DreadOut Remastered – Recensione

Recensito su PlayStation 5

DreadOut Remastered Recensione - Collection

Per chi ha avuto modo di leggere altre mie recensioni sa bene quanto io sia un appassionato di horror indipendente, con una particolare predilezione per le atmosfere orientali. DreadOut rientra perfettamente nei canoni di questo genere, ma purtroppo non è riuscito a catturarmi come speravo, forse a causa di una narrazione poco coinvolgente o di meccaniche di gioco molto approssimative.

Conosco la serie da tempo, avendo giocato il primo capitolo su Steam alla sua uscita nel 2014. Quando Digital Happiness annunciò la Remastered Collection, ne fui sorpreso, considerando che all’epoca il gioco non riscosse un grande successo né di critica né di pubblico. Sarà riuscito il team a migliorarlo? Scopriamolo insieme nella DreadOut Remastered Recensione.

DreadOut Remastered – Recensione | Orrore indonesiano

Parto subito dicendo che se sei interessato alla serie, DreadOut Remastered Collection è il capitolo perfetto con cui iniziare. Come si evince dal titolo del gioco, si tratta di una collezione che include il primo gioco della serie DreadOut, uscito nel 2014 su Steam, e del suo DLC, DreadOut: Keepers of the Dark. Entrambi sono stati sviluppati dallo studio indipendente Digital Happiness e si basano sul folklore e sulle leggende indonesiane, di cui il team è originario con sede a Bandung.

La storia di DreadOut ruota intorno a Linda Meilinda, una studentessa liceale che, al ritorno da una gita con i suoi compagni, si ritrova in una città abbandonata, apparentemente isolata dal resto del mondo. Esplorando la zona, il gruppo raggiunge la scuola della città, ma una volta dentro, una forza maligna separa Linda dai suoi compagni, costringendola, armata solo del suo smartphone, a sopravvivere ai fantasmi che infestano i corridoi.

L’incipit della trama non è di certo tra i più originali, riproponendo i soliti cliché visti e rivisti a più riprese nel corso degli anni nel genere horror. Ma il vero problema di DreadOut è il modo in cui viene raccontata la storia. Il giocatore viene fin da subito catapultato nell’azione con pochissime spiegazioni, senza fornire un’introduzione chiara e concisa sul mondo di gioco.

DreadOut Remastered Recensione - Horror Indonesiano
Mai mi sarei immaginato che il folklore indonesiano fosse così inquietante

La trama soffre anche a livello di ritmo, alternando sezioni di pura suspence e tensione con fasi di esplorazioni molto più tranquille e troppo spesso prolungate, spezzando di netto il ritmo di gioco. Questa alternanza crea una sensazione di vuoto e spesso mi sono domandato cosa sia successo dopo un determinato evento, rimuovendo completamente dalla mia mente alcune sezioni di gioco.

A rincarare la dose di delusione ci si mettono anche i personaggi, non particolarmente sviluppati e che spesso fungono solo da pretesto per far avanzare la trama. Mi è risultato davvero difficile empatizzare con loro e persino Linda, che ricordiamo essere la protagonista, rimane davvero impassibile di fronte a certi eventi del gioco. Accenna a qualche emozione solamente quando viene colpita da qualche fantasma, ma rimane davvero un lavoro superficiale e che la rende a tratti fastidiosa più che compatita.

Ma se la storia e i personaggi non sono riusciti nell’intento di trasmettere in me alcuna emozione, non si può dire lo stesso del repertorio di fantasmi utilizzati dagli sviluppatori basati sulle leggende metropolitane indonesiane. I fantasmi sono davvero ben rappresentate all’interno del gioco e sono state integrati in maniera efficace anche nella trama, creando un’atmosfera unica e inquietante.

Vi è anche la possibilità di completare una raccolta di fantasmi e di consultarla tramite il proprio smartphone. È sempre affascinante poter leggere i racconti che si celano dietro i fantasmi e le storie che li hanno resi leggende metropolitane.

Keepers of The Dark

Per quanto riguarda il DLC DreadOut: Keepers of the Dark, si tratta di uno spin-off stand-alone che si colloca temporalmente poco prima del finale del gioco. A differenza del DreadOut originale, che presentava una progressione più lineare e basata sull’esplorazione di diverse aree da gioco, Keepers of the Dark adotta una struttura a hub.

Linda si ritrova in una stanza molto simile a un corridoio di un hotel, dal quale può accedere a otto diverse porte, ognuna delle quali ospita una o più creature spettrali ispirate al folklore indonesiano. Il gameplay di base rimane lo stesso del gioco originale: Linda utilizza sempre lo smartphone per vedere e sconfiggere i fantasmi scattando loro delle foto. Ogni fantasma ha le sue debolezze e richiede una strategia specifica per essere sconfitto, il che aggiunge un pizzico di sfida in più rispetto al gioco originale.

DreadOut Remastered Recensione - Keepers of the Dark
L’hub di Keepers of the Dark, dietro ogni porta c’è un fantasma ad attenderci

Le creature di Keepers of the Dark sono riprese dal gioco base, ma è possibile trovarne di nuove e sviluppate appositamente per questo DLC. Seppur rimanga un capitolo stand-alone, ho davvero apprezzato il sistema adottato per Keepers of the Dark, sistema che lo rende una sorta di boss rush dove bisogna sconfiggere in sequenza dei boss.

Inoltre, il sistema a hub, permette al giocatore di muoversi liberamente tra le aree di gioco senza dover seguire un ordine specifico, offrendo così maggior varietà al gioco. Anche la difficoltà è maggiore rispetto al gioco base, ma questo non è di certo un difetto. Unica nota negativa dell’esperienza con il DLC è il fatto che non è stato tradotto in italiano, cosa che invece è stata fatta per il gioco base.

Horror fotografico

Ho voluto sottolineare più volte la presenza dello smartphone per un motivo ben preciso. Questo piccolo, ma essenziale, apparecchio rappresenta il 99% del gameplay di DreadOut. Lo smartphone ha due funzioni all’interno del gioco: la prima è la possibilità di utilizzarlo come torcia per illuminare l’area che ci circonda; la seconda è quella di poter vedere i fantasmi altrimenti invisibili a occhio nudo.

Questa peculiare meccanica è stata ripresa da Project Zero, serie sviluppata dal team nipponico Koei Tecmo e a cui il team di sviluppo si è fortemente ispirato per la realizzazione di DreadOut. Il lavoro svolto da Digital Happiness è da apprezzare sicuramente, ma ho notato alcuni problemi legati alla reattività dei comandi, che risultano spesso troppo macchinosi, soprattutto durante i combattimenti contro i fantasmi in spazi ristretti.

DreadOut Remastered Recensione - Ambientazione
Alcune aree sono talmente buie che nemmeno la torcia riesce a penetrare l’oscurità

Il gameplay non si evolve, ma rimane alla base lo stesso per tutta la durata del gioco. La mappatura dei tasti è piuttosto semplice e intuitiva. Cliccando il tasto L2 (si parla della versione PlayStation) è possibile passare alla modalità in prima persona, dove vedremo il gioco attraverso lo smartphone di Linda. Il tasto R2, invece, serve a scattare le foto, unica arma a nostra disposizione per scacciare gli spiriti maligni.

Come detto prima, gli spiriti sono invisibili a occhio nudo e solamente grazie al cellulare è possibile vederli. Per evitare il continuo cambiamento di telecamera, gli sviluppatori hanno pensato di impostare dei sensi sovrannaturali in modo da poter percepire la presenza di fantasmi anche senza l’utilizzo dello smartphone; attenzione, percepire e no vedere.

I sensi sovrannaturali coloreranno lo schermo in base alla presenza di spiriti o di oggetti collezionabili. Quando Linda è vicino a un essere spirituale lo schermo si colorerà di rosso ai lati, mentre nel caso di oggetti o collezionabili, lo schermo diventerà blu.

DreadOut Remastered Recensione - Gameplay
E questo è il suo lato migliore eh

Rimasterizzato ma il comparto tecnico rimane debole

Giudicare una remastered dal comparto tecnico è sempre difficile. Non essendo un remake, il gioco è rimasto identico alla versione originale di DreadOut, solo con una risoluzione migliore e una maggiore stabilità dal lato tecnico. Non ho notato cali di frame rate durante la mia run su PS5. Tuttavia, ho notato alcuni bug e glitch grafici, in particolare verso la fine del gioco. Non ho ben capito se si tratta di casi isolati oppure qualche problema di ottimizzazione della versione console.

In conclusione

DreadOut Remastered Collection è perfetto per chi si vuole avvicinare alla serie per la prima volta. Rimane un gioco con un grande potenziale, ma penalizzato da limiti tecnici e narrativi. Lo consiglio a chi cerca un’esperienza horror breve – il titolo ha una durata di circa 3 ore più qualche ora extra per il DLC – con una forte componente atmosferica e un gameplay semplice ma efficace. Tuttavia, bisogna sorvolare su tanti aspetti negativi per essere apprezzato appieno.

I dialoghi sono semplici da seguire grazie alla localizzazione in italiano. Questo vale ovviamente solo per il gioco base in quanto Keepers of the Dark non è stato tradotto, ma presenta solamente i sottotitoli in lingua inglese.

Ho trovato molto più appagante il DLC Keepers of the Dark che, nonostante riprenda parecchio materiale dal gioco base, rimane una bella sfida da affrontare e utilizzando diversi approcci contro i fantasmi. Se invece cerchi una trama profonda e dei bei personaggi, mi spiace dirtelo ma DreadOut è davvero lontano da raggiungere anche solo la sufficienza da questo punto di vista. Sfortunatamente, nemmeno con il secondo capitolo, DreadOut 2 (clicca qui per la nostra recensione) il team è riuscito a migliorare questi aspetti del gioco.

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6
Una serie grezza dal grande potenziale

Pro

  • Il folklore indonesiano è davvero affascinante
  • Gameplay semplice e immediato...
  • Keepers of the Dark offre più varietà del gioco base

Contro

  • Storia e personaggi piuttosto deboli
  • ...ma i comandi non sono sempre reattivi e risultano spesso macchinosi
  • La remastered non migliora il comparto tecnico che rimane datato
  • Alcuni enigmi sono fuori da ogni logica
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