Alaloth Champions of The Four Kingdoms Recensione
Chi la dura, la vince. Mai, con nessun gioco che mi sia capitato di provare in questi anni, questo classico detto popolare è stato più azzeccato che con Alaloth: Champions of The Four Kingdoms che, finalmente, ha abbandonato la lunga e travagliata fase di early access ed è adesso disponibile in versione completa… E che versione!
Scrivo solo adesso la recensione di questo titolone, dopo aver curato l’anteprima un paio di anni fa, perché ho voluto scegliere bene il modo con il quale raccontarvi la mia opinione su Alaloth e il perché (spoiler) mi sia piaciuto così tanto. Per iniziare, andiamo a vedere insieme di cosa stiamo parlando.
Alaloth Champions of The Four Kingdoms Recensione | Fantasy dal sapore retrò
Alaloth è un action rpg fantasy, ma non lo stesso fantasy che va tanto di moda ora, che pare volerti insegnare per forza una sorta di morale, manco si trattasse del finale di un episodio dei Masters of the Universe, assolutamente no. Il titolo che si sono studiati quelli di Gamera Interactive, software house nostrana, per chi non lo sapesse, ci catapulta in un mondo di gioco che pare uscito dritto per dritto da una di quelle epiche campagne di D&D che ci si sparava da adolescenti, nei mitici anni ’90. Duro e Ignorante, nel senso più epico del termine.
E la struttura tutta di Alaloth, non è di certo un mistero che sia fortemente ispirata allo stile inconfondibile di quello che avremmo potuto giocare sul finire dei Nineties o nei primi anni del nuovo Millennio, con un gameplay rivolto principalmente al combattimento, strutturato in una maniera non molto dissimile a una sorta di Soulslike, sia all’esplorazione che, rispetto a quanto avevo potuto provare con l’anteprima in early access, in questa versione definitiva è stata ENORMEMENTE ampliata, aggiungendo scenari e locations enormemente evocative e ricche di cose da fare e da scoprire.
Anche a livello visivo, Alaloth si rifà in tutto e per tutto agli action rpg del passato, con una grafica volutamente retrò ma ricca di dettagli, animata benissimo e, se ancora non si fosse capito, super evocativa. In pratica, giocare a questo gioco vuol dire fare realmente un bel salto nel passato di questo genere di videogames senza però rinunciare, come a volte accade rigiocado alcune glorie del passato, di non ritrovarsi a proprio agio con alcuni elementi di gameplay o con i comandi stessi, che una volta potevano andare bene, ma nel 2024 risultano irrimediabilmente obsoleti.
Ecco, in Alaloth questo rischio non lo correte, perché tutto, controlli in primis, è realizzato in maniera che si abbia si il feeling di un gioco del 1998, ma senza rinunciare a tutta la “quality of life” presente nei titoli moderni.
Quattro Regni, una minaccia demoniaca
La trama di base di Alaloth: Champions of The Four Kingdoms può essere riassunta, grossomodo, con il titolo del gioco stesso: il continente di Plamen è diviso in quattro Regni, ognuno con le sue peculiari caratteristiche, biomi, città e castelli, popolazioni eccetera. Un bel giorno, per motivi che non sto a specificare perchè a rischio spoiler, arriva di gran carrierra un potentissimo demone che, forte dei suoi infernali superpoteri, si insedia al centro esatto del continente, riversando poi sulle impotenti terre di Plamen orde di mostri, abomini vari e corruzione a go go.
Tutto sto casino continua imperterrito per un paio di secoli, fino a che i sovrani dei Quattro Regni, abbastanza scocciati dal comportamento deplorevole dell’inquilino al centro della mappa, decidono di mandare allo sbaraglio una manciata di Campioni, eroi tutti di un pezzo e di comprovata bravura, con il fine ultimo di smerigliare per bene le corna al tamarrissimo Alaloth e alla sua corte di buzzurri infernali.
Questo per quanto riguarda la storia principale, ma girando per i Quattro Regni vi capiterà spessissimo di perdervi dietro a una delle innumerevoli quest secondarie, trame e sottotrame. Tutto questo, unito anche al fatto che l’origine del nostro personaggio, la classe e la propria divinità tutelare, influisce notevolmente su come verremo messi di fronte agli eventi, garantisce ad Alaloth non solo una grande longevità, ma anche un’ottima rigiocabilità.
Esplorando, in totale libertà, le terre di Plamen, dovremo anche badare a far crescere il nostro personaggio, incontrando/scontrandoci anche con gli altri Campioni intenti a fare l’impresa, accaparrandoci gli equipaggiamenti migliori e scoprendo, mano a mano che esploriamo sempre più a fondo, la ricchissima lore del gioco. E se vi dico che al world building di Alaloth ha collaborato anche gente del calibro di Chris Avellone, potete star sicuri che c’è davvero tanta carne al fuoco!
Conclusione
Disponibile al momento soltanto per pc, Alaloth: Champions of The Four Kingdoms dovrebbe vedere la luce anche su console il prossimo anno. In bilico perfettamente tra passato e presente, Alaloth si presenta, nella sua incarnazione definitiva, come un RPG immenso, la giusta evoluzione dei grandi classici del genere, coniugando alla perfezione le sensazioni di fine millennio con un approccio perfettamente godibile anche dai giocatori “meno attempati”.
Date retta, provatelo. Non ve ne pentirete!
Un RPG immenso, la giusta evoluzione dei grandi classici del genere
Pro
- Immenso e pieno di cose da fare
- Gioco di ruolo old school con giocabilità moderna
- Longevo e rigiocabile
Contro
- La grafica old school potrebbe non impressionare i più giovani