records Bloom and Rage. Swann, vuoi per la poca sicurezza di sé e del proprio corpo, vuoi per l’imminente trasloco che la allontanerà da Velvet Cove e da tutto ciò che rappresenta la sua preziosa quotidianità, si autoimpone di filmare tutto ciò di cui sente di voler portare con sé un ricordo: i movimenti del gatto nella cameretta, la dinamicità visiva di un ventilatore acceso, un uccellino posato sul ramo di fronte alla finestra.

Il bisogno di creare, anzi registrare, memorie – che non può non ricordarmi il bellissimo Season A Letter to the Future (la recensione la recuperi facilmente) – è forse qualcosa di sconosciuto o persino insensato per qualcuno che la sua quotidianità non l’ha davvero mai abbandonata, ma come al solito è il personale a dettare il valore dell’oggettivo, per quel che mi riguarda.

Tutta la realtà dell’adolescenza, fra sovrappeso e acne giovanile

Swann è insicura del suo corpo, e se vedere una ragazza leggermente sovrappeso come protagonista di un videogioco è straordinario, questo non può non triggerare le stesse insicurezze che avevo io sul mio corpo, all’età di Swann; era un’insicurezza che sì, sul lungo periodo mi ha reso più interessato a svilupparmi una personalità, prima che un fisico che mi soddisfi, ma erano ferite che, pur piccole, dolevano. Il voler “registrare” tutto prima di perderlo è qualcosa che ha molto valore per me, e forse per la mia generazione, la cui infanzia non poteva essere – e non veniva – documentata 24/7 come ora. I ricordi potevano e possono solo essere ricordi, non video da poter cliccare e riguardare.

Lost Records Bloom and Rage, la Recensione del primo episodio - Altissima anche la qualità dei volti
Altissima anche la qualità dei volti

Non so cosa darei per avere un breve video di mio padre, prima che sta vita me lo portasse via quando avevo un anno, e so per certo che mia madre e mia sorella la pensano uguale. A volte i ricordi devono bastarci, ma non è giusto, e Swann involontariamente lotta contro il torrente della vita che troppo e troppo spesso sradica invece che lasciar sedimentare.

La meccanica principale di Lost Records Bloom and Rage è, in fondo, il collezionismo di memorie. Possiamo filmare ciò che vogliamo, degli ambienti che ci circondano (numerosi e unici, esteticamente e nel modo in cui possiamo navigarli), ma alcuni di questi “soggetti” sono più interessanti di altri, agli occhi di Swann. Si va in fondo per categoria, e se la spinta per Swann è quella di voler documentare tutto il documentabile, la spinta meccanica per noi è quella di collezionare il 100% delle riprese per vedere il nostro “catalogo di memoria” più e più pieno.

Se da un lato sembra quindi che Lost Records Bloom and Rage decida per noi cosa filmare, lasciandoci solo libertà sulla quantità di tempo che vogliamo dedicare all’attività, tra un dialogo e l’altro, il gioco dà enorme importanza alle riprese che decidiamo di fare: serve infatti rimanere a fuoco sul soggetto per qualche secondo, perché il gioco riconosca la validità della nostra ripresa, ma c’è grande spazio di manovra sulla distanza dal soggetto, sul focus, sul livello di zoom. Una volta completata una categoria, Swann creerà automaticamente un raffazzonato editing che, tra l’effetto VHS (il migliore visto finora in un videogioco AA) e il voiceover di Swann stessa, diventa un cimelio assurdamente verosimile, tanto da avermi spinto ad averlo salvato in un supporto esterno come memento della “mia” run di Lost Records Bloom and Rage.

Lost Records Bloom and Rage, la Recensione del primo episodio - Tutti i drammi grandi e piccoli dell'adolescenza sono perfettamente mostrati in Lost Records
Tutti i drammi grandi e piccoli dell’adolescenza sono perfettamente mostrati in Lost Records

Testimone e protagonista

C’è un aspetto interessante, nella volontà di Swann di voler rimanere dietro la videocamera, un voyeurismo qui senza la malsanità alla quale altri generi ci hanno abituato, ma è di nuovo un equilibrio che Don’t Nod Montréal calca con abilità: Swann non scompare dietro la videocamera, ma diventa un nostro proxy. Ciò che registra parla di noi tanto quanto di lei, e mai ho voluto editare (meccanica che il gioco ci concede) il filmato, proprio in funzione della naturale crudezza del risultato. Siamo anche foto sfocate e inquadrature ballerine, non solo snapshot perfetti. È un’inquadratura splendida ma involontariamente con un soggetto di troppo a far incontrare e scontrare Swann con le altre 3 protagoniste, nel confronto con un bulletto di quartiere perfetto per creare fastidio.

Se Swann è sicuramente un personaggio interessante e solo collateralmente plasmato dalle nostre scelte narrative, scelta che apprezzo sempre moltissimo, sono le altre 3 ragazze dell’improvvisata sorellanza a far davvero brillare il quartetto: Nora, Autumn e Kat sono molto diverse fra loro, ma collegate dal bisogno di fuggire, di ribellarsi, che non è solo tipico “di quell’età”, ma tipico di chi capisce che la società, la famiglia, le aspettative sociali, sono prima di tutto gabbie, e da soli dobbiamo smontarle e rimontarle a mo’ di trampolino per slanciarci, o di boa per tracciare i limiti della nostra pazienza e il range potenziale dei nostri obbiettivi.

È tanto il nostro modo di rapprocciarci a loro nel passato, quanto quello nel presente, a dettare l’evoluzione del nostro rapporto con queste nuove amiche. C’è qualcosa che attrae in tutte e 3, e sta alla nostra versione di Swann decidere come comportarsi. Spessissimo ci saranno opportunità di dialogo che spunteranno fuori in base a ciò – o chi – stiamo guardando, e parimenti potremo ignorare alcuni dialoghi, rimanendo in silenzio quando altri titoli forzerebbero una risposta. C’è molto che ci è nascosto, di Nora, Autumn e Kat, e magari qualcosa lo scopriremo dietro ad un dialogo, ma altro ci sfuggirà, come è giusto che sia.

Lost Records Bloom and Rage, la Recensione del primo episodio - Quand'è l'ultima volta che hai visto la protagonista di un videogioco con l'acne
Quand’è l’ultima volta che hai visto la protagonista di un videogioco con l’acne?

Anche l’amicizia stessa fra le 4, nata di fronte ad un bullo e fiorita ad una velocità quasi inverosimile, ha perfettamente senso quando ci ricordiamo di come eravamo noi, di quegli amici o amiche estive che sembravano importanti più del mondo stesso, per poi magari svanire nel giro di un mese dopo essersi salutati; il valore narrativo di ciò che Lost Records Bloom and Rage ci chiede di seguire sta quasi più in noi, che nella “logica” che vogliamo forzatamente applicare ad eventi e personaggi nei nostri videogiochi.

La verosimiglianza di cui parlo di continuo, in questa recensione, è anche riflessa in questo, nel bisogno di accettare che a volte nemmeno nella vita vera, quando sei adolescente, le cose hanno poi così senso, tra una risposta supercringe data per riflesso, una battuta alla quale non ride nessuno e, perché no, un’amicizia nata più velocemente di quanto la logica detterebbe.

Le varie location sono palco perfetto per gli avvenimenti di Lost Records Bloom and Rage, e sono fra le più dettagliate e varie finora: il parcheggio di un pseudo-Blockbuster, una piccola foresta, la tavola calda, la camera di Swann, un garage diventato soundstage, sono tutti la versione cozy di uno spazio liminale, perennemente intrappolati in un nostalgico deja-vu che però qui viviamo ed esploriamo, in compagnia, nella più totale chillness. Devo fare un grosso complimento al reparto art di Don’t Nod Montréal per come hanno gestito questi environment, perché tra colori, dettagli di storytelling e perfetto contrasto fra staticità, semi-mobilità e dinamismo, hanno creato una nuova memorabile location.

Lost Records Bloom and Rage, la Recensione del primo episodio - Non c'è accenno al sovrannaturale, in Lost Records, ma qualcosa fuori dall'ordinario sì
Non c’è accenno al sovrannaturale, in Lost Records, ma qualcosa fuori dall’ordinario sì

The Wild Unknown

Prima di chiudere ho bisogno di toccare 3 argomenti che sono inevitabili nel contesto di un prodotto Don’t Nod Montréal: le scelte e il loro impatto, l’aspetto sovrannaturale/superpoteri e la questione della struttura ad episodi. In tutti e 3 i contesti, Don’t Nod Montréal solca territori relativamente inesplorati, e credo sia giusto esplorarli in questa chiusa di recensione.

Le scelte che fai in Lost Records Bloom and Rage sono fra i bivi più naturali e superficialmente meno d’impatto finora, e sono perfetti così. Le scelte che facciamo ogni giorno, dialettiche o meno, non sono che domino che mettono in moto ciò che verrà, è vero, ma non abbiamo la fortuna di avere una UI real-life che ci dice quando qualcosa che abbiamo fatto o detto sarà di essenziale importanza in futuro. Non sono scelte completamente non-consequenziali, ma Lost Records Bloom and Rage le usa in modo originale e, di nuovo, verosimile. Se in fondo volete giochi nei quali le vostre scelte sono profondamente impattanti, ce ne sono, e non è giusto che Lost Records Bloom and Rage si adatti a null’altro che all’esperienza di gioco che il team vuole consegnare a noi, e non alle nostre aspettative.

Parlando di aspettative, voglio toccare la questione sovrannaturale/superpoteri: dopo la perfezione meccanico-narrativa che era il potere di rewind del primo Life is Strange, ho personalmente trovato solo l’empatia di Alex di True Colors un potere interessante e ben utilizzato nella storia, se non addirittura perfetto per fare da cassa di risonanza alla struttura psicologica e agli ostacoli emotivi di Alex stessa.

Lost Records Bloom and Rage, la Recensione del primo episodio - Ci sono tutti gli ingredienti di una perfetta coming of age story
Ci sono tutti gli ingredienti di una perfetta coming of age story

Premettendo che all’uscita del secondo e ultimo episodio (il 15 Aprile) dovrò per forza utilizzare spoiler, qui mi terrò sul vago: Lost Records Bloom and Rage non ha una enorme presenza di superpoteri o sovrannaturale, al suo interno. C’è assolutamente qualche accenno a qualcosa di fuori dall’ordinario, negli avvenimenti del 1995, ma non c’è esplicitamente nulla che possa paragonarsi a superpoteri o simili. Anche in questo caso, centro perfetto per me: siamo sui toni di uno Stand by Me dell’86, dove è il viaggio verso il fuori dall’ordinario il vero valore narrativo che i protagonisti offrono e attraversano. È una coming of age story, in tutto e per tutto, e un vero e proprio superpoter qui sarebbe stato fuori luogo.

Infine, per chiudere, parliamo della divisione ad episodi: in passato mi sono già espresso a riguardo, ma ritengo personalmente che la forzatura a 5 episodi, per i LiS o simili finora, sia estremamente limitante. Un buon dev sa e deve lavorare attorno ai paletti, ma il costringere una struttura narrativa ad adeguarsi ad uno split in 5 è ridicolo, e Lost Records Bloom and Rage ne è la prova. Con episodio 1 ho passato circa 10 ore e sono straordinariamente felice del tempo che il gioco si prende per presentarci le protagoniste, farci immergere nel passato e presente di Velvet Cove, e stuzzicarci con piccoli indizi verso la macro-cornice narrativa del titolo, nota al quartetto ma non a noi.

Il finale di questo episodio è un cliffhanger, ma funziona proprio perché è l’unico che Lost Records Bloom and Rage avrà, nella sua interezza. Nessun bisogno di un terzo episodio che faccia fatica, nessuno scivolone (sulla carta) per un finale che deve chiudere 5 linee narrative diverse, nessuna forzatura di dover correre per rientrare nel runtime che il gioco DEVE avere. Tutto ha il suo tempo, e se lo prende, per il nostro bene. Che sia una lezione per altri dev: variare dalla struttura dettata è la chiave della creazione di un prodotto innovativo, anche in cose piccole come lo spezzarlo in due (più da film, che da gioco, quasi).

Lost Records Bloom and Rage, la Recensione del primo episodio - Chi non vorrebbe essere lì
Chi non vorrebbe essere lì?

Lost Records Bloom and Rage, la Recensione del primo episodio – Le conclusioni

Non mi aspettavo di uscire così felice da Lost Records Bloom and Rage di Don’t Nod Montréal. Mi aspettavo emozioni, sicuro, mi aspettavo location delle quali mi sarei innamorato, ma non mi aspettavo il team volesse – e avesse il coraggio di – modificare così tanto la formula. Meno peso al sovrannaturale, una meccanica perfetta nel contesto narrativo, 4 protagoniste interessanti e ben caratterizzate, fanno di Lost Records Bloom and Rage un must play per chiunque cerchi un’avventura narrativa interessante e sicuramente memorabile. Questa nuova Don’t Nod mi piace, e se Lost Records Bloom and Rage Episodio 1 rappresenta uno dei tanti stampi che il dev team vuole perseguire nella definizione di una nuova identità, non posso che suggerire loro di continuare così, a tutta marcia.

9.5
Cambia la formula, e si arriva al capolavoro

Pro

  • La meccanica della videocamera è ottimamente contestualizzata nel canovaccio narrativo
  • Le 4 protagoniste sono più vere di gran parte dei personaggi del panorama, fra sovrappeso e acne
  • Soundtrack ed environment sono eccezionali
  • La struttura a 2 episodi per ora funziona perfettamente

Contro

  • Il cliffhanger potrebbe "cadere corto" per alcuni
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