Dragon Age The Veilguard Recensione in progress

Recensito su PlayStation 5

Dragon Age The Veilguard_cover recensione

Scrivere questa recensione è stato a tratti difficile quanto facile allo stesso tempo. Difficile perché, di buon cuore, ho cercato di dare un senso a quello che vedevo e leggevo e facile perché nella maggior parte delle situazioni mi sono arreso rimanendo sconfitto dalla quantità di occasioni sprecate e imbarazzanti presenti durante la mia esperienza. Premetto che il gioco non è completamente da buttare, cercando e trovando (figuratamente parlando) della roba da salvare nella busta della spazzatura.

Nel mio articolo di “Dragon Age The Veilguard Recensione” voglio cercare di dare la mia opinione, la mia visione percepita di questo videogioco che non lo consiglio ovviamente ai puristi della serie creata da Bioware. Non lo sconsiglio nemmeno a chi di questi problemi che andrò a elencare non importa particolarmente tanto da non volerlo giocare, volendo tuffarsi in un’esperienza di un gioco fantasy con spensieratezza cercando di godersi… qualcosa. Ma andiamo per gradi, in quanto in questo videogioco c’è stato tanto materiale che ho potuto analizzare, apprezzare e soprattutto disprezzare.

E no, non parlo specificatamente della “propaganda” woke tanto chiacchierata, che fidati, quello è davvero l’ultimo dei problemi e neanche così pesante e rilevante come molti hanno cercato di fare intuire anche prima dell’uscita del gioco stesso. La recensione è “in progress” in quanto in redazione il gioco non lo abbiamo finito al 100% (manca poco) ma ci tenevamo a dare una visione generale di quello che si è visto finora.

Dragon Age The Veilguard Recensione in progress
Le bossfight contro le temibili creature alate non mancano

Dragon Age The Veilguard Recensione – C’era una volta Dragon Age…

Dragon Age The Veilguard è il sequel diretto del terzo capitolo della saga chiamato Inquisition, pertanto se non lo avete giocato conviene fare un refresh in quanto durante questo nuovo capitolo molte saranno le situazioni in cui verranno citati momenti, nomi e situazioni del passato che potrebbero disorientare i neofiti della saga. Niente paura però, la recensione sarà generalmente spoiler free.

Partiamo dall’incipit della storia e da come si apre lo stesso The Veilguard. Solas per qualche “oscuro” motivo ha celato la sua vera identità sia ai suoi compagni che incontra in Dragon Age Inquisition sia al resto del mondo, volendo adesso rompere il velo che separa il mondo dei demoni da quello degli esseri viventi facendo sprofondare il mondo nel caos.

Per quanto lo stesso incipit porti a pensare che sia Solas il principale villain del gioco, andremo a scoprire già dai primi 10 minuti del gioco che in realtà si nasconde altro dietro i suoi intenti apparentemente distruttivi. In questa storia impersoneremo un “cercatore di guai” soprannominato Rook dal nostro amico Varric, una vecchia e immancabile conoscenza per i fan della saga.

Rook sarà il protagonista creato da noi da “zero”. Potremo scegliere tra le quattro razze disponibili ovvero umani, elfi, Qunari o nani e modificarne a piacimento l’aspetto grazie a un editor abbastanza completo anche se non al 100%. Oltre alla classica personalizzazione dell’aspetto del personaggio, potremo scegliere anche il background su cui si baseranno alcune scelte e dialoghi presenti durante il gioco.

Non mancherà ovviamente la scelta della classe del personaggio, le classiche ladro, guerriero e mago che non vanno a stravolgere o a introdurre qualcosa di nuovo ma attingendo piuttosto alle consuete armi e abilità presenti in tanti altri giochi fantasy e come erano presenti anche nei precedenti capitoli di Dragon Age. Detto ciò e lasciando a te scoprire cosa succederà nella storia, passiamo adesso ad analizzare ciò che ci interessa davvero del gioco.

Dragon Age The Veilguard Recensione in progress
Il colpo d’occhio di alcuni paesaggi è notevole…

Quello che funziona un po’ meglio…

Partiamo dal combat system. Totalmente differente dai precedenti capitoli avendo abbandonato la parte GDR e avendo approcciato lo stile action, non mi è dispiaciuta la rapidità di esecuzione dei comandi, la spettacolarità dei combattimenti (anche se presenti troppi particellari a schermo) che prendono spunto da altri action game. Si può impersonare solo Rook ma si possono impartire semplici comandi come esecuzione di abilità dalla ruota radiale che si può aprire durante i combattimenti e non solo.

Questo richiama lo schema tattico che era presente in Inquisition ma si ha la sensazione che non essendo lo schema particolarmente elaborato come quello del suo predecessore sembra sia stato inserito solo per dare quella parvenza di carattere GDR in più. Serve unicamente all’esecuzione di alcune abilità dei personaggi del party, alcune tra queste possono essere combinate per una maggior efficacia o per sfruttare la debolezza di un preciso nemico.

Ho trovato il combat system anche se un po’ grezzo e nulla di stravolgente, o che va a comunque a reinventare il genere a cui si approccia per la prima volta nella saga, abbastanza soddisfacente anche grazie al feedback dei colpi inferti ai nemici grazie alle abilità di classe sbloccate con la progressione del proprio personaggio tramite i punti esperienza.

Altra cosa che ho apprezzato è il sistema del loot di The Veilguard. Ok, non sarà troppo elaborato ma anche quello l’ho trovato soddisfacente in quanto le varie armature, amuleti, accessori e armi e il fatto di poter effettuare il respec delle proprie abilità (e anche quelle del party) ti permette di provare nuovi approcci nelle battaglie e altre build basate sulle specializzazioni legate alla classe che si sceglie a inizio del gioco.

Sono rimasto piacevolmente sorpreso dalla grafica in generale di The Veilguard. Non è ai livelli di alcune produzioni attuali e recenti come God of War, Horizon Forbidden West o Alan Wake 2 ma il colpo d’occhio soprattutto su alcune mappe è notevole. Per non parlare della fisica e della riproduzione dei capelli dei personaggi, mai visti finora così ben fatti in altri videogiochi.

I personaggi e gli NPC sembrano quelli che a livello di cura dei dettagli hanno avuto il trattamento migliore, mentre alcuni nemici (analizzandoli da vicino anche grazie alla modalità foto) non hanno la stessa cura seppur sono comunque accettabili. La colonna sonora non è memorabile ma Hans Zimmer è riuscito a creare alcuni brani che riescono a regalare la giusta dose di adrenalina in alcune situazioni.

Un altro dei punti a favore del gioco sono le opzioni di accessibilità presenti nelle impostazioni di gioco (come spiegato anche in un nostro altro articolo) il che rende molto personalizzabile l’esperienza sia per chi ama le sfide un po’ più impegnative sia per chi vuole un gameplay più spensierato senza troppi grattacapi. Tali opzioni sono sempre apprezzate nei videogiochi, perchè più rendi accessibile un gioco a chiunque più il tuo bacino di utenza si potrà espandere.

A livello di prestazioni e performance The Veilguard offre due modalità che prediligono la risoluzione e il framerate. Il primo privilegia la grafica, con target a 30 fps e risoluzione nativa di 1080p (upscalati con FSR 2 fino a 4k), e il secondo che favorisce invece le prestazioni, con un target di 60 fps a scapito della risoluzione, che si abbassa a 720p (portati a 1440p sempre con FSR 2).

Durante la mia prova non ho riscontrato cali significativi in entrambe le modalità consigliando tranquillamente la prima a chi piace avere la risoluzione più alta senza aver timore di un calo pesante degli fps, e la seconda a chi vuole la massima fluidità per un gioco action.

Dragon Age The Veilguard Recensione in progress

Il combat system regala qualche soddisfazione ma i troppi effetti particellari creano troppa confusione

Quello che invece non funziona per niente…

Partiamo dall’art direction. Premetto che qui si parla di gusto prettamente personale e che il tipo di direzione artistica preso da Dragon Age The Veilguard non è oggettivamente brutto, il problema è che taglia totalmente qualsiasi legame dal DNA dello stesso franchise. Praticamente è come andare a vedere i film di Romero sugli zombie e trovarsi uno dei sequel più attesi in versione film Disney con gli zombie che magari ballano pure Thriller di Michael Jackson strappandoti un sorriso. No, non è questo lo stile a cui la vecchia Bioware ci aveva abituato nonostante alcune situazioni suscitavano ilarità.

In The Veilguard il compianto dark fantasy che contraddistingueva i vecchi capitoli è presente, o meglio, sono presenti delle situazioni che lo ricordano, la questione è che la direzione artistica adottata dalla nuova Bioware fa sembrare tutto meno “oscuro”. Come i personaggi e gli ambienti con un design dal taglio cartoon, o come gli stessi nemici che non brillano neanche di varietà ritrovandosi a 40 ore di gioco a combattere sempre gli stessi noiosi avversari.

Stesso trattamento anche per i paesaggi che, tralasciando quelli all’aperto come per esempio la foresta di Arlathan, le città sono contraddistinte per la maggior parte da questa sorta di luci e insegne magiche al neon con una palette di colori dove il viola e fucsia sono preponderanti, facendo sembrare a volte di giocare ai vecchi Saints Row in stile fantasy medievale. Insomma, sembra un mix di cose che non danno una vera identità al gioco.

La narrazione è probabilmente il punto più dolente di tutto The Veilguard. Purtroppo il nuovo The Veilguard non raggiunge neanche di una piccola percentuale il livello di scrittura dei precedenti capitoli finendo per presentare tantissime situazioni nel modo più “cringe” possibile facendoti venire la voglia di fare l’unica cosa che un gioco come Dragon Age non dovrebbe fare, ovvero quello di skippare i dialoghi non interessandoti minimamente a quello che sta succedendo.

Non accade sempre, e è quello che mi fa più rabbia, perché alcuni momenti della storia per come vengono narrati e presentati, hanno TANTO di retrogusto di Dragon Age The Veilguard ma finiscono per lasciarti con l’amaro in bocca a causa di tutto ciò che circonda la scelta stilistica e della pessima sceneggiatura strutturata da Bioware. I companion che ci accompagneranno durante la storia, non sono per niente profondi e caratterizzati come quelli dei precedenti giochi finendo per farli sembrare delle semplici macchiette stereotipate.

Sono purtroppo finiti i tempi in cui ogni personaggio aveva la sua identità, le sue caratteristiche, le sue preferenze che non potevano essere forzatamente condizionate dalle tue scelte rendendoli più “vivi” e interessanti da conoscere nel loro background. Qui si ha la sensazione che a differenza di Dragon Age Inquisition dove con le tue scelte plasmavi non solo il carattere del tuo personaggio ma anche l’intero mondo in cui giocavi, qui venga tutto appiattito da un banale modus operandi che serve unicamente a far sembrare il tuo personaggio l’eroe di turno forte, rispettoso e buono.

Se ti piaceva caratterizzare il tuo personaggio in un certo modo andandoti a scontrare anche con i tuoi companion fino a farli scappare via dal gruppo perché le tue scelte si allontanavano dal loro modo di essere, sappi che qui qualsiasi scelta di dialogo seguirà un senso unico ovvero quello del “volemose bene” facendo finire tutto a tarallucci e vino.

Purtroppo non si salva neanche la scelta di voler ripresentare alcuni personaggi storici della saga che si limitano soltanto ad alcune apparizioni casuali dettate da una necessità di narrazione della trama dove fa sembrare, per esempio, la bellissima Morrigan inutile ai fini dell’avanzamento della storia. Ho apprezzato molto il tentativo di dare la possibilità di creare un background con Inquisition permettendoti di personalizzare l’inquisitore e scegliere come la storia si era conclusa nel passato. Nello stesso momento ho disprezzato con rabbia questa scelta perché è relativamente inutile e poco sfruttata.

La linearità dei dialoghi tra i personaggi, il piattume generale nelle interazioni tra di loro non fa altro che aggravare la situazione perchè allontana il giocatore anche solo nel provare empatia per alcuni personaggi. La stessa cosa vale per le scelte narrative che dovrebbero mutare il mondo del gioco, quando in realtà soltanto una in tutto il gioco crea effettivamente la situazione di causa ed effetto.

Uno dei problemi principali di The Veilguard è che sembra che tutto sia pervaso da un’aura di buonismo generale e di troppo ottimismo, creando situazioni troppo inverosimili (parlando di verosimiglianza di un gioco fantasy) e cosiddette “cringe”. Insomma, abbiamo un mondo inondato di corruzione dove tutto sta andando a rotoli, eppure non si percepisce perchè il nostro protagonista vede sempre unicorni ovunque. È davvero fastidioso.

Lineari non sono solo i dialoghi o le scelte narrative ma anche il level design. Nonostante comunque la caratterizzazione di alcune mappe sia notevole, per quanto non memorabili riducendosi per esempio alla classica “foresta degli elfi”, il fatto che il gioco era stato concepito come GaaS (game as a service) è troppo palese. Dimenticatevi le open map di Inquisition, perchè qui sembra di correre dritto per dritto in un corridoio.

Per i completisti come me, che amano fare anche tutte le quest secondarie, in questo capitolo sembra di stare su delle montagne russe. Si passa salendo in alto con alcune quest effettivamente interessanti a scendere a picco con delle quest poco accattivanti che si riducono semplicemente a “vai e ammazza il mostro” senza una reale sensazione di soddisfazione.

Parliamo ora dell’elefante nella stanza ovvero la molto chiacchierata deriva “woke” del gioco. Premetto che a me questo tipo di scelte non fanno né caldo e né freddo se sono presenti nei videogiochi. Anzi, a dirla tutta, per come vedo i giochi non solo come un medium di divertimento ma anche come strumento di insegnamento apprezzo quando è presente un modo di rappresentare le minoranze e rendere inclusivo il videogioco, a patto però che questa scelta sia sviluppata nel modo giusto. Cosa che non fa Dragon Age the Veilguard.

Questo perché il tema dell’inclusività è palesemente forzato rendendo un argomento importante banale e noioso, gettandoti in questi discorsi nel modo più casuale e decontestualizzato possibile obbligando il giocatore ad affrontare certi argomenti in modo passivo e percependo di non aver concluso nulla. E neanche di aver imparato qualcosa, anzi facendo l’effetto contrario. L’ennesima occasione sprecata.

Eppure c’è qualcosa che Dragon Age the Veilguard vuole raccontare, che vuole essere e vuole rappresentare ma sembra che il suo potenziale sia stato interrotto da qualcuno che non ha mai compreso quella che era l’essenza dei precedenti capitoli. E mi fa rabbia perché si percepisce quanto questo nuovo capitolo ha voglia di essere (o meglio sembrare) un bel gioco.

Non nascondo che mi sono affezionato ad alcuni dei personaggi, come per esempio Lucanis o Neve, per simpatia più che altro e per quel minimo di scrittura fatta benino che è presente in piccolissime dosi ma che non basta a risollevare un vero interesse nella loro storia ed è un vero peccato.

Dragon Age The Veilguard Recensione in progress
Chi conosce questa scena conosce anche purtroppo il livello di “cringe” percepito

Le conclusioni fino a ora

Non mi manca moltissimo alla fine di Dragon Age The Veilguard ma bisognava dare una stesura iniziale di quella che è e dovrà essere la recensione finale di quello che speravamo essere il grande ritorno di Bioware. Le premesse purtroppo le sapevamo tutti, dopo l’abbandono della maggior parte dei componenti del team della Bioware originale la “puzza” di fallimento si percepiva già da lontano. Non è un fallimento totale e completo sia chiaro, ma gridare al miracolo e rimanere con il sorriso stampato in faccia felici del ritorno di uno dei GDR più amati dagli appassionati del genere è davvero difficile.

Ho comunque voglia di arrivare alla fine e vedere dove The Veilguard vuole andare a parare per una questione di principio o perchè non mi piace lasciare le cose a metà, anche se ormai le mie aspettative sul fatto che il gioco possa avere un esplosione di contenuti che vadano a risollevare le sorti della trama sono comunque inesistenti.

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7
Purtroppo Dragon Age The Veilguard non riesce a raggiungere i fasti dei precedenti capitoli, regalando un'esperienza soddisfacente lato gameplay ma altamente deludente dal punto di vista più importante della narrazione.

Pro

  • Combat system grezzo ma divertente
  • Grafica e sonoro sono ottimi

Contro

  • Deludente dal punto di vista narrativo
  • Stilisticamente con poca identità
  • Direzione artistica lontana dal DNA del franchise
  • Troppo lineare nel gameplay, nei dialoghi e nelle scelte narrative
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