Morte al nazifascismo a partire dai videogiochi
In un presente sempre più scuro, abbattiamo il fascismo a partire anche da quello che giochiamo.
![Morte al nazifascismo a partire dai videogiochi](https://www.gamesource.it/wp-content/uploads/2025/02/Morte-al-nazifascismo-a-partire-dai-videogiochi.webp)
Attenzione: questo articolo, ispirato ad alcuni contenuti simili usciti di recente e in generale al sentimento politico degli USA ma non solo, rappresenta la MIA visione e le MIE opinioni, non quelle di un’intera redazione capace e libera di pensare e di avere opinioni anche divergenti dalla mia.
Libertà è una parola che stiamo dimenticando, ma in Gamesource libertà ancora ce n’è, e come ho una piattaforma io, ce l’ha ogni singolo membro del team, nel creare un altro contenuti, e tu che mi leggi, nei commenti qui sotto e nella condivisione di questo contenuto sulle TUE piattaforme.
Detto questo, se esiste una divisione in colonne, piazza Gamesource decisamente nella colonna antinazista e antifascista.
Lo so, lo so: c’è già qualcuno che leggendo il titolo ha distorto gli occhi, sbuffato, o ha iniziato a pensare “via la politica dai miei videogiochi”. Se questo è il caso, ti assicuro che questo articolo è anche per te. E, per informazione, i giochi sono politici da Missile Command in poi, che tu lo voglia capire o meno.
![Morte al nazifascismo a partire dai videogiochi - La resistenza parte anche da qui](https://www.gamesource.it/wp-content/uploads/2025/02/Morte-al-nazifascismo-a-partire-dai-videogiochi-La-resistenza-parte-anche-da-qui.webp)
Stiamo tutti guardando all’america con un mezzo sorriso e una lacrima intera, tra libertà buttate nel cesso e diritti costituzionali dimenticati, più o meno consci di un nazifascismo che, morti tutti i testimoni diretti di quegli anni bui come la pece, ha fatto nuovamente capolino con la sua testa marcescente almeno quanto gli animi di chi lo propaga, spinge e supporta, tanto in America quanto in Europa, tra una Meloni e una Le Pen.
Possiamo scegliere di allontanarci dalle piattaforme che ne aiutano a far risuonare i messaggi e i toni (Twitter ne è la più cloachesca sublimazione), possiamo scegliere di non ascoltare o supportare artisti o content creator che ne supportano e sfruttano il traffico (Asmongold si sta rivelando), possiamo cancellare i nostri account dai vari Facebook e affini, vette di broligarchia pronte ad inginocchiarsi davanti ad un potere che, così facendo, non li disturberà… ma serve resistenza.
Serve fare rumore. Serve prenderli (metaforicamente?) a pugni questi cazzo di fascisti e nazisti. Perché non iniziare dai giochi, con i quali spendiamo così tanto del nostro tempo? Nella delusionale follia di chi pensa che di Don Chischiotte ce ne sia bisogno, ho pensato a 3 giochi che permettono la Resistenza, e che la mettono al centro delle vicende, a volte sfogo degli istinti meno dialettici e più violentemente non-democratici, a volte messaggistica più delicata sui non-equilibri sociali.
… everything faded into mist. The past was erased, the erasure was forgotten, the lie became truth …
Wolfenstein (la saga), o “Come ho imparato a sparare ai nazisti”
Sì, parto con le cose ovvie. Se all’inizio Wolfenstein inseguiva core narrativi più ligi alle perversioni naziste per l’occulto e il sovrannaturale, con i subumani atti alla fervente ricerca di modi per vincere contro le Forze Alleate, i più recenti (da Wolfenstein The New Order in particolare) ci piazzano in un’ucronia, un mondo parallelo nel quale la corsa nazista non è mai stata fermata e, anzi, ha visto nell’America una nuova espansione del Reich.
Impersioniamo il leggendario B.J. Blazkowicz, una spia americana di origini ebreo-polacche, grande come un armadio e incazzato come un armadio incazzato, e molta della run di gioco ci vede creare nuovi buchi ai “very fine people on both sides“ con i potenti mezzi offensivi offerti da mitragliatrici, granate, pistole, coltelli, asce, e tanto altro.
![Morte al nazifascismo a partire dai videogiochi - Lo scenario ucronico di The New Colossus è terrorizzante](https://www.gamesource.it/wp-content/uploads/2025/02/Morte-al-nazifascismo-a-partire-dai-videogiochi-Lo-scenario-ucronico-di-The-New-Colossus-e-terrorizzante.webp)
In particolare l’ultimo gioco con Blazkowicz ci ha visto inseguire non tanto il sogno della libertà per noi stessi e per chi accanto a noi combatteva, ma anche e soprattutto per chi, nei 15 anni in-game che separavano The New Colossus dal precedente The New Order, ha dimenticato che un mondo in cui la libertà di pensiero esisteva e può esistere di nuovo.
È poetico come proprio quest’ultimo capitolo (Youngblood e Cyperpilot cambiano protagonisti e trovano escamotage per farci nuovamente combattere nazisti) metta al centro della nostra ragione per lottare la possibilità di riportare il mondo sul binario morale su cui era prima che un esercito di megalomani con una svastica ci corrompessero gli animi e le memorie.
Wolfenstein è forse la serie che è più facile associare alla resistenza civile e al rispondere alla violenza con la stessa moneta (ed è assurdo che possa anche solo venire lontanamente considerato un political statement), e c’è un motivo se calciare i nazisti è così piacevole nei titoli MachineGames: davanti all’incapacità dialettica e argomentativa di chi dà la colpa di tutto al “diverso”, all'”altro”… a chi non verrebbe, stanco di parlare ad un muro, di tirare una capocciata sul setto nasale del coglione con la mano alzata a saluto romano davanti a noi? “If they go low, we go high” è moralmente ineccepibile, ma Wolfenstein sembra ricordarci che a volte le nostre forze morali sono proprio ciò che il nazismo e fascismo subdolamente sfruttano.
Metal Gear Rising Revengeance, o “Talmente radicalizzato da non saperlo”
Kojima è un Nostradamus, ma con Metal Gear Rising Revengeance non abbiamo a che fare con un titolo che ha predetto i tempi: abbiamo davanti un titolo che, nei suoi 30 minuti finali, ha la capacità predittiva di Matt Groening. Sì, Hideo-san con Revengeance non ha avuto nulla a che fare, ma sembra che il potere predittivo della saga sia rimasto forte a prescindere. Dopo ore di combattimenti all’arma bianca, Raiden deve affrontare il Senatore Armstrong, potenziato ora dalle nanomacchine.
Che il senatore sia il Mario Rossi della corruzione politica è chiaro, con i suoi ideali superficialmente libertari (il liberarismo americano, quello volutamente right-wing) e tanta confusione in testa da far sembrare lo Sterco Arancione un luminare della scienza, ma è particolarmente il suo discorso finale a risuonare sin troppo recente, sin troppo fresco nelle ferite che riapre, e nel disgusto morale che causa.
“Ho un sogno. Che un giorno ogni persona in questa nazione possa controllare il PROPRIO destino. […] Dove le leggi cambiano per adattarsi all’individuo, non il contrario. […] Fanculo all’orgoglio americano. Fanculo ai media. Fanculo a tutti! L’America è malata. Marcia nell’anima. Non c’è modo di salvarla… Dobbiamo sradicarla. Fare tabula rasa. […] E dalle ceneri rinascerà una nuova America. Evoluta ma indomabile. I deboli saranno epurati e i più forti prospereranno: liberi di vivere come meglio credono, rifaranno grande l’America.”
![Morte al nazifascismo a partire dai videogiochi - Il patriottismo un tanto al chilo](https://www.gamesource.it/wp-content/uploads/2025/02/Morte-al-nazifascismo-a-partire-dai-videogiochi-Il-patriottismo-un-tanto-al-chilo.webp)
Giuro che è preso dal gioco, non è il discorso allo State of the Union o una conferenza stampa del politico italiano che fa le liste, o quella che piazza i parenti al governo. Nella saga di Metal Gear non siamo mai veramente stati, se non forse per una parte del primo, arma cieca del nostro governo, ma quella contro Armstrong è la più evidente sottolineatura di una corruzione talmente radicata nel sistema politico (americano e in generale) da rendersi ridicola nel sua incomprensione di quanto riflette valori nazifascisti.
Ovviamente la politica vera è molto più subdola e maligna nel modo in cui dirige il nostro disgusto verso lo straniero, il diverso, l’immigrato, e nei toni con i quali ci toglie pian piano tutti gli strumenti che abbiamo per evitare che altri cadano nella trappola populista, ma avere un nemico così palesemente e crudemente nazionalista, e poterlo menare senza troppi pensieri, è un piacere che pochi sanno restituire con il gusto di Metal Gear Rising Revengeance.
Metaphor ReFantazio, o “Quando l’antiwoke non si attiva perchè il gioco fa i discorsoni”
Che Metaphor ReFantazio sia un gioco “politico” è indiscusso, e non ci vuole molto a capire che il suo core narrativo è facilmente considerabile una campagna politica alla ricerca di voti per sconfiggere i bigotti di destra, ma ci vuole ancor meno a capire quanto giustamente Metaphor ReFantazio si prenda sul serio, e quanto prenda sul serio le tematiche che decide di trattare.
Nella parentesi di un fantasy JRPG, infatti, Atlus non spinge ai margini le discussioni più socialmente importanti della nostra reale quotidianità, ma le mette al centro.
Non si può pretendere la diversità senza riconoscere le differenze individuali… I loro stessi obiettivi di libertà ed equilibrio potrebbero rappresentare la rovina per i deboli.
Se Metaphor non ci piazza una mitragliatrice in mano e non ci chiede di bucherellare il nazista di turno, non significa che non ci sia chiedendo di pensare e di prendere una posizione in questioni di ineguaglianza e ingiustizia sociale, soprattutto nel confronto con gli ideali di estrema destra dei quali il gioco è cosparso e a causa dei quali il protagonista è vittima di pregiudizi.
Sono rimasto molto sorpreso quando, anche settimane dopo l’uscita, la solita fetta antiwoke di quella fogna programmatica chiamata social non si è sentita triggerata dall’ovvia politicità di Metaphor ReFantazio. Metaphor ReFantazio è così forse il linguaggio – o meglio la metodica comunicativa – migliore, per passare il filtro “woke” (parola che ormai davvero ha perso ogni significato, in bocca a persone che non sanno spiegarne le regole, o i contesti) e arrivare a colpire il suo target morale ed emotivo originale.
![Morte al nazifascismo a partire dai videogiochi - Metaphor è capace di essere politico senza trigger gli antiwoke](https://www.gamesource.it/wp-content/uploads/2025/02/Morte-al-nazifascismo-a-partire-dai-videogiochi-Metaphor-e-capace-di-essere-politico-senza-trigger-gli-antiwoke.webp)
Metaphor ReFantazio è troppo complicato per essere il facile trigger d’odio che, magari, può essere un Dragon Age The Veilguard, troppo evidente nei messaggi e troppo poco delicato nei metodi per non diventare ovvio bersaglio di transfobia, genderfobia, e, in generale, ignoranza immitigata. Nel momento in cui abbiamo la capacità di capire ciò che Metaphor ci racconta, il gioco ha già vinto, con la stessa delicatezza con la quale Disco Elysium ha convertito nazifascisti permettendogli di vedere le reali conseguenze morali delle loro opinioni politiche.
Lo so, io sto qui a fare liste e intanto lì fuori l’uomo più ricco del mondo fa sieg heil ai comizi, l’oompa loompa presidenziale incolpa le politiche d’inclusività dello schianto fra due veivoli che hanno visto la morte di 67 persone, e in italia l’uomo che dovrebbe occuparsi dei trasporti si incontra con un genocida.
La resistenza parte anche da qui, ma non voglio si fermi qui. Usiamo anche i videogiochi per ricostruire e mantenere solido il tessuto sociale che unisce me a te, “noi” a “loro”. È nel dividerci che il nazifascismo conta, è nel separarci e metterci gli uni contro gli altri che trova linfa vitale, ed è nel nostro permetterglielo che gli concediamo di infestare e corrompere. La politica nei videogiochi c’è da sempre, e che sia con un caricatore di proiettili scaricato su un soldato nazista in Wolfenstein, o nell’essere bersaglio (e non perpetratore) di pregiudizi in Metaphor, serve che noi si sia costantemente esposti a media che ci “mettono a disagio”, perché è lì che sta l’evoluzione. Non nel silenzio, non nel dire “se li lasci stare smettono di urlare”, ma sta nel vedere, riconoscere e abbattere, con tutti i mezzi a nostra disposizione, i muri che ci dividono e che qualcuno ha eretto mentre guardavamo altrove.
Fanculo ai nazisti, fanculo ai fascisti, e viva i videogiochi che ci permettono di ricordarci che a volte, nella storia, esiste il lato morale assolutamente giusto, ed è solitamente quello nel quale non si calpestano le libertà altrui.