Avowed Recensione

Recensito su PC

Avowed Recensione ambientazione

Avowed è il nuovo action RPG di Obsidian Entertainment, storico studio di sviluppo attivo nel genere ruolistico; il titolo ci riporta, a distanza di anni, nel mondo di Eora, medesima ambientazione della serie Pillars of Eternity, protendendo lo sguardo verso una nuova landa inesplorata e seclusa dalle altre, le Terre Viventi.

Riecheggiano, pertanto, le atmosfere di Deadfire, i cui eventi sono sovente citati e costituiscono parte integrante dello status quo presente nel mondo di gioco, ma lo fanno in un contesto totalmente alieno e tramite sistemi del tutto diversi rispetto al passato, ora più votati all’azione, alla coordinazione tra abilità proprie e altrui e al posizionamento.

Obsidian, infatti, ha deciso di concentrare molta della sua attenzione sulla creazione di un gameplay più rapido e complesso rispetto a quello dei suoi titoli precedenti e di focalizzarsi sulla varietà di approcci nei confronti del nemico, sulla vastità dell’arsenale messo a disposizione del giocatore e sulla libertà di riplasmare il proprio personaggio all’occorrenza.

Per Avowed, dunque, lo studio di Irvine ha voluto centralizzare l’elemento storicamente più debole delle proprie produzioni e tentare di costruire un sistema di combattimento d’azione in prima persona che mescolasse melee ed incantesimi, armi da fuoco e invocazioni. Ma ci saranno riusciti?

Le Terre Viventi

Le Terre Viventi sono indiscutibilmente parte di Eora e partecipi agli stessi meccanismi geopolitici presenti nel resto dell’ambientazione. Contemporaneamente sono un mondo alieno, lungamente secluso e preda di forze terribili e sconosciute e un purgatorio isolato per coloro che fuggono dalla civiltà alla ricerca di un improbabile riscatto.

Avowed non intende celare in alcun modo i propri legami con il resto della serie e proprio in tale scelta così audace si manifesta uno dei punti di forza principali del titolo. Quella che, soprattutto per i neofiti, può apparire come un’opulenza frastornante di informazioni ben presto si tramuta in una ricchezza strabiliante della lore, tra le più riuscite degli ultimi anni.

I veterani, poi, troveranno rimandi costanti alle avventure del passato, rivelazioni su eventi mai del tutto palesati prima e aggiornamenti sulle conseguenze delle scorribande nell’arcipelago di Mortafiamma vissute durante Pillars of Eternity II (qui per la nostra recensione). Il tutto alla luce di un panorama geopolitico irreversibilmente alterato.

Avowed Recensione rovine

In Avowed, nuovamente, si intersecano gli equilibri geopolitici, in particolare connessi alla forza coloniale dell’Impero di Aedyr e i culti legati alle disparate divinità di Eora: dal celeberrimo ed umorale Eothas al misterioso Wael fino alla Regina Arsa Woedica, ognuno dotato di riti e dottrine originali e descritti minuziosamente.

Proprio questa maniacale attenzione per il dettaglio riesce, nei limiti del possibile, a rendere le Terre Viventi perfettamente partecipi all’ordine narrativo preesistente mantenendone inalterato il fascino ed abissale il distacco nei confronti delle altre lande ma evitando, ciononostante, la sensazione, frequente nei sequel, che esse siano state concepite più tardi del resto.

A sostenere un’impalcatura del genere contribuisce una notevolissima art direction che spicca sia per iconicità delle ambientazioni sia per diversificazione delle aree di gioco, le quali alternano biomi sufficientemente variegati senza, tuttavia, risultare mai eccessivamente sconnesse.

Avowed, inoltre, dimostra una profonda fascinazione nei confronti di accostamenti audaci, che rappresentano in virtù della loro natura sovversiva ma mai totalmente avversa alle premesse narrative, una testimonianza della padronanza e del senso dell’equilibrio del team, capace di sorprendere il giocatore senza confonderlo.

Ma è soprattutto di notte che le Terre Viventi prendono vita, punteggiate dalla bioluminescenza delle onnipresenti infestazioni fungine che sono la caratteristica dominante e maggiormente distintiva della nuova isola, nonché dell’aspetto dello stesso protagonista, un deiforme (individuo “toccato” da una divinità) dalla natura sconosciuta.

Insomma, la predilezione per il colore, la fluorescenza e le tinte sgargianti non deve trarre in inganno poiché dietro di essa giace un territorio spietato e tumultuoso, ricco di connessioni e di storia e soprattutto dotato di una certa capacità di stupire, al netto di alcune aree meno curate delle altre.

L’inviato e la piaga

Il protagonista, di una delle due sole razze presenti, presumibilmente a causa delle pesanti alterazioni del gameplay che scaturirebbero qualora le altre fossero disponibili, è l’Inviato: un emissario dell’impero di Aedyr verso le Terre Viventi con la duplice missione di indagare su una terribile piaga e stemperare il contrasto politico fra i due territori.

Sebbene, possa talvolta acuire la dispersività connaturata ad esperienze già ricche di secondarie e talvolta isolare gli sviluppi narrativi, la scelta di concentrarsi su più filoni di trama è ugualmente vincente poiché tale da conferire all’ambientazione l’aria di un luogo reale e non di un mero meccanismo volto a far procedere gli eventi.

Tra congiure e conflitti, antiche civiltà perdute e piaghe dell’anima, con Avowed, Obsidian parrebbe intenzionata a recuperare molti dei filoni narrativi dell’universo di Pillars e ricollegarsi alle  varie ambientazioni visitate o nominate durante la serie, riscoprendole alla luce del nuovo contesto e della particolare natura dell’isola.

Avowed Recensione logo

La scelta è efficace, sebbene molta della ricchezza possa non essere immediatamente evidente ai neofiti (nonostante la presenza di uno strutturato compendio che spiega alcune delle voci più importanti) ed alcuni concetti possano essere inizialmente piuttosto elusivi.

L’incedere della trama, come già anticipato, soffre delle vulnerabilità tipiche dei giochi di ruolo ma rimane comunque solido in virtù dell’indiscussa qualità della lore, della complessità dei dissidi rappresentati e delle sfumature insite nel sistema di scelte che pone il giocatore dinanzi a dilemmi raramente banali e dagli esiti scontati.

Certo, Avowed non raggiunge in nessun modo la reattività di un Baldur’s Gate 3 e non è invero un titolo pensato per farlo, ma possiede pur sempre una folta quantità di ramificazioni dagli esiti piuttosto vari e dalle conseguenze d’impatto. Inoltre a dispetto della natura open map del titolo, capita a sufficienza che i risultati delle proprie azioni si manifestino nelle aree successive senza essere compartimentalizzati.

Dove, in maniera più compiuta appare la perizia di Obsidian è nella volontà di rispettare la player agency. La maggior parte delle missioni secondarie, infatti, non terminano allorché l’indicatore le segna come tali e aggiungono ulteriore carne al fuoco e sovente un reale epilogo qualora il giocatore decida di agire in autonomia.

Allo stesso tempo alcune possibilità non vengono esplicitate e spetta al singolo il compito di intrattenere la possibilità di agire in un certo modo in maniera spontanea, talvolta con risultati estremamente evidenti sull’avanzamento delle vicende. I pregi, dunque, sono numerosi ma si segnalano anche alcune mancanze.

Innanzitutto, pare piuttosto limitata l’importanza concessa alla backstory dell’Inviato che può essere scelta tra cinque diverse varianti ma non appare dotata di impatto sulla storia ad eccezione di dialoghi specifici atti a conferire piglio alla vicenda ma non a modificarla in maniera sensibile.

In secondo luogo, un numero molto ristretto ma pur sempre degno di nota di side quest tende a presentare una scrittura molto più claudicante rispetto alle altre, delle premesse troppo banali e consuete e la sensazione di una realizzazione fin troppo frettolosa e priva della solita attenzione al dettaglio riservata al resto dell’avventura.

Nonostante ciò, Avowed è un Rpg fatto e finito, che riesce a compiere dal punto di vista narrativo una buona porzione di ciò che si propone di fare e non sottovaluta, nella maggior parte dei casi, l’intelligenza del giocatore mettendolo in condizione di interpretare con una buona dose di libertà il destino delle Terre Viventi.

Magia e polvere da sparo

La filosofia dietro il gameplay di Avowed è quella della libertà di sperimentare e mescolare la fitta serie di equipaggiamenti diversi posti dinanzi al giocatore. Le sinergie che si possono creare sono moltissime e quasi tutte le armi possono essere appaiate in maniera completamente arbitraria e personale.

Da un mago dalla duplice bacchetta, magari con diverse affinità elementali ad un pistolero armato di grimorio, da un classico guerriero dotato di spada e scudo fino ad un utilizzatore di duplici lance; si possono scegliere combinazioni di ogni genere dalle più consuete alle più esotiche e quasi tutte possono essere fatte funzionare a dovere.

Inoltre, è possibile equipaggiarne fino a due contemporaneamente e passare dall’una all’altra con una certa rapidità rendendo ancor più vasto l’arsenale in mano all’Inviato. Il discreto quantitativo di incantesimi disponibili e non obbligatoriamente limitati ai grimori consente di ibridare a piacimento e aggiungere ulteriore sostanza alle build melee.

La mole di equipaggiamenti, potenziamenti e buff di ogni sorta rende, ovviamente, il gioco pressoché impossibile da bilanciare a dovere ma al contempo consente di elaborare numerose build che potrebbero addirittura apparire controintuitive e sfruttare il proprio estro per costruire sistemi particolari e funzionali.

Insomma, abbandonare il sentiero tracciato ricompensa anche nell’ambito della progressione e spinge a trovare approcci estremamente particolari alle situazioni. Tuttavia, Obsidian non è uno studio esperto di action e sebbene Avowed segni un buon passo in avanti soffre di alcune mancanze storiche del team di sviluppo.

Avowed Recensione compagni

In primis, le armi, se prese singolarmente, si dimostrano estremamente superficiali e limitate nel moveset in quanto capaci di alternare solamente un attacco normale ed uno caricato, necessario per oltrepassare le difese nemiche. Generalmente l’utilizzo del resto degli elementi di gameplay riesce a sopperire efficacemente ma non è sempre così.

Innanzitutto build puramente melee vengono scoraggiate in maniera piuttosto plateale, a causa delle limitazioni dell’approccio corpo a corpo e della maggiore efficacia di incantesimi, proiettili e frecce. In secondo luogo tale problematica viene acuita durante alcuni colli di bottiglia piuttosto evidenti nella progressione.

Sul fronte del feeling dei colpi si segnala un certa discontinuità con alcuni esempi discretamente virtuosi come le mazze ed altri fin troppo soffici come i martelli pesanti e gli scudi. Anche in questo caso le armi a distanza tendono ad apparire più piacevoli da utilizzare e meno soggette alla leggerezza che coinvolge alcune delle alternative.

Dove, è maggiormente evidente l’inesperienza di Obsidian è, tuttavia, nelle animazioni che rendono sia fortemente sconsigliato l’utilizzo della terza persona (disponibile ma mero contentino in un titolo che funziona molto meglio in prima) sia poco appaganti alcune reazioni nemiche ai colpi ricevuti.

Ciò si esplicita anche nella leggibilità dei colpi avversari che possono talvolta apparire più subitanei di quanto dovrebbero e privi di quelle connessioni fluide che ci si aspetterebbe. Il combat system di Avowed, a tutti gli effetti, privilegia la sostanza piuttosto che la forma, la quantità di sistemi piuttosto che la cura degli stessi.

Da segnalare anche una mancanza piuttosto grave insita nella schivata che, in quanto legata allo stesso tasto del salto, non può essere utilizzata con “W” premuto ed impedisce manovre di avvicinamento rapide verso il nemico. Questo inoltre porta ad eseguire l’azione sbagliata in situazioni concitate e diminuire la responsività del sistema.

Infine, sul fronte dell’intelligenza artificiale si segnala una generale limitatezza, tipica dello studio e non poi così problematica all’interno di un gioco di ruolo come quello in esame, sebbene annoverabile tra le cause del già menzionato sbilanciamento verso archi, bacchette magiche, pistole e archibugi in quanto le creature sono prive di reazioni funzionali agli stessi.

Tutto sommato, quello di Avowed è il miglior combat system mai ideato da Obsidian, capace di premiare l’estro e l’inventiva e di reinventarsi costantemente. Ciò nonostante ha anche una centralità inedita nei titoli del team che rende molto più difficile accettare alcune delle sue mancanze e limitazioni ataviche.

Una densità straordinaria

Quello che è, senza dubbio, l’elemento più sorprendente di Avowed è la mostruosa densità del mondo di gioco, ricco di segreti e premi di ogni sorta per chi è disposto ad esplorarlo in dettaglio. Le mappe non sono immense ma nemmeno troppo piccole e ciò consente di evitare distese ampie di spazio ma prive di reale utilità.

Quasi ovunque si può trovare qualcosa di utile: dai materiali di potenziamento necessari per armi ed armature ad elementi della lore di gioco disseminati ovunque ed in quantità copiosa, da equipaggiamenti leggendari celati in luoghi apparentemente comuni a dialoghi con personaggi bizzarri ma intriganti.

Anche in questo caso è il giocatore a doversi rimboccare le maniche, spulciando a dovere le Terre Viventi, pena non solo una certa debolezza nei confronti dei nemici ma la perdita di quello che è il vero fior e all’occhiello della produzione, nonché della quasi totalità degli strumenti di morte concepiti da Obsidian.

A rendere funzionale l’esplorazione è soprattutto un level design sontuoso, che si fonda su principi piuttosto semplici ma dall’indubbia efficacia e trasporta il giocatore attraverso le ambientazioni e i dungeon senza farlo sentire totalmente spaesato né privarlo della propria libertà e guidarlo eccessivamente.

Le strutture si contorcono e si ricongiungono in modi piuttosto inaspettati, sfruttano la verticalità e le aree allagate con buona perizia, sono ricche di entrate secondarie, cancelli chiusi e shortcut di ogni tipologia, presentano forzieri in ogni angolo, ognuno con la sua modalità di ritrovamento e risultano estremamente divertenti e valide da esplorare.

Avowed Recensione magia

Spicca soprattutto la capacità di sorprendere delle stesse, portando il giocatore in direzioni mai banali, ponendogli dinanzi enigmi che non lo rallentano eccessivamente ma evitano che la struttura di gioco divenga ripetitiva e soprattutto evita ndo che spenga il cervello mentre vaga tra accampamenti e rovine.

Non ci sono, quindi, momenti realmente privi di mordente, fasi di esplorazione senza capo né coda, luoghi creati con fini puramente decorativi. Proprio in virtù di tale filosofia si registra un’onnipresenza della narrativa che si manifesta in maniera continua con elementi di importanza anche notevole disseminati in giro.

Tra cacce (molto classiche ma pur sempre divertenti), incarichi secondari e luoghi in cui recarsi per il puro gusto di farlo c’è un quantitativo notevole di carne al fuoco sebbene Avowed non intenda raggiungere le colossali dimensioni di altri Rpg da centinaia di milioni di dollari.

Piacevole è la mancanza di scaling dei nemici, che in puro spirito ruolistico, sebbene ingabbiata dalla progressione ad aree, consente di recarsi sottolivellati in aree avanzate e ottenere quanto necessario per falciare i nemici lasciati indietro, impresa non facile a causa dei grossi disequilibri che anche solo un potenziamento può creare.

Per tali ragioni è un peccato che le città siano delle sorta di dungeon “sui generis” e non reali insediamenti dotati di vita, reattivi e capaci di plasmarsi a seconda delle proprie azioni. In esse si possono ottenere incarichi, acquistare materiali, conoscere personaggi e trovare tesori ma mancano di una reale parvenza di responsività.

Esse sono completamente inerti, con personaggi immobili e dediti sempre alle stesse mansioni, senza un sistema di reputazione che le renda reattive alle azioni dell’Inviato, preda di una costruzione ormai totalmente sorpassata. Forse proprio in questo si evidenziano le limitazioni di budget che continuano a compromettere alcuni sforzi di Obsidian.

Dall’arma all’eroe

Il sistema di progressione di Avowed è inizialmente estremamente libero e versatile al fine di consentire al giocatore di sperimentare con il maggior numero di armi possibile per poi scegliere ciò che preferisce e costruirvi una build più specifica intorno. Quindi inizia a divenire maggiormente restrittivo allorché ci si avvia verso la seconda fase dell’avventura.

Sono, infatti, i materiali di potenziamento a limitare la quantità di vie percorribili in contemporanea e non la gestione dell’esperienza e delle abilità. Sebbene sia molto semplice “respeccare” il proprio personaggio sia nei parametri sia nelle skill attive e passive non è altrettanto semplice innalzare la qualità delle armi disponibili.

Esse infatti possiedono dei livelli e dei ranghi e laddove i primi aumentano elementi come il danno e lo stordimento, i secondi hanno funzioni molto più vitali. Un nemico di rango superiore alla propria arma e armatura subisce il 20% di danni in meno e ne arreca molti di più al giocatore.

Con un’arma debole, dunque, non vi è build che tenga e ciò tende a portare ad alcuni colli di bottiglia piuttosto fastidiosi. Quando si potenzia il rango della propria prima arma essa diviene sensibilmente più forte delle altre e ciò spinge a utilizzarla costantemente mostrando però tutta la superficialità degli equipaggiamenti singoli e banalizzando gli scontri.

Avowed Recensione xaurip

Quando si superano tali fasi, tuttavia, il gioco torna nuovamente in carreggiata, complice la presenza di un quantitativo sufficiente di abilità ed incantesimi (tra quelli nei grimori e quelli direttamente legati al personaggio), altri poteri sbloccati mediante la trama, magie insite in anelli e talismani e le skill dei companion.

I compagni non sono controllabili e servono per lo più come abilità personificate da utilizzare per stordire i nemici, limitarne i movimenti oppure curarsi. Su questo fronte si sarebbe potuto costruire un sistema volto ad indirizzare maggiormente le routine dei comprimari ma tutto sommato Avowed spinge sull’azione e non può permettersi di tirare troppo il freno durante le battaglie.

Questi, dal punto di vista narrativo, riconfermano la bontà della scrittura di Obsidian che come al solito riesce a creare degli accompagnatori dai molteplici registri, dal passato intrigante e dall’introspezione profonda. Perciò è un peccato che se ne possano portare in giro solo due a detrimento dell’approfondimento di quelli che restano al campo base.

Pregevole, inoltre, è la volontà di non consentire di riempire completamente i vari alberi con facilità e di spingere alla ricerca di sinergie più particolari tra gli stessi utilizzando l’uno per potenziare l’altro. Tutto ciò si mescola alla presenza dei totem, legati a specifiche divinità ed ognuno capace di concedere i propri buff alla squadra.

Si segnala un utilizzo timido ma pur sempre discreto di alcune reazioni elementali: i nemici possono essere congelati ed infranti, l’elettricità si propaga maggiormente in acqua e di creatura in creatura, alcune superfici sono incendiabili e ardono per un buon quantitativo di tempo. Nulla di nuovo ma comunque un’altra meccanica in un sistema già piuttosto vasto.

Il comparto tecnico

Se c’è un elemento in cui Obsidian non ha mai brillato, quello è il comparto tecnico. Storicamente la compagnia non ha mai lambito le vette del realismo e ha sempre prodotto opere con un quantitativo elevato di bug e glitch da quelli più ilari a quelli più fastidiosi e compromettenti dell’esperienza di gioco.

Avowed, inoltre, è un titolo in Unreal Engine 5, motore rinomatamente pesante e con l’atavico problema degli stutter (in parte risolto in quest’ultima incarnazione). Per tali ragioni molti dubbi erano sorti riguardo la tenuta generale del titolo ed è giunto il momento di svelare la verità.

Grazie ad un astuto utilizzo del Ray Tracing, Avowed riesce a sfruttare con acume la forte componente artistica già menzionata soprattutto negli scenari notturni e all’interno di grotte  e cunicoli. Ciò, nonostante una conta poligonale non sbalorditiva e texture non avveniristiche restituisce comunque un colpo d’occhio adeguato.

Ben diversa è la situazione dei vari modelli dei personaggi nonché delle loro animazioni, che non si discostano dagli standard della compagnia e appaiono sovente abbozzate o del tutto mancanti. Problematica limitata allorché in un Rpg conta altro ma pur sempre presente e abbastanza evidente.

Avowed Recensione envoy

Anche alcuni mutamenti del mondo di gioco avvengono in modo piuttosto brusco e senza la spettacolarità che ci aspetterebbe così come si registra la mancanza di scene ricche di pathos e di eventi spettacolari. Ciò è da attribuire, invero, alla quasi totale mancanza di cutscene all’interno del gioco.

Per quanto riguarda le prestazioni, come tutti i giochi in UE5 anche Avowed è piuttosto esoso in particolare con il Ray Tracing attivo. Fortunatamente presenta casi di stutter piuttosto rari e maggiormente frequenti in presenza di grosse moltitudini di nemici o npc, laddove anche il framerate tende a scendere.

Qualche bug, pre patch del day one e di carattere puramente visivo, non inficia particolarmente l’avventura e al di là di palati particolarmente esigenti non dovrebbe poi infastidire nessun giocatore. Non si registrano, invece, problematiche realmente gravi e tali da costringere al riavvio del salvataggio.

In poche parole, la nuova opera di Obsidian non è uno showcase tecnico ma riesce a sfruttare alcune innovazioni più o meno recenti all’interno delle proprie esigenze artistiche e lo fa con discreta efficacia. Tutto ciò, finisce, tuttavia, per rendere il gioco più pensate di quanto effettivamente dovrebbe essere.

Avowed Recensione | Conclusioni

Avowed è un gioco di ruolo molto classico e questo è un bene. Da una parte non mira a ridefinire il genere, dall’altra evita di fare il passo più lungo della gamba e si concentra principalmente su obiettivi raggiungibili e sul far risaltare i punti forti che hanno reso Obsidian (qui per altre informazioni) una delle voci più interessanti nell’ambito.

Chi cerca un mondo approfondito e affascinante, una narrazione padrona di sé stessa, personaggi interessanti e caratterizzati a dovere e scelte con ricadute reali sulla vicenda allora si troverà nel posto giusto. Certo, il titolo non raggiunge le vette storiche della software house ai tempi di scrittori come Avellone, ma tra i lavori moderni fa il suo dovere.

Un eccellente level design, mappe vaste ma non dispersive, una grande fiducia nelle capacità del giocatore concorrono ad elevare la qualità complessiva dell’esperienza. Maggiore reattività, tuttavia, avrebbe reso le Terre Viventi indimenticabili e i suoi insediamenti maggiormente realistici.

Obsidian, inoltre riesce a compiere qualche timido passo avanti anche nella strutturazione del gameplay con miglioramenti piuttosto manifesti ma difficilmente sufficienti a sostenere completamente un titolo che centralizza così tanto il combattimento. C’è del lavoro da fare ma almeno questo è un inizio.

Lo studio di Pillars of Eternity, nonostante i timori, è ancora quello di una volta ed Avowed è un esperienza funzionale ma maggiormente adatta ad un pubblico amante dei giochi di ruolo, allo stesso tempo non è un enorme salto di qualità per lo studio che avanza costantemente ma a piccoli passi.

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Un Rpg vecchio stile

Pro

  • Mondo di gioco ricchissimo di lore e narrativa estremamente affascinante
  • Grande libertà del giocatore nelle scelte, nella costruzione del personaggio e nell'esplorazione
  • Mappe dense e mai dispersive, sottolineate da una grande ricchezza di loot e da un efficace level design
  • Combat system variegato e pieno di strategie diverse

Contro

  • Sparute discontinuità nella scrittura dei dialoghi e nelle missioni secondarie
  • Qualche problema nella gestione della schivata, degli impatti e delle animazioni
  • Le armi se prese singolarmente risultano troppo superficiali
  • Tecnicamente il titolo chiede più di quanto offra realmente
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