Steam Next Fest 2024: le demo più interessanti della nuova edizione
In questo articolo presenteremo le demo più interessanti pubblicate durante la Steam Next Fest 2024.
Anche quest’anno come da consuetudine Steam ha inaugurato la nuova edizione della Steam Next Fest 2024 nella quale sono state rese disponibili numerosissime demo di alcuni dei titoli più promettenti in arrivo nei prossimi mesi. Da nuove opere di team pluripremiati a perle di software house semisconosciute, sicuramente ci sarà qualcosa per tutti i palati.
Questa volta abbiamo provato le proposte più interessanti lanciate sul sito di Valve ed ecco i nostri pensieri a riguardo. Vi ricordiamo che si parla di versioni incomplete di titoli che potrebbero uscire anche tra molto tempo e subire modifiche e miglioramenti considerevoli. Ciò detto è il momento di partire con i nostri provati.
Cosa è la Steam Next Fest 2024
Tra i vari eventi promossi da Steam a cadenza annuale vi sono le cosiddette “fest”, durante le quali per una settimana vengono proposte ondate di sconti su titoli affini a un genere specifico. La “Next Fest”, tuttavia, presenta delle differenze in quanto non è dedicata a prodotti già pubblicati ma a giochi in dirittura di arrivo.
Essa è, infatti, lo showcase perfetto per tutte quelle software house che desiderano raccogliere feedback riguardo ai loro titoli oppure permettere a un’ampia platea di scoprirne le caratteristiche. Anche durante la Steam Next Fest 2024 sono state rilasciate parecchie centinaia di demo diverse dai più disparati team globali.
Queste sono disponibili tutte gratuitamente e accompagnate da lunghi stream degli stessi sviluppatori che illustrano le caratteristiche e le strutture delle loro opere venture. Dunque, è il momento giusto per spulciare nei meandri del mercato e trovare, talvolta, alcune perle che altrimenti rimarrebbero sepolte.
Quest’anno ci siamo immersi in mondi assai diversi e abbiamo attraversato una vasta gamma di generi. Si alterneranno RTS e titoli fondati sull’azione, città futuristiche e luoghi affini ai canoni del Fantasy, sviluppatori già rodati e acclamati team indie alle prime esperienze. Ora bando alle ciance e si inizia.
Mandragora
Mandragora rappresenta una scelta piuttosto audace, un prodotto multiforme che mescola elementi da soulslike, meccaniche tipiche dei metroidvania e uno spiccato focus nella progressione del personaggio. Vi sono moltissimi sistemi in ballo: dal crafting all’albero delle abilità, da una lunga serie di status agli inevitabili poteri per il traversal. La preoccupazione è che potrebbero dimostrarsi troppi.
Nella demo della Steam Next Fest 2024 abbiamo seguito solo l’incipit delle avventure del nostro inquisitore, incaricato di dare la caccia a una temibile strega tra le rovine di un regno ormai decadente. A eccezione di un paio di guizzi, il titolo ci è sembrato piuttosto generico nel world building, sia in ambito narrativo sia a livello artistico.
Dove, invece, il gioco desta grande interesse è nella struttura della progressione. Sei classi diverse per sei alberi delle abilità, ognuno con numerosissimi nodi di varia tipologia, alcuni dei quali divisi in parti e dai molteplici buff parametrici differenti (tra cui uno ottenibile qualora si sblocchi l’intero perk). Tutto ciò, come se non bastasse, può essere ibridato a piacimento.
Su questo sistema si innestano varie armi, ognuna con caratteristiche proprie e la presenza della transmoglificazione, nonché diverse abilità offensive (una legata allo scudo) inseribili in ben due loadout diversi. Insomma, c’è il potenziale per un titolo dalla notevole componente ruolistica, dalla straordinaria varietà di build e conseguentemente dalla buona rigiocabilità. Rimane, tuttavia, un’incognita il bilanciamento.
D’altro canto, il level design ci è sembrato fortemente limitato, soprattutto per una produzione che ambisce a considerarsi metroidvania. I livelli tendono a presentare pochi segreti e un numero limitato di zone soggette al fenomeno di backtracking tipico del genere, mentre la progressione delle stesse, a eccezione di un solo caso, è totalmente lineare.
I nemici, inoltre, non brillano per scaltrezza e la difficoltà è provvista non tanto dalla varietà dei loro moveset (generalmente molto meccanici), quanto dal danno elevatissimo delle creature e delle trappole e da alcune combinazioni particolarmente pericolose di enemy placement. Mandragora (qui il link alla pagina Steam) tende anche a soffrire di un fastidioso fenomeno di stutter nei combattimenti.
The Rise of the Golden Idol
Seguito di uno dei titoli indipendenti più acclamati del 2022, “The Rise of the Golden Idol” (qui il link alla pagina Steam) non tenta di reinventare la ruota ma si innesta sul solco scavato dal suo predecessore, cercando di limare ancor di più lo strabiliante gameplay investigativo di quella che ormai appare proprio come una saga.
Il giocatore si troverà ad affrontare 20 casi diversi, ognuno diviso in parti e connesso agli altri da legami più o meno evidenti. Nella demo estesa sono state rese disponibili solo un paio di indagini che, tuttavia, bastano a rinvenire anche in questo sequel la straordinaria maestria nella costruzione narrativa del team di sviluppo.
Calati “in medias res” all’interno di una particolare situazione, dovremo raccogliere attentamente gli indizi, ognuno dei quali viene annotato tramite una parola, quindi riarrangiare le stesse per ricostruire ciò che realmente è accaduto e trarre una soluzione da quelle che sembrano circostanze completamente inspiegabili.
La libertà concessa al giocatore, la capacità di incastonare processi deduttivi straordinariamente acuti all’interno del level design, la costruzione certosina e dettagliatissima delle ambientazioni rendono questo titolo già paragonabile se non superiore al capostipite della saga e dipingono un futuro roseo per il genere investigativo.
Infine, un art design brillante, questa volta calato in stralunati e alternativi anni ’70 e un umorismo sovente assai sottile ma dalla satira caustica e pungente completano quella che è una delle demo più solide dello Steam Next Fest 2024. Ora si attende l’arrivo del gioco completo previsto per il 12 Novembre del 2024.
The Stone of Madness
Dalla fucina di “The Game Kitchen” già sviluppatore di Blasphemous 2 (qui la nostra recensione) debutta per la Steam Next Fest 2024 un nuovo RTS intitolato “The Stone of Madness” (qui la pagina Steam) che promette di trasportarci in una nuova grottesca avventura tra le mura di un monastero ispanico.
La “pietra della follia”, secondo alcune teorie del tardo XV secolo, era un ente ipotetico contenuto nel cranio dei malati mentali e fonte della loro psicosi. Proprio nei meandri di un’abbazia convertita in casa di cura pare si aggiri qualcosa di sinistro, mentre i monaci perseguono un nefasto tornaconto personale indagando sui pazienti.
Sebbene né la forte verve anticlericale dei titoli dello sviluppatore né la loro passione per l’orrido si siano ancora espresse a sufficienza, già nella concezione dei personaggi e nella costruzione del mistero echeggia il talento del team iberico. Ma dove quest’opera brilla rispetto ai precedenti prodotti della software house è nella complessità ed originalità del gameplay.
Il giocatore dovrà guidare squadre di tre individui dotati ognuno di particolari capacità ma di pericolose fobie. Qualora, infatti, la barra della sanità mentale si azzeri non solo il personaggio diventerà momentaneamente inutilizzabile ma sbloccherà una paura supplementare capace di danneggiare le strategie del team e forse compromettere intere partite.
Il titolo è molto punitivo, richiede un’analisi certosina dell’ambientazione, un’attenta pianificazione, un costante controllo della posizione di tutti i membri della propria squadra e un’oculata gestione dell’inventario, in quanto ogni minimo errore non porta meramente al game over ma rischia di causare ritorsioni definitive e pesantissime.
Fiore all’occhiello della produzione sarà anche la possibilità, dopo la fine del prologo, di scegliere personalmente come e dove andare, tenendo bene a mente che il tempo continuerà a scorrere incessante. L’opera è promettente ma servirà, soprattutto nel midgame, un level design eccelso per evitare che l’intera esperienza si avviti irrimediabilmente su sé stessa.
To Kill A God
Negli ultimi anni il genere Roguelike è risorto a nuova vita, affermandosi come uno dei sistemi prediletti di molteplici studi del panorama di sviluppo indipendente e consacrando successi straordinari come quello di Hades (qui il link alla nostra recensione). Tra le demo della Steam Next Fest 2024 sembra aver riscosso discreto interesse un piccolo titolo dagli obiettivi molto audaci.
To Kill a God, presentato con quella che è ancora solo una vertical slice, si prefigge l’obiettivo di sintetizzare due impalcature strutturali, entrambe fondate sulla casualità: l’una ispirata a Rogue e l’altra a Diablo. Il titolo è ancora in fase profondamente embrionale, pertanto, molteplici delle problematiche qui evidenziate potrebbero essere soggette a cambiamento.
Primo ambito assai originale del gioco è l’aver centralizzato all’interno dell’esperienza lo skill tree che diviene vera e propria mappa dove muoversi dove ogni nodo rappresenta non solo lo sviluppo del proprio personaggio ma anche un’arena da battere. Trionfare all’interno di queste rende disponibile una passiva ed un pezzo di armatura ma concede buff anche ai nemici.
L’armatura a sua volta si divide in varie rarità, possiede bonus primari legati alla tipologia di equip e caratteristiche completamente aleatorie. Il tutto è completato da una serie di skill attive con eventuali castoni da combinare fino a massimizzare il damage output del proprio personaggio e fronteggiare le immense folle nemiche.
Dove il gioco necessita di un totale ripensamento è nel bilanciamento. Tra attacchi melee avversari dal danno fuori scala, combinazioni completamente rotte, possibilità di bypassare con troppa facilità le limitazioni imposte dagli sviluppatori, eccessiva centralità delle misure di crowd control che rendono inutili tutte le abilità single target, ci sono troppe vulnerabilità evidenti.
To Kill a God (qui il link alla pagina Steam) ha bisogno ancora di moltissimo tempo per raggiungere una forma accettabile e per divenire contenutisticamente completo; eppure già possiede in sé il germe di quello che potrebbe divenire un loop di gameplay estremamente astuto, dalla notevole rigiocabilità e dal fortissimo impatto sul giocatore.
Tribe Nine
Forte del character design di Kazutaka Kodaka, celebre autore della serie Danganronpa, sbarca nello Steam Next Fest 2024 con una corposa demo l’action-RPG con elementi gacha Tribe Nine (qui il link a Steam), pronto a introdursi in un territorio dall’accesissima competizione e lanciare il guanto di sfida a una Mihoyo ormai leader di mercato.
Nonostante nel 2022 Liden Films avesse realizzato un anime ambientato nel medesimo universo del gioco, il progetto di Too Kyo Games, si distacca in maniera piuttosto brusca da quelle che erano le tematiche della serie. L’XB (versione estrema del baseball utilizzata come strumento di risoluzione dei conflitti) cede il passo a un tradizionale sistema action, privo dell’elemento prettamente sportivo.
Questo mostra in maniera piuttosto palese numerosi punti di contatto con Zenless Zone Zero, come la tripartizione della squadra, la divisione del kit di ogni singolo personaggio in mossa normale, skill e ultimate (con l’aggiunta in questo caso di una seconda skill) e le chain moves concatenabili in caso di stagger.
Il sistema non solo risulta estremamente basilare e ripetitivo, come d’altronde accade nel titolo Mihoyo, ma in virtù di una certa grettezza delle animazioni finisce per essere meno fluido e divertente da giocare rispetto a quello della concorrenza. Inoltre, a detta del team stesso, è stata seguita una filosofia volta a rendere i nemici molto prevedibili ma provvisti di mosse devastanti.
Le bossfight, dunque, sono troppo lunghe ma basta una sola mossa ben assestata ad annientare l’intera squadra anche se essa è a full vita. Certo questi attacchi vengono annunciati con notevole anticipo ma il tutto appare come una strategia, per altro poco condivisibile, atta a incrementare il livello di sfida senza rendere realmente stratificate le varie battaglie.
Molto più vasta e ricca di varietà è la personalizzazione ruolistica che consente, addirittura, di modificare le regole delle battaglie tramite l’utilizzo di determinate carte, ognuna con rarità ed effetti specifici. Purtroppo Tribe Nine è un gacha e qualora vogliate realmente massimizzare le capacità della vostra squadra dovrete mettere obbligatoriamente mano al portafogli.
Ciò è un peccato perché narrativamente la nuova opera di Kodaka sembra fondarsi su principi forse non originalissimi ma accattivanti e dall’indubbio potenziale a lungo termine. I personaggi, infine, sono particolarmente ben caratterizzati, anche nell’immediatezza delle prime fasi di gioco, perciò, capaci di sorreggere l’incedere della story line.
Empire of the Ants
Il micro mondo di un formicaio manifesta una complessità strabiliante: quella di migliaia di piccoli esserini dediti a compiti completamente differenti e plasmati dall’evoluzione secondo necessità. Era solo questione di tempo prima che divenissero le armate di uno strategico e finalmente quel giorno è arrivato.
Tra i prodotti più interessanti di questo Steam Next Fest 2024 vi è Empire of the Ants (qui la pagina Steam), un RTS in miniatura che ci porrà a capo di vaste legioni di insetti in conflitto tra di loro. Da formiche, divise a seconda delle loro capacità, a pidocchi fino a scarabei stercorari, pare esservi un bestiario piuttosto numeroso a disposizione del giocatore.
Lo sviluppatore ha scelto di servirsi di una visuale in terza persona centrata sulla formica che fungerà da leader delle varie milizie di gioco, decisione da una parte comprensibile in virtù della grande importanza attribuita al comparto tecnico e alla costruzione degli ambienti, ma capace di compromettere la visibilità del campo di battaglia e dunque l’implementazione delle strategie.
Il loop di gameplay, inoltre, appare, almeno per quanto riguarda ciò che ci è stato concesso di provare, ancora limitato sebbene la situazione possa chiaramente evolversi nell’avanzare durante l’avventura. Esso, infatti, si impernia su due meccaniche principali: la gestione dei formicai e quella degli eserciti.
Prima, dunque, si prende il controllo delle proprie basi (con un UI non proprio eccelsa), le quali possono essere incrementate numericamente mediante azioni di conquista, quindi si fabbricano miglioramenti e difese per le stesse, infine, si lanciano poderosi attacchi contro gli insediamenti nemici nel tentativo di ottenere il controllo delle varie aree di gioco.
L’esperienza, nonostante la profondità appaia ancora superficiale e il livello di difficoltà piuttosto sottotono, è sorretta dall’impatto straordinario delle vaste schiere di bestioline che vagano per le mappe. Eccelle, infatti, la realizzazione in Unreal Engine 5, non solo grazie a una buona scalabilità del prodotto ma soprattutto in virtù della pressoché totale assenza di stutter.
The Precinct
Con uno stile e una prospettiva che ricorda i GTA vecchio stile ma una premessa che ribalta completamente l’identità della saga di Rockstar Games, “The Precinct” (qui il link alla pagina Steam) ci mette nei panni di un novello agente di polizia nella città di Averno, luogo ormai alla mercé di criminali e gang rivali.
Nel gameplay, tuttavia, il titolo di Fallen Tree Games si distacca sensibilmente dall’IP di Take-Two e adotta una struttura meno aperta al divertimento puro e scanzonato. Il team ha imbastito quella che cerca di essere un’esperienza più compassata e “simulativa” dove non vi saranno solo adrenalinici scontri a fuoco ma anche numerose attività più prosaiche.
Dall’inseguire vandali intenti a imbrattare muri al multare automobili parcheggiate sul marciapiede, il gioco alterna costantemente due registri apparentemente antitetici. Sembrerebbe, sebbene la demo ne abbia dato scarsa dimostrazione, che il protagonista debba conformarsi alla legalità nell’assolvere i propri compiti, senza, dunque, poter esagerare nell’applicazione delle norme.
La speranza è che questo ambito venga realmente approfondito e che scegliere come rispondere ai crimini di Averno City abbia effetti definitivi e consistenti sul proseguimento dell’avventura. Ciò strutturerebbe una campagna ove l’utilizzo delle procedure non sia mero flavour ma un reale elemento fondante della narrativa.
Inoltre, al momento nessun sistema di gioco è apparso realmente capace di sostenersi da solo sulle proprie gambe e di godere di una raffinatezza sufficiente a funzionare a lungo. Il sistema di shooting adotta un rudimentale cover system e appare impreciso, macchinoso e in generale fin troppo immediato e limitato.
Anche gli inseguimenti soffrono di una certa leggerezza nell’implementazione nonché di forti mancanze nell’intelligenza artificiale degli altri agenti e dei criminali in fuga. Ciò che abbiamo potuto provare è comunque solo una versione incompleta del prodotto e notevoli miglioramenti potrebbero essere apportati nei prossimi mesi.
Loco Motive
Treni e omicidi sono ormai una coppia piuttosto affiatata e frequentemente riempiono le pagine dei gialli più famosi. Con Loco Motive (qui il link alla pagina Steam) il team britannico Robust Games cerca di sovvertire i canoni compositivi del mystery classico e concepire un opera dai toni ilari e dai personaggi completamente fuori di testa.
Una locomotiva che sfreccia, un’anziana ereditiera, un impero ferroviario dal valore incommensurabile e dai troppi segreti. I topoi consueti di mille storie riappaiono in questo interessante “punta e clicca”, irriconoscibili poiché totalmente stravolti da uno stile sopra le righe e da un umorismo ora evidente ora più nascosto e sibillino.
Animazioni di indiscussa qualità e un doppiaggio assai funzionale conferiscono brio a ogni scena ed esaltano i momenti più divertenti della narrativa mediante scene marcate da una forte esagerazione della gestualità dei vari comprimari. Una scrittura organica e dall’eccellente controllo tonale permette, inoltre, alle eccentricità del titolo di ingranarsi all’interno del metodo investigativo.
Vi troverete, dunque, a risolvere enigmi (per ora piuttosto facili) con strategie inconcepibili nella realtà ma immediate se plasmate attorno alle bizzarre regole del mondo di gioco. Si spera, tuttavia, che la complessità dei puzzle si innalzi considerevolmente nei capitoli futuri in quanto la demo non ha al momento richiesto passaggi particolarmente intricati.
Un ultimo cenno va fatto obbligatoriamente alla splendida soundtrack di Paul Zimmerman che ha proposto sonorità affini al jazz ma capaci di assumere una dimensione scherzosa e comica all’occorrenza. Quella necessaria per un titolo con due anime: da una parte quella di un giallo e dall’altra quella di una commedia.