Silent Hill Ascension recensione in progress
Abbiamo assistito alla premiere di Silent Hill Ascension e abbiamo qualcosa da dire. La recensione che segue è una recensione in progress, che verrà aggiornata man mano che il progetto andrà avanti.
Partiamo dal presupposto che io personalmente, avendo a cuore questa serie, mi avvalgo del diritto di essere molto critico a riguardo. Erano anni che aspettavo il ritorno in auge della serie e dopo l’annuncio dell’anno scorso di Konami non stavo più nella pelle, ansioso di vedere come la software house aveva deciso di resuscitare uno dei videogiochi horror più amati e importanti della storia dei videogame. E’ passata qualche ora della fine della premiere di uno dei titoli di ripartenza della saga denominato Silent Hill Ascension, in un esperimento tanto interessante ma che potrebbe non convincere tutti. Con la mano tremolante dall’emozione mi sono lasciato trasportare dalla voglia di rituffarmi nelle tematiche horror psicologiche che hanno sempre contraddistinto la serie e ora sono qui ad analizzare cosa mi ha convinto e cosa (purtroppo) no. Vediamo insieme i pro e i contro di questa prima puntata trasmessa in streaming tramite l’applicazione su iOS e Android ed il sito di Ascension.com cercando di raccogliere un po’ le idee.
Silent Hill Ascension le analisi della prima puntata
Iniziamo anzitutto da come è stato organizzato l’intero progetto. Per quanto riguarda il coinvolgimento, devo dire che il lavoro fatto da Genvid Entertainment è riuscito bene. La schermata iniziale del sito è ben organizzata, mettendo a fuoco gli elementi principali del videogioco (chiamiamolo così per quieto vivere) e introducendo il giocatore/spettatore sulle azioni che dovrà compiere inizialmente.
Al giocatore viene presentata la possibilità di acquistare un season pass con alcuni adesivi da usare in chat o per la personalizzazione di un avatar. Una chicca davvero interessante è quella di poter acquistare, utilizzando i punti influenza, un biglietto per far apparire il proprio avatar in una delle scene durante gli episodi, così da contribuire ad un maggior coinvolgimento.
Il concept è sicuramente innovativo, coinvolgere l’intera community di tutto il mondo in tempo reale nel decidere insieme il fato dei protagonisti è probabilmente la prima volta che si vede in questo ambito. Facciamo però un breve riassunto della storia che conosciamo finora così da avere un quadro completo, perché da qui si parte, a mio parere, con la prima nota dolente.
Il gioco non fa nessuna introduzione alla storia: se non ti informi in modo autonomo, ti ritroverai gettato direttamente nell’azione con mille domande: “Cosa sta succedendo?”, “Chi sono queste persone?”… il non fan resterà sicuramente confuso nell’inquadrare le situazioni che stanno avvenendo. Perciò ritengo doveroso un recap della base della storia che circonda i personaggi.
Le basi della trama che sappiamo fino ad ora
Qui il dramma coinvolge due famiglie: gli Hernandez e Johansen. I primi vivono in una cittadina della Pennsylvania, un piccolo territorio urbano situato tra New York e l’Illinois. Assistiamo da subito a un evento che coinvolge il leader di una comunità, Rachel, che sembra ricoprire il ruolo di guida spirituale intenta ad aiutare chi ha bisogno di un equilibrio psicologico.
Dall’altra parte, in Norvegia, assistiamo al dramma della famiglia Johansen dove la matriarca muore in circostanze rapide e misteriose. Ciò scatenerà una sequenza di eventi inspiegabili che coinvolgerà principalmente il marito, Karl Johansen, che per primo si ritroverà davanti il cadavere della moglie. Qui assistiamo già a due analogie con la serie in generale.
La comunità di Rachel è analoga al Culto presente nei primi capitoli della serie, mentre la morte della moglie di Karl ricorda alcune sequenze delle vicende di Silent Hill 2. Si nota da subito quanto ciò che viene raccontato assumerà toni cupi e maturi come l’omicidio, il senso di colpa e il trauma, aspetti affini con le tematiche da sempre trattate dal brand.
Nonostante le analogie sui temi trattati, è il primo capitolo della serie ad essere ambientato lontano da Silent Hill, discostandosi dalla famosa cittadina Statunitense che conosciamo tutti. Un punto di rottura che potrebbe essere comunque essere visto in positivo, notando quanto Konami voglia espandere l’universo delle vicende narrative che hanno contraddistinto da sempre la serie.
A strapparmi qualche sorriso, oltre agli evidenti rimandi ai vecchi capitoli, è stato qualche piccolo easter egg presente come la suoneria del telefono a cui risponderà Karl Johansen, che riprende uno dei pezzi più belli della colonna sonora di Silent Hill 2.
Cosa non ha convinto?
Come già anticipato, il primo problema del gioco è che si getta a capofitto nelle vicende senza dare un’anticipazione tangibile o presentare a dovere i personaggi e le situazioni che si vedono a schermo. E’ una nota dolente, in quanto Silent Hill ci ha da sempre abituato a creare fin da subito empatia o disaccordo con i protagonisti della storia.
Sottolineando che è comunque la prima puntata, a mio parere sarebbe stato più lineare e conciso introdurre un pò di più i protagonisti ma questa potrebbe anche essere una scelta data dalla natura del progetto. Essendo diviso in episodi non proprio lunghissimi è probabile che la software house abbia preferito “correre” per non annoiare lo spettatore con troppi preamboli.
Scelta condivisibile ma che alla fine è come una medaglia a due facce. Il problema è che il gioco scarica il suo carico horror troppo rapidamente. In pochi istanti, Karl viene inseguito da diversi mostri generici attraverso l’Otherworld, mentre nella storia di Rachel vediamo molto rapidamente un mostro che viene evocato e commette un omicidio.
Avendo affrontato giochi come Alan Wake 2, con tutt’altra scelta di pacing nel creare suspense, l’introduzione “usa e getta” di più mostri in questo Silent Hill sembra scadente. Sembra anche commettere il peccato capitale dei giochi di Silent Hill utilizzando i mostri in modo generico invece di adattarli ai traumi e alle stranezze subconsce dei personaggi che ne sono afflitti.
Proprio su questo argomento ho dedicato un editoriale a parte, per sottolineare quanto ciò sia una delle basi portanti di Silent Hill. Ci sono tre scelte che il pubblico può fare durante l’episodio, apprezzate – anche se non appieno – per come vengono presentate. Sono divise in base alle situazioni mostrate e i giocatori hanno molto tempo per votare.
Le opzioni vanno dal distruggere una prova incriminante per la polizia o consegnarla, all’essere onesti con qualcuno riguardo al proprio ruolo in una recente tragedia fino al rimproverarlo anche solo per averglielo chiesto. Invariabilmente alcuni plot twist così definiti potrebbero distorcere la situazione e rendere le decisioni da prendere noiose, ma il giocatore resta comunque con la sensazione di voler sapere cosa succede dopo.
Verso fine episodio si viene messi di fronte a una sequenza in QTE inaspettata e non proprio funzionale. La sequenza avviene senza preavviso, il che significa che io (e gran parte del pubblico, in base alla barra dinamica che mostra le persone che agiscono) abbiamo fallito molti dei primi QTE prima di comprendere cosa il gioco stava chiedendo di fare.
Insomma, anticiparmi come svolgere le azioni sarebbe stato meno frustrante. La sequenza prevede che Karl vaghi di nuovo nell’Otherworld, questa volta rimbalzando attorno a un vero mattatoio di nemici di Silent Hill, con te che scorri, fai clic e tocchi per farlo passare in sicurezza. Essendo una sequenza horror, non è molto ben riuscita: nessuna suspense, nessun terrore.
Una sequela di scene di Karl mentre inciampa da un macabro scagnozzo all’altro, indietreggiando da una creatura solo per farne apparire un’altra dal nulla senza spiegazione con animazioni legnose e un’ atmosfera piatta. A tal proposito, colgo l’occasione per segnalare come sul lato tecnico i modelli poligonali siano ben fatti (sia dei personaggi che dei mostri) ma con alcune animazioni che lasciano un po’ troppo a desiderare.
E’ chiaro che siano azioni semplici da svolgere alla portata di tutti probabilmente per rendere il gioco accessibile a chiunque, ma sicuramente si poteva avere qualche accortezza in più. Soprattutto dato dal fatto che concentrandoti sulle azioni da compiere con il dito o con il mouse, praticamente perdi tutta la scena e non è chiaro quello che sta accadendo.
Anche se abbiamo ufficialmente fallito questa sequenza, gli eventi sullo schermo sembravano svolgersi senza intoppi, con l’unica conseguenza che Karl “ha perso un po’ di speranza” dopo il nostro fallimento collettivo. Tutto ciò ha portato a chiedermi se il nostro coinvolgimento sia davvero importante. Preciso ancora una volta che questa è una RECENSIONE IN PROGRESS e che tutto potrebbe mutare (lo spero vivamente) nel corso delle prossime puntate.
Considerazioni finali IN PROGRESS
Nonostante le note negative elencate, sono in ogni caso stato coinvolto dalla storia in quanto mi sembra comunque ancorarsi ai temi cupi della serie. Sono curioso di vedere come finirà, anche se onestamente mi ha lasciato interdetto il fatto che l’atmosfera di Silent Hill è sì presente ma fatica parecchio a farsi percepire. Sarò felice se, con sorpresa, ci sarà quel guizzo a sorprendermi nei prossimi episodi.
Resta sintonizzato con noi per non perderti il proseguo della recensione e le altre considerazioni sul nuovo progetto di Konami per riportare in alto il nome del brand di Silent Hill.
Un esperimento interattivo che purtroppo fatica nel ricreare l'atmosfera marchio di fabbrica della serie.
Pro
- Ottimo coinvolgimento con le votazioni per la storia e gli enigmi
- La possibilità di far apparire il proprio avatar nelle scene è molto interessante
- Ottimo comparto grafico...
Contro
- ...ma le animazioni non sono convincenti
- L'atmosfera di Silent Hill è poco percepibile
- Alcune basi solide della serie non hanno profondità
- La narrazione è un pò troppo sbrigativa