Resident Evil 6 Remake: ne abbiamo davvero bisogno?

Un'analisi a quattro mani che evidenzia pro e contro del potenziale Remake del capitolo di Resident Evil più odiato dai fan del brand.

Resident Evil 6 Remake

Iniziamo il ragionamento su un possibile Resident Evil 6 Remake con un assunto di cui non ne abbiamo mai fatto un mistero: Resident Evil 6 non ci ha certamente colpito al cuore.

Chi più chi meno, tutti noi di Gamesource abbiamo cercato di dare una possibilità alla sesta iterazione del Survival Horror per eccellenza, ma anche i più affezionati al brand, alla fine, hanno dovuto cedere di fronte alle tante lacune che questo divisivo capitolo di RE si porta dietro.

Soprattutto, ed è questa la cosa che fa più male, perché se in copertina non ci fosse stato scritto Resident Evil avremmo anche potuto parlare di un buon titolo: magari non particolarmente innovativo, ma sicuramente in grado di intrattenere e divertire.

Ma quando sei un RE, devi capire il fardello che ti porti sulle spalle: quando hai reso pop il genere dei Survival Horror (a tratti rubandone la paternità all’illustre Alone in the Dark) e lo hai accompagnato attraverso una naturale evoluzione che ha visto Resident Evil 4 come il punto massimo della commistione tra le componenti Survival, Horror e Action, è chiaro che basta un singolo passo falso per rompere questo delicatissimo equilibrio.

Ecco che allora, in questo articolo scritto a 4 mani con il buon Raffaele Greco, abbiamo cercato di rispondere a una – apparentemente – semplice domanda: nella serie di Remake che Capcom sta realizzando per i propri titoli di successo, avrebbe senso un Remake di Resident Evil 6?

E basterebbe un Remake per far cambiare idea a chi ha sempre bollato RE6 come il peggior titolo della saga?

Resident Evil 6 Remake
Un cast stellare per il capitolo di Resident Evil più divisivo di sempre

Resident Evil 6: il “Gearsident Evil”

Dalla prima chiacchierata con Raffy, scaturita dal recente rumor per cui RE6 potrebbe arrivare sulle console della generazione corrente (qui la news), abbiamo coniato il neologismo Gearsindet Evil, che ben si presta a sintetizzare il problema principale di RE6… iniziato a dire il vero già con i precedenti RE: nei panni di Leon, in RE4, l’inquadratura alle spalle del protagonista e le possibilità action offerte – come il saltare gli ostacoli e l’eseguire attacchi melee sui nemici storditi – erano un’ottima trovata per modernizzare un gameplay che iniziava ormai a sentire il peso degli anni.

Già in RE5, con un nerboruto Chris Redfield così esasperato nello stereotipo del militare senza paura da sembrare Guile di Street Fighter, avevamo le prime avvisaglie di una deriva della serie verso l’Action TPS. Il salto grafico offerto dalle console dell’epoca – che permetteva una definizione degli ambienti, delle luci e dei nemici in grado di rendere paurosi anche gli ambienti alla luce del sole – ci ha portato però a chiudere un occhio potendo comunque godere di un’esperienza a cui, in qualche modo, RE4 ci aveva già abituato.

Il problema principale di RE6 è quindi stato proseguire direttamente su questa strada ormai pesantemente tracciata, dimenticandosi di essere un gioco horror. Nel caso non si sia ancora capito, questa mia parte di articolo vuole concentrarsi sul gameplay e sul feeling generale di gioco, piuttosto che sull’analisi della trama che lascerò invece a Raffaele. Tornando a noi, cosa offre RE6 pad alla mano? sequenze action, tanti filmati in CGI e tanti, tantissimi… troppi Quick Time Event.

Certo, al tempo non era raro trovare dei QTE nei titoli più importanti, a partire da un God of War che ne aveva abusato in maniera però divertente e appagante per il giocatore. Per Resident Evil, gioco per il quale fino a pochi anni prima non ci si poteva nemmeno muovere mentre si prendeva la mira e in cui era spesso richiesto di percepire la presenza di un nemico attraverso i suoni piuttosto che vedendolo direttamente sullo schermo, la deriva verso il third person shooter è stata ancora più evidente e pesante da digerire.

In particolare i QTE, sommati alla possibilità di muovere liberamente la telecamera attorno al proprio avatar virtuale, vanno a minare pesantemente la sensazione di paura data dal non sapere cosa si cela dietro l’angolo. Non ci sono più la necessità di tenere il nemico a distanza, di controllare costantemente l’inventario per assicurarsi di avere sufficienti proiettili, (c’è un hud in sovrimpressione con tutte le info utili) o di spremere le meningi per risolvere gli enigmi ambientali sempre presenti nei capitoli precedenti. In sintesi, Resident Evil 6 è un buon gioco action che non fa più paura, ed è questo il suo problema più grande.

Resident Evil 6 Remake Scena di combattimento
Una scena che ben mostra l’anima action di Resident Evil 6

Questo Resident Evil 6 Remake che non s’ha da fare

E sì che il passare degli anni ha dimostrato, con la trilogia di Dead Space prima e con The Evil Within poi, che era effettivamente possibile realizzare esperienze “miste” tra il TPS e il Survival Horror, in cui mantenere il giocatore sotto costante pressione nonostante le tante possibilità tattiche, strategiche e di arsenale a disposizione. Ma mi permetto anche una digressione di qualche decennio per citare il mai troppo osannato DOOM II: anche in questo caso l’atmosfera, il design e l’esperienza tutta fa sempre e comunque paura, anche quando avete un lanciamissili in mano in grado di finire un Hell Knight con un colpo solo.

Ma basta digressioni tra i ricordi, e veniamo a noi: avrebbe quindi senso un Remake di Resident Evil 6? A mio personalissimo avviso no. No perché è un capitolo che non aggiunge nulla a una saga che ha fatto e sta continuando a fare la storia dei Survival Horror. No perché se i remake di RE2, 3 e 4 hanno “semplicemente” inserito diversi elementi di quality of life e affinato ulteriormente un gameplay già precursore dei tempi, con Resident Evil 6 sarebbe necessario un intervento di ricostruzione dalle fondamenta.

Per intenderci, si tratterebbe di uno sforzo pari a quanto Square Enix ha fatto con Final Fantasy VII, ma se in quel caso si parlava del remake di un gioco all’unanimità considerato uno dei migliori JRPG di tutti i tempi, in questo caso si partirebbe da una base di gameplay abbastanza da buttare, e la scommessa sul reale interesse del pubblico in un’operazione simile sarebbe davvero troppo alta.

Il Remake che vorremmo

Per quanto mi riguarda, quindi, preferirei un lavoro di Remake su Code Veronica, che al pari dei due Resident Evil Revelations è un titolo che ha tenuto alto l’onore dell’IP pur non appartenendo alla saga principale. Poi, per come la vedo io, l’universo di RE può benissimo essere suddiviso in una stupenda tetralogia, a seguito della quale si ricomincia a contare dal VII, che anche se in modo più psicologico e con un po’ troppo body horror gratuito, ha sicuramente il pregio di aver riportato la paura al centro dell’esperienza.

Vostro onore, la mia arringa si ferma qui. Curiosi di sapere se secondo noi, almeno dal punto di vista trama/storia, RE6 Remake meriterebbe una chance? La parola a Raffaele!

Resident Evil 6 Remake – Esagerare sì, ma con gusto

Un remake di Resident Evil 6 è particolarmente affascinante, perché è considerato il peggiore dei giochi numerati. Il gioco completava il passaggio della serie dall’horror all’azione, ma mancava di quel fascino che rendeva unica la trama della serie, abbracciando un lato trash e tamarro che nei titoli precedenti era sì presente, ma ben amalgamato nel contesto.

Si sa, Resident Evil attinge da sempre a piene mani dai B-movie esagerati ma senza mai strafare: anche se ci si trova in un contesto che si prende sul serio, gli elementi fantasiosi sono sempre stati coerenti con l’universo narrativo. Ma con l’arrivo di Resident Evil 4, 5 e 6 e la svolta action, anche le trame sono diventate esagerate, con personaggi che diventano degli action man praticamente invulnerabili e perfetti.

Grazie ai nuovi remake, iniziati con Resident Evil 2, la trama di base è stata leggermente migliorata virando verso un tono più umano, con personaggi che hanno drammi nascosti: Leon, ad esempio, pare avere un passato molto più tragico rispetto al RE2 originale e anche Resident Evil 3 Remake, seppur con i suoi diversi tagli, ci ha mostrato una Jill Valentine che deve convivere con i suoi traumi e le sue paure dopo gli eventi di villa Spencer.

Potrebbe quindi un remake di Resident Evil 6, con i giusti tagli e modifiche a livello narrativo come accaduto per RE3, risultare significativamente migliore dell’originale? A mio parere sì.

Le quattro campagne di Resident Evil 6 erano tristemente troppo: il virus C troppo potente, lo un’organizzazione malvagia esageratamente stereotipata e poche scene condivise tra i vari personaggi. Il gioco era tremendamente lungo, con una ridondanza nel ripetere le stesse sessioni mostrandole da una prospettiva diversa.

Inoltre, mentre la cooperazione tra personaggi era in RE5 necessaria a sviluppare il racconto, la co-op in RE6 è forzata ai fini della trama, tanto da essere percepita come non necessaria.

Una soluzione

L’ideale sarebbe eliminare le quattro campagne in favore di una campagna unica, dando un ruolo più di contorno ai nuovi personaggi come Jake, Piers ed Helena, così da lasciare più spazio ai volti noti di Resident Evil: Sherry, Chris e Leon.

Portando la storia a un livello più verosimile con la minaccia di una nuova crisi contro la Neo Umbrella e il pericolo di diffondere nel mondo il nuovo virus, ci si potrebbe concentrare non tanto nella lotta contro i malvagi ma anche sul conflitto tra Leon e Chris, con Sherry nel mezzo a bilanciare i due caratteri dei protagonisti. Il tutto mentre si esplora una sola città immersa nel caos, un po’ facendo tornare quelle atmosfere che avevamo lasciato a Raccoon City.

Nell’ottica di dare spazio ai protagonisti più importanti di Resident Evil, sarebbe poi praticamente obbligatorio aggiungere una parte di campagna dedicata ad Ada Wong che, come è nel suo stile, potrebbe entrare e uscire dalla scena aggiungendo pepe ai momenti più action.

In quest’ottica, si potrebbe relegare la campagna di Sherry, con Jake che funge da new entry, nell’epilogo o addirittura separarla dal gioco principale aggiungendola con un DLC post-lancio.

Tutto questo lavoro trasformerebbe un remake di Resident Evil 6 in un vero e proprio nuovo gioco della serie, ma potrebbe essere l’unica via per recuperare ciò che di buono è sepolto all’interno di un titolo che nel suo voler essere “troppo di tutto” ha fallito nel centrare l’obiettivo.

Ne varrebbe la pena? Forse. Lo vedremo mai realizzato nella realtà? Chissà. Per ora, accontentiamoci dell’incredibile lavoro fatto da Capcom sugli episodi 2, 3 e 4, con i quali personalmente possiamo giocare per ore in attesa di RE9 senza al momento sentire la mancanza di altre rivisitazioni.

[Se non avete mai giocato a Resident Evil 6 e non volete attendere un Remake, potete trovare la versione per le console old gen in sconto a questo link.]

Vai alla scheda di Resident Evil 6 Remastered
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