One Piece NETFLIX Recensione No Spoiler

Ricchezza, fama, potere. Riuscirà Netflix a trovare tutto questo con One Piece in live-action?

One Piece NETFLIX Recensione No Spoiler - Ecco tutta la squadra
Ecco tutta la squadra

Ricchezza, fama, potere. Riuscirà Netflix a trovare tutto questo con il suo ultimo tentativo di portare un manga nel mondo delle produzioni live-action o è la dimostrazione che alcune storie sono strettamente vincolate al loro medium, ai suoi tempi e ai suoi spazi? Scoprilo con noi in questa Recensione No Spoiler di One Piece di Netflix.

One Piece NETFLIX Recensione No Spoiler | Pronti all’arrembaggio?

Il countdown è finito, e le tre parole che aprono il discorso sul patibolo del re dei pirati, Gold Roger (lettori del manga perdonatemi, la recensione è SENZA spoiler!), nella prima puntata di One Piece saranno sicuramente riecheggiate nella mente degli amministratori di Netflix negli ultimi sei anni.

Tanti ne sono passati da quando Shueisha, l’editore giapponese del manga, e la casa di produzione americana Tomorrow Studio hanno annunciato che avrebbero iniziato la produzione dell’adattamento del manga capace di frantumare ogni record di vendite. Poi, nel 2020, è stato ufficializzato che la serie sarebbe stata realizzata per Netflix, che ne ha commissionato la prima stagione.

Considerando che ogni trasposizione di un manga tentata sino ad oggi dalla nota piattaforma streaming è stata regolarmente criticata dai fan e stroncata dalla critica e che adattare un’opera come One Piece con il budget di una serie tv è molto complesso anche solo da immaginare per via della varietà dei personaggi e dei mondi rappresentati, l’impresa per la grande N rossa era tutt’altro che banale.

È una scommessa che Netflix, però, ha voluto giocare insieme all’autore, Eiichirō Oda, che con il manga entrato nella saga conclusiva dopo 25 anni di serializzazione, ha ora l’occasione di prolungare il franchise. E quindi? Esperimento riuscito? In parte, ma siamo lontani dall’obbiettivo, a mio parere.

Otto episodi, quattro film e un grande inizio

La prima stagione di One Piece copre indicativamente i primi 95 capitoli del manga, ossia la parte ambientata nell’East Blue: dagli inizi in cui la ciurma di Luffy si inizia a formare fino alla saga di Arlong. La visione degli episodi (portati da 10 a 8 per ragioni di budget) è consigliata a multipli di due.

Gli episodi si concentrano infatti su quattro mini-saghe e sono diretti a coppie da quattro registi diversi: questa struttura narrativa si traduce in quattro film dalla durata di circa un’ora e quaranta minuti ciascuno. I primi due episodi, diretti da Marc Jobst, raccontano l’inizio delle avventure di Monkey D. Luffy (Iñaki Godoy), l’incontro con i primi compagni – lo spadaccino Roronoa Zoro (Mackenyu) e la navigatrice Nami (Emily Rudd) – e gli scontri con i primi nemici, il capitano della marina Morgan Mano d’Ascia e la ciurma capitanata da Bagy il Clown (Jeff Ward).

Gli episodi sono diretti in maniera equilibrata nonostante l’eccessività caratterizzante i personaggi, il feeling tra gli attori è palpabile, i combattimenti sono enfatizzati dall’uso di numerosi piani sequenza e le interazioni dei personaggi sono convincenti. Ma ciò che maggiormente funziona nei primi due episodi, è sicuramente il flashback del protagonista.

Il flashback come ausilio narrativo

Come per il manga, per cui il flashback è un tratto distintivo e fondamentale per la caratterizzazione dei personaggi, il regista ha saggiamente deciso di costruire in maniera frammentata il passato di Luffy, inserendo come un mosaico i ricordi del protagonista durante entrambi gli episodi. La regia coinvolgente e il montaggio efficace portano ad un climax totalmente riuscito, che confluisce nella scena tra le più iconiche del manga, rendendola memorabile anche in live action.

One Piece NETFLIX Recensione No Spoiler - Shanks e Luffy
Shanks e Luffy

Nei primi due episodi facciamo anche la conoscenza di altri personaggi molto importanti per la storia di One Piece, tutti interpretati in maniera davvero convincente anche negli episodi successivi: Shanks il Rosso (Peter Gadiot), il vice-ammiraglio della marina Garp (Vincent Regan) e la prima persona con cui Luffy stringe amicizia durante il suo viaggio, Kobi (Morgan Davies).

Episodi 3 e 4, con Usop e Kaya

A differenza dei primi due episodi, in cui sono protagoniste diverse location, il terzo e il quarto diretti da Emma Sullivan si sviluppano all’interno di un unico set: la villa di Kaya, nell’isola di Shirop. In cerca di un’imbarcazione, i protagonisti conoscono Usop (Jacob Romero Gibson), provetto cecchino e abile bugiardo.

Usop lavora nel cantiere navale della città e li porta dalla sua migliore amica Kaya, proprietaria della caravella che Luffy ha intenzione di comprare. Kaya, ricca di famiglia, ma orfana dei genitori, è in condizioni precarie di salute, ed è accudita da un maggiordomo che brama le sue proprietà.

Il personaggio di Kaya è davvero ben rappresentato, non solo grazie alla somiglianza dell’attrice (Celeste Loots) con la controparte cartacea, ma soprattutto ad una sceneggiatura originale che offre alcune scene non tratte dal manga ma coerenti col personaggio (come, ad esempio, un dialogo con Nami nel cuore della notte).

Con gli episodi 5 e 6 arrivano i punti di rottura più sensibili

Dopo 4 episodi emozionanti ed avvincenti, il quinto ed il sesto episodio diretti da Tim Southam sono, per distacco, i peggiori dell’intera stagione. La CGI e gli effetti visivi sono nettamente insufficienti e la presentazione di un personaggio fondamentale per la macro-trama di One Piece come Drakul Mihawk (Skeet Ulrich) è tragicomica, inaccettabile anche per un B-movie.

L‘integrazione forzata di alcuni personaggi, come Don Krieg e Gin, presumibilmente per compiacere i fan del manga, dimostra di essere inefficace nella pratica, dato che tali inserimenti risultano per lo più insignificanti per la narrazione del live action, risultando controproducenti (in particolare Krieg, che appare come una brutta copia di un cosplayer).

Vengono anche fatti errori macroscopici di regia: nello scontro più atteso delle due puntate, dalla durata di 5′ circa, il meteo cambia quattro volte in maniera evidente (sole, poi nuvolo, poi sole, poi nuvolo). Certo, non tutto è da buttare, però la corsa alla ricerca della qualità offerta da manga e anime originali qui subisce una frenata brusca.

Di questi episodi non tutto è da buttare, sia chiaro

Come per i precedenti quattro episodi, anche in questi c’è un nuovo membro della ciurma che funziona (Sanji, interpretato da Taz Skylar), un personaggio secondario che spicca per carisma (Jeff, interpretato da Craig Fairbrass) e un tema cardine del manga efficientemente rappresentato (l’importanza di credere nei propri sogni).

La sceneggiatura si dimostra funzionale per la caratterizzazione dei personaggi anche se originale (il gioco di bevute tra Zoro e Nami) e qualche discostamento dal manga si inserisce perfettamente nell’adattamento live action, come la scelta di inserire battute con terminologie nautiche (“Cazza la scotta!” non l’abbiamo mai letta nel manga) o l’intuizione di far vedere anche il punto di vista di Garp, Kobi ed Helmeppo (il figlio di Morgan Mano d’Ascia).

One Piece NETFLIX Recensione No Spoiler - Ecco tutta la squadra
Ecco tutta la squadra

A differenza dell’opera di Oda, infatti, vediamo da vicino la formazione, la crescita e l’evoluzione dei tre personaggi della Marina, che sono a tutti gli effetti dei protagonisti per il grande minutaggio a loro disposizione nelle diverse puntate, e non semplici comprimari in questo primo arco narrativo. 

Fedeltà al manga: croce o delizia delle ultime 2 puntate?

Le ultime due puntate, dirette da Josef Wladyka, chiudono la prima stagione con l’approdo della ciurma al villaggio di Coco sull’arcipelago Konomi, con Nami protagonista. Il flashback della navigatrice, che nel manga è tra i più strazianti ed emotivamente coinvolgenti di tutta l’opera, nel live action è poco incisivo a causa di una errata costruzione narrativa e di montaggio.

Lo scontro finale con Arlong, poi, è sin troppo veloce e sbrigativo: essendo l’antagonista finale, era auspicabile una maggior attenzione. Inoltre, come per i due episodi precedenti, sono presenti evidenti errori di montaggio e di regia, come ad esempio il discorso di Arlong alla sua ciurma prima della battaglia finale.

Il regista ha infatti montato il monologo tagliando le pause tra una frase e l’altra, senza inquadrare altri personaggi, ma tenendo sempre lo stesso primo piano, come se l’attore che interpreta l’uomo-pesce non fosse stato capace di recitare le sue battute in un unico ciak.

Ciò che funziona sulla tavola non sempre funziona su pellicola

In ultimo, ma non meno importante, la maniacale fedeltà della trasposizione live action rispetto all’opera originale non sempre porta benefici da un punto di vista della resa su schermo. L’esempio lampante l’abbiamo sulla sequenza in cui, alla fine del settimo episodio, il protagonista cede il suo prezioso tesoro a Nami: ogni fotogramma sarebbe sovrapponibile alle relative tavole del manga.

È una libidine per i fan, ma un dito negli occhi per i fruitori di serie tv. L’esclusiva attenzione ai dettagli penalizza la scorrevolezza e la credibilità della scena; concentrandosi sulla traduzione visiva delle tavole di Oda, il regista ha perso di vista il fattore emotivo e la scena non colpisce dove dovrebbe.

One Piece: promosso o bocciato?

Rimandato, a una seconda stagione. Nel complesso, questa prima stagione di One Piece funziona a metà. Una prima parte, composta da due film divisi in due parti, equilibrati, credibili e coinvolgenti, e una seconda parte composta da altrettanti episodi che risultano confusi, fiacchi e inadeguati.

Tutto il team ci ha messo il cuore e si vede. Le tematiche care a Oda (che ha personalmente supervisionato il lavoro) sono tutte presenti: l’importanza nel perseguire e credere nei propri sogni, il cambiamento a favore delle nuove generazioni, il concetto di giustizia (grazia alla sapiente messa in scena con i punto di vista dei Marines), il razzismo.

One Piece NETFLIX Recensione No Spoiler - È sicuramente una serie imperfetta, ma c'è del cuore dietro
È sicuramente una serie imperfetta, ma c’è del cuore dietro

Una seconda stagione quasi certamente si farà, ma spero che gli ultimi 4 episodi siano di lezione: talvolta nelle trasposizioni un movimento di macchina, una messa in scena adeguata, una sceneggiatura solida, un’inquadratura, un piano sequenza, sono tutti elementi che possono essere più incisivi di una riproduzione uno a uno delle pagine di un libro o manga.

Nonostante ci sia un grande autore dietro la storia e la macro mitologia di One Piece, per fare un passo in avanti è necessario che i registi scelti siano più autoriali senza limitarsi a riprodurre fedelmente, ma senza anima, le pagine disegnate da qualcun altro. Il live action insomma non sostituisce il manga: nel bene e nel male.

6
La prima stagione di One Piece è profondamente imperfetta, ma è stata fatta di cuore. La speranza è che gli autori e i produttori imparino dagli errori commessi per non ripeterli in un'eventuale seconda stagione.

Pro

  • La passione e l'amore messi nel progetto si notano
  • I primi 4 episodi funzionano...

Contro

  • ...ma dal quinto iniziano i problemi
  • Servono registi più autoriali
  • Il riportare 1 a 1 le tavole su pellicola non si rivela sempre la scelta migliore
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