DeathSprint 66 Recensione
DeathSprint 66 recensione, che vi accingete a leggere, riguarda l’ultima fatica dei Sumo Newcastle, conosciuti ai più per aver realizzato Sackboy a big adventure. In realtà DeathSprint 66 ha destato una certa curiosità dall’avvento delle prime immagini in anteprima, vuoi per l’ambientazione, vuoi soprattutto per la novità rappresentata da un gioco di corse… senza veicoli.
L’idea di base – mai nascosta dagli sviluppatori – è nata dal leggendario film del 1987 con protagonista l’austriaco più amato dagli statunitensi: Arnold Schwarzenegger in “The running man”, meglio conosciuto come “L’implacabile” nei lidi nostrani. In tale pellicola (qui il trailer originale per chi fosse curioso di riscoprirlo) il mister universo teutonico partecipava suo malgrado ad un programma televisivo in cui la posta in palio era la libertà, il rischio era quello di perdere la vita e l’unico modo per vincere era… correre e scansare le numerose insidie, senza alcuna regola.
Dovete ammettere che una simile trama si sposa bene con l’idea di un videogioco futuristico, dove la velocità e la violenza la fanno da padrone. Allo stesso tempo non si era mai visto un racing game nel quale si inforca una tuta invece di un kart, un’auto o qualsiasi altro mezzo. Le prime immagini avevano quindi ingenerato innanzitutto il suddetto dubbio, accompagnandolo però con una discreta curiosità e buone aspettative.
DeathSprint 66 recensione: aspettative ripagate ed ispirazioni malcelate
Bisogna ammettere che tali aspettative sono state ripagate, almeno le mie, e se anche voi avete nostalgia di Wipeout probabilmente non rimarrete delusi. Delusi no, ma un pò spiazzati sì. DeathSprint 66 infatti riprende molti elementi da suoi predecessori assai altolocati, frullandoli insieme ed ottenendo un risultato decisamente gradevole e, nonostante le molteplici ispirazioni, originale.
Ho citato Wipeout della Psygnosis per l’ambientazione cyberpunk e la tonalità dei colori, ma anche per la velocità dell’azione e la possibilità di utilizzare armi mentre si gareggia e si cerca di lucrare ogni sudatissimo centesimo di secondo. Anche Redout 2, per motivi analoghi, viene richiamato alla mente. Ma sorprendentemente le analogie che si sposano meglio sono quelle con… Super Mario Kart. Sì, avete capito bene, il racing game più giocato ed iconico di sempre ha ispirato e non poco DeathSprint 66. Non sto parlando ovviamente dell’aspetto grafico nè tantomeno del mood (il titolo oggi recensito tracima violenza da ogni poro ed i concorrenti corrono per sopravvivere prima ancora di vincere) o dei graziosi e variegati go-kart che offre il titolo della Nintendo.
Ma ci sono degli elementi che ai giocatori più attenti non possono evitare di richiamare Sua Maestà Super Mario Kart: in primis gli oggetti (qui nominati “cadeau”) che si ottengono prendendo una grossa moneta e vengono attribuiti in maniera randomica tra quelli esistenti. Se questo vi ricorda qualcosa aspettate di sapere a cosa servono tali items: per farla breve c’è l’alter ego del guscio rosso a ricerca, del guscio verde da poter lanciare davanti o dietro, del missile nero che travolge tutto e tutti; ancora può capitare un raggio che stordisce per qualche attimo a mò di fulmine ed uno scudo che rende invulnerabili per preziosissimi attimi. Dopodichè sono presenti le frecce in terra che donano boost, ma l’accellerazione viene fornita anche a seguito di una derapata continuata.
Ma gli innegabili richiami devono essere accolti come un plus (dopotutto la formula di Super Mario Kart è la più vincente e longeva della storia), e soprattutto non lasciano mai la sensazione di trovarci di fronte ad un clone, proprio perchè DeathSprint 66 è questo ma mescolato a molto di più.
In realtà per il suo gameplay, per l’adrenalina che rilascia e per la mole di comandi che occorre padroneggiare contemporaneamente mi ha richiamato alla mente soprattutto Fast RMX (qui la nostra recensione). Infatti oltre ai tasti per gli immancabili salto e corsa, abbiamo quello per il turbo , che viene ricaricato raccogliendo dei piccoli fulmini, quello per l’item (o per l’arma, se preferite) e quello per la derapata.
Il tutto va usato non solo contemporaneamente, ma ad una velocità elevata, e soprattutto districandosi tra frecce accelleratrici ed ogni sorta di ostacolo pronto a triturarvi in mille pezzi. Si spazia dalle seghe circolari alle griglie al laser, e chi più ne ha più ne metta. Ovviamente pioveranno armi da ogni dove ed uscire di pista – per morire istantaneamente – è facilissimo, non fosse altro per le spallate degli avversari, micidiali se dosate con il turbo. Inoltre avrete a che fare con salti enormi in stile Fast Rmx, scie di cui approfittare e binari ai quali aggrapparsi al volo o sui quali montare per skatebordare in velocità.
Ovviamente tutti questi elementi in contemporanea da un lato rendono il titolo non immediato nè semplice, ma dall’altra lo sforzo necessario a padroneggiare i comandi viene ripagato da una maggiore profondità , e fa sì che l’abilità incida eccome, come in ogni racing game che si rispetti.
PVP on line
Se da una parte è galvanizzante scontrarsi in tal modo contro avversari umani, dall’altra si tratta di una lotta serratissima e senza esclusione di colpi: scordatevi di grattarvi il naso che immancabilmente vi pruderà al momento meno opportuno, perchè ogni minima distrazione comporta la morte o la perdita di attimi preziosi, e le imprecazioni per l’ennesima sega circolare lanciatavi ad un metro dal traguardo si sprecheranno.
Ma sono proprio questi momenti, così come l’adrenalina e la sensazione di difficoltà ben bilanciata dall’abilità necessaria per masticare egregiamente il gameplay, a costituire il fulcro della modalità principale, quella PvP on line, dove otto giocatori si sfidano con poca voglia di stringere amicizia.
La modalità funziona egregiamente: poco tempo da attendere, non abbisogna di chissà quale ping o banda larga e, a costo di sembrare ripetitivo, è adrenalina pura che necessita di riflessi di acciaio. Ciònonostante ad oggi non partecipa un gran numero di giocatori, e questo è un vero peccato, anche perchè, per come è strutturato il gioco, è importante avere a disposizione un parco di giocatori sempre presente. Starà al supporto post lancio attirarne un numero consistente, perchè i presupposti vi sono davvero tutti.
Altre modalità
Infatti oltre alla modalità PvP ed al tutorial abbiamo solamente la modalità “episodi”, anch’essa molto indovinata a parer mio, nella quale si affrontano delle sfide di diverso tenore, da soli o contro avversari guidati dall’intelligenza artificiale, nelle quali occorre arrivare in tempo al traguardo, passare attraverso checkpoint, arrivare con sole 5 vite (vi assicuro che sono poche), raggiungere un determinato punteggio mediante raccolta di fulmini e dimostrazioni di abilità varie, fino a due livelli pieni zipilli di trappole di ogni tipo.
Gli episodi sono veramente tosti e necessitano di continue ripetizioni alla ricerca del modo di lucrare quell’agognato secondo, ma servono anche per memorizzare le piste che affronterete poi on line. Promossa dunque anche questa modalità, mah… Che fine ha fatto il campionato? Sembra incredibile ma non c’è nessuna competizione da affrontare e nessuno straccio di campagna; tale scelta, sebbene le piste siano esplorabili sia con le prove che nei suddetti episodi, appare quantomeno un pò bizzarra e deficitaria.
Gameplay
Come anticipato il gameplay risulta avvincente: è galvanizzante tirare una spallata coadiuvata dal turbo all’avversario che poco prima ti aveva ridotto a brandelli e mandarlo fuori pista o addosso ad un tritacarne! Il gioco è in poche parole divertente, vario ed accattivante, soprattutto quando si giunge a padroneggiare i comandi e comprendere bene tutte le situazioni.
Grafica e sonoro
A livello tecnico niente da eccepire: il frame rate si mantiene stabile salvo pochissime occasioni con veramente tanta roba su schermo che schizza via contemporaneamente; la musica si adatta bene al tipo di gioco, confermando che quello tra sci fi e tekno è un connubio da sempre fortunato. A livello artistico deve piacere il genere per apprezzarlo, ma mi sento di promuovere il lavoro degli sviluppatori, ai quali va il mio personale plauso per non aver inserito le microtransazioni, pur avendo ridotto all’osso i cambiamenti estetici ottenibili sotto forma di premi, grazie a punti fama accumulati durante le corse online. Il punteggio dipende dal numero di morti, dalla posizione alla fine della gara e dalle “skillate” effettuate durante la corsa.
Considerazioni finali
Il gioco mette insieme buone idee con un’ottima realizzazione, risultando veramente coinvolgente. Ottimo anche per le volte in cui si ha poco tempo da dedicare al nostro hobby preferito, dato che la natura rapida delle gare si sposa appieno con il dedicare una mezz’oretta al gioco, ma attenti alla sindrome dell’ “ultima partita poi smetto”, che può cogliervi soprattutto quando sfiorate la risoluzione di una sfida per pochissimo.
Il core del titolo è però costituito dal multiplayer on line, e se il gioco non verrà supportato adeguatamente, c’è il rischio che il numero dei giocatori non sia adeguato, e sarebbe un vero peccato, viste le ottime premesse. Capisco l’immane concorrenza dettata dal catalogo di Steam, ma il gioco vale la pena, ha un prezzo accessibile e potrebbe esplodere da un momento all’altro…. Proprio come il nostro alter ego corridore quando scade il tempo!
Per supportare l’on line del titolo Acquista DeathSprint 66 Steam (instant-gaming.com)/?igr=GamesourceIT
Un gioco unico pur attingendo a piene mani elementi dai predecessori più disparati. Alla fine dona quel sano divertimento che promette, e non è poco.
Pro
- Adrenalinico come pochi
- Ottima profondità unita all'immediatezza del divertimento
- A livello tecnico nulla da eccepire
- Originale e sempre pronto per "una botta e via"
Contro
- Poche modalità: manca un campionato
- Al momento numero di giocatori non all'altezza di quel che offre