The Bridge Curse 2 Recensione
L’anno scorso scoprivo per la prima volta The Bridge Curse: Road to Salvation, un titolo horror con visuale in prima persona basato sull’omonimo film del 2020. A poco più di un anno di distanza dalla pubblicazione della recensione del primo capitolo, sono tornato a esplorare l’universo della serie con il suo sequel, The Bridge Curse 2: The Extrication.
Rilasciato inizialmente su PC a maggio di quest’anno, la seconda avventura horror dello studio taiwanese Softstar debutta anche sugli scaffali digitali delle console di nuova generazione PlayStation 5 e Xbox Series X|S, grazie anche all’editore Pqube che ne ha curato la pubblicazione.
Come per il suo predecessore, anche The Bridge Curse 2 The Extrication è un adattamento del secondo film della serie, The Bridge Curse: Ritual, uscito nelle sale locali di Taiwan l’anno scorso. Sebbene sia stato annunciato come un capitolo a sé stante, il gioco presenta alcuni riferimenti all’università di Tenghu, il luogo dove si svolge la storia del precedente titolo. Tuttavia, la trama di The Extrication si sviluppa in maniera indipendente, introducendo un nuovo cast di personaggi e un nuovo mistero da svelare.
Non avevo grandi aspettative per The Bridge Curse 2: The Extrication e anzi, mi aspettavo un gioco sulla falsa riga del precedente capitolo. Eppure, con mia grandissima sorpresa, ho trovato un prodotto evoluto che ha ridimensionato l’utilizzo dei jumpscare, concentrandosi di più sulla trama e sul background dei fantasmi. Se siete curiosi di scoprire le novità introdotte in questo capitolo, continuate a leggere la The Bridge Curse 2 The Extrication Recensione.
The Bridge Curse 2 Recensione | L’inizio dell’incubo
In The Bridge Curse 2: The Extrication ci troviamo all’interno dell’università di Wen Hua, diventata famosa per la sua storia di fantasmi e di persone scomparse. Nel primo atto vestiamo i panni di Sue Lian, una reporter entrata nell’università di notte per investigare su una studentessa scomparsa qualche anno prima, Huang Ting-ting.
Prima della scomparsa, la ragazza è stata ripresa dalla telecamera all’interno dell’ascensore con un comportamento sospetto e paranoico, entrando e uscendo continuamente da quest’ultimo. Il video è diventato virale in rete e la giornalista, in cerca di qualche scoop, vuole fare luce sulla scomparsa della giovane ragazza. Per farlo però deve recuperare il filmato intero della videocamera che si trova all’interno dell’istituto sorvegliato dal custode che si fa chiamare Sergente.
Nel frattempo, nell’edificio Da Ren del campus facciamo la conoscenza di tre studenti universitari: Rich, A-Hai e Doc. I tre fanno parte del cineclub dell’università e hanno deciso di intrufolarsi nell’edificio di notte per girare un film basato sul caso di omicidio della figlia del preside dell’istituto da parte del fidanzato avvenuto durante la costruzione dell’edificio, nel 1960.
Le riprese del film durano più del previsto, ma ai ragazzi non sembra importare più di tanto. Scoccata la mezzanotte, i tre si ritroveranno catapultati in una dimensione alternativa abitata da fantasmi grotteschi. Separati, i tre dovranno ricongiungersi e trovare una via d’uscita dagli orrori che abitano questa dimensione.
Come il primo, meglio del primo
The Bridge Curse 2: The Extrication segue le orme del prequel (qui la recensione di The Bridge Curse: Road to Salvation), suddividendo la storia in capitoli dove in ognuno di essi controlliamo un personaggio diverso. La durata di ogni capitolo, 5 in totale, varia a seconda della situazione; alcune sezioni sono più lunghe di altre, specialmente in quelle in cui dovremo affrontare i fantasmi. Come per il primo però, la durata di The Extrication è ridotta veramente all’osso.
Parliamo di un gioco che dura circa 4-5 ore, non di più. Si possono raggiungere le 6 ore con i collezionabili, ottenibili anche a fine gioco con la selezione dei capitoli, ma difficilmente ricomincerete la campagna, data la linearità del titolo che non presenta scelta multiple. La durata è giusta per il genere d’appartenenza, ma la storia mette tanta carne sul fuoco e con una longevità così ridotta il risultato non può che avere come conseguenza una parte finale molto sbrigativa.
Tolto il fattore longevità, tra i pro di The Bridge Curse 2 troviamo gli enigmi, già nel precedente gioco molto ingegnosi. In questo secondo capitolo la musica non cambia – in senso positivo – i puzzle creati sono divertenti da risolvere e non sono particolarmente frustranti come capita con altri giochi… e sì, mi sto riferendo a te, White Day (se siete curiosi, vi lascio qui la recensione di quest’altro titolo horror).
Con un po’ di pazienza e logica, tutti gli enigmi possono essere risolti in pochi minuti. Durante la loro risoluzione non verremo attaccati dai fantasmi, dandoci tutto il tempo necessario per esplorare la zona alla ricerca di indizi. In altre situazioni, invece, dovremo fare i conti con i fantasmi. Più che fare i conti, scappare o nasconderci, ecco.
Ma se avete giocato il primo gioco saprete certamente che in The Bridge Curse non sono presenti armi o manovre offensive verso i fantasmi. Tuttavia, in questo secondo capitolo, è stato introdotto un oggetto particolare che è in grado di respingere gli attacchi dei fantasmi, seppur in maniera limitata.
L’oggetto in questione è una lanterna dai poteri mistici chiamata Anima Lantern, che permette al giocatore di divincolarsi da una presa del fantasma, come una sorta di seconda opportunità. La lanterna è limitata ad alcuni capitoli del gioco, mentre in altri dovremo risolverla alla vecchia maniera, ovvero nascondendoci sotto i tavoli o scappare a gambe levate. Una volta utilizzata la lanterna, dovremo poi aspettare che si ricarichi prima di poterla utilizzare nuovamente.
Fantasmi grotteschi ma allo stesso tempo eleganti
Siamo quasi arrivati alla conclusione della recensione di The Bridge Curse 2 e non potevo di certo trascurare la parte migliore del gioco, ovvero i fantasmi e il loro background narrativo. Seppur presenti in numero minore rispetto al primo, in cui affrontavamo bambole, manichini, gente posseduta e spettri di vario tipo, in questo The Bridge Curse gli avversari sono “pochi ma buoni”.
È infatti proprio grazie alla scarsità dei fantasmi disponibili che è stato possibile creare un backgroud narrativo per ciascuno di essi. E questo si riflette anche sul loro design, unico e in linea con la storia dell’istituto e la trama generale del gioco. Medaglia d’onore per il miglior fantasma all’interno del titolo va sicuramente alla ballerina folle, davvero un personaggio memorabile sia nel design che nella storia.
Personalmente, ritengo il capitolo della ballerina il migliore del gioco composto che mescola in maniera equilibrata cutscene e gameplay, oltre ad avere una giusta dose di adrenalina e una trama secondaria emozionante che si muove in maniera parallela a quella principale, il tutto seguito da diverse scelte di design davvero azzeccate, specialmente durante la boss fight.
La naturale evoluzione della serie
The Bridge Curse 2: The Extrication è a tutti gli effetti un salto di qualità per la serie. Mantieni tutti i canoni del genere horror: qualche jumpscare qua e là – ma meno invadenti rispetto al predecessore – luoghi angusti e bui, e fantasmi dal design ben realizzato e accattivante. Il potenziale per creare una (bella) serie di giochi su The Bridge Curse è molto alto, e lo si può vedere già con il passaggio da Road to Salvation aThe Extrication.
The Bridge Curse 2: The Extrication è un’avventura horror migliore di The Bridge Curse: Road to Salvation. I ragazzi di Softstar sono riusciti a creare un prodotto ben confezionato, seppur con un gameplay molto basilare e poco innovativo. La storia riesce a coinvolgere fin da subito, raggiungendo il climax – secondo il mio modesto parere – nel capitolo della ballerina.
Tutto questo è da associare a una produzione indipendente, il che rende The Bridge Curse 2: The Extrication ancora più sorprendente. Graficamente è un bel vedere e il design dei fantasmi funziona in maniera egregia. Se vi piace questo genere di horror, allora The Bridge Curse 2: The Extrication non vi deluderà.
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Una breve avventura horror che vale la pena di giocare.
Pro
- Storia coinvolgente
- Design dei mostri molto ricercato
- Enigmi ingegnosi e per nulla frustranti
- Buon comparto grafico con un ottimo gioco di luci
Contro
- Finisce in fretta
- Difficilmente rigiocabile
- Recitazione e animazioni dei personaggi un po' troppa esagerata in alcune occasioni
- Non innova e non ha intenzione di farlo!