Darkest Dungeon 2 – Recensione
Lo sappiamo. Oggi è tutto un cercare quella formula. Sai quale. Quella che funziona, quella dove gameplay, bilanciamento, soundtrack e meccaniche si uniscono a formare quel sistema che fa dire a milioni di giocatori “Wow, questo è il gioco per me.” Non la molli quella formula, una volta che l’hai trovata. Ci costruisci sopra seguiti, serie, spin-off. Le nostre serie più amate sono state costruite attorno a una formula di successo, le avventure videoludiche più popolari devono gran parte del loro successo a una formula che funziona.
È un discorso complicato, vero? Se non lo fosse, non ci sarebbe tutto questo affanno a cercarla, la formula. Non ci sarebbero quei mille copioni che copiano e lo fanno male, quelli che prendono pezzi e sanno o non sanno integrarli nella loro di formula, o quegli innovatori che prendono i loro rischi, e non possono scappare alla “uno su mille ce la fa.”
Non è intelligente mollare la tua formula. Perchè dovresti? Squadra che vince non si cambia. E se la molli, cosa ti inventi? No, molto meglio rimanere sul sentiero conosciuto. È la cosa ovvia da fare. Beh, i ragazzi di Red Hook Studios apparentemente non hanno ricevuto il memo. Parliamone.
Perchè cambiare?
Darkest Dungeon funzionava. Diciamolo meglio: Darkest Dungeon ha fatto scuola. Il sistema a due dimensioni, con i personaggi in fila indiana e le posizioni. L’ambientazione post-apocalittica e la difficoltà spaccadenti. Quanti giochi l’hanno imitata? Troppi da dire. Quanti giochi l’hanno implementata con lo stesso successo? Nessuno.
Darkest Dungeon funziona. E continua a funzionare. Pochi giochi hanno una comunità di modder altrettanto florida, con altrettanti risultati. Quindi, perché cambiare? Perchè abbandonare una formula che ha fatto scuola? Una strana scelta, eppure eccola qui. Darkest Dungeon 2, l‘attesissimo seguito del capolavoro che è rimasto nei nostri cuori dell’Oscurità. E accidenti se è diverso.
Darkest Dungeon era una campagna, una lunga, sfibrante lotta contro un’oscurità inarrestabile e tutti i Cthulhu e chi per loro portata avanti da una comunità di anime perdute da gestire e reclutare e addestrare e a cui affezionarsi. Il seguito… non esattamente. Ma andiamo con ordine.
Caos, dentro e fuori
I tuoi soldati hanno sofferto e sono morti, si sono fatti strada tra orrori e mostri, affrontando ferite, morti e menti che andavano in frantumi. Giù, giù fino al cuore di tutto. E non è bastato. Il Darkest Dungeon è eruttato, sputando nel mondo tutto l’orrore che conteneva. E il mondo? Sta andando in fumo. Letteralmente. Oscurità e non-esistenza stanno inghiottendo foreste, città e campi. Sogni infranti e desideri irrisolti si mischiano con il rumore delle case che bruciano e la carne che cresce come alberi. Mentre tutto svanisce in una nebbia caliginosa e le barriere tra pazzia e sanità crollano, pazzi, mostri e creature che una volta potevano essere uomini distruggono e corrompono quello che rimane. E intanto, i discepoli mascherati del Dungeon guardano, aspettando la fine. Ci siamo, ragazzi. È l’apocalisse. E non c’è modo di fermarla. O forse si?
C’è un’ultima speranza, un ultimo barlume. Una banda di… eroi? Non proprio. Sono gli spezzati, i falliti, gli abbandonati, gli ultimi rimasti. Eccoli che arrivano, dalla nebbia della mente urlante e dal mondo che va in frantumi, per salire sulla nostra carrozza (che sembra una bara) e farsi strada tra tutti gli orrori del mondo in fiamme. Al Darkest Dungeon, per chiudere la breccia. Giù, nell’oscurità. Un ultimo viaggio, un’ultima possibilità di redenzione.
Questo è il setting del nostro seguito, e non posso dire che non sia un degno erede del suo illustre predecessore. Un’apocalittica discesa all’inferno, dove lo spirituale si mescola con il fisico, la mente con il corpo, il trauma con l’aberrazione. È un sogno? È realtà? È l’incubo lucido di una mente impazzita? E chi lo sa. Benvenuti a Darkest Dungeon 2.
E di sicuro l’hai capito, tutti i personaggi a cui ci siamo affezionati nel primo episodio della serie fanno il loro ritorno. Barristan, Audrey, Boudica, Balduino, o qualsiasi nome sceglierai per loro; tornano tutti per un’altra discesa all’inferno e verso la luce. E che ritorno. Animati in 3D per la prima volta, con modelli che è una delizia guardare. Ciascuno con la sua storia, a volte uguale a quella che abbiamo visto nei piccoli fumetti del primo episodio, o che abbiamo intuito dagli shout sparati durante un crollo nervoso. A volte, del tutto nuova. Ma sempre da scoprire durante il nostro playthrough.
Anche la nostra cara voce narrante fa il suo ritorno, con tutto il bagaglio di frasi a effetto che abbiamo imparato ad amare. Non l’Antenato però. Stavolta, è lo Studioso e parla come uno studioso dovrebbe. Al centro di tutto? Tu, il protagonista. Ancora una volta. Speriamo non finisca come l’ultima, eh?
Un’apocalisse di meccaniche
Darkest Dungeon 2 è un gioco su missioni disperate in un mondo in fiamme. Più prosaicamente, ogni campagna si snoda su un percorso ad albero in stile Slay the Spire, con nodi evento collegati da percorsi che voi dovrete scegliere per riuscire ad arrivare al boss finale nel modo migliore possibile. Abbiamo scontri, ostacoli, dungeon, oasi, decisioni e chi più ne ha più ne metta. Alla fine di ogni zona, una taverna, dove ritemprarsi con oggetti comprati o raccolti lungo la strada, addestrarsi e scegliere la prossima tappa.
Ogni campagna vi prenderà da un minimo di un’ora a un massimo di un’ora e mezza. Per un roguelike, siamo nella zona delle cose prolisse. Non è sorprendente, quindi, che i ragazzi di Red Hook abbiano imbottito il gioco con numerose meccaniche per tenere la tua attenzione sulla strada.
Innanzitutto, l’inventario. Ben due tipi di denaro, da spendere alla fine di ogni zona in oggetti e accessori. La gestione è fondamentale se volete riuscire nella vostra campagna contro il male. Avete oggetti di battaglia, oggetti da taverna, accessori per personalizzare i vostri eroi, equipaggiamento per la vostra carrozza. E guai a non usare tutto! Ogni minimo vantaggio può fare la differenza nel mondo che svanisce!
Gli eroi. Il nostro memorabile gruppetto di falliti ritorna, con tutte le loro abilità tra cui scegliere e combinare ed utilizzare attentamente. E qui abbiamo le nostre prima novità. Invece di acquistare le abilità, dobbiamo sbloccarle passando in un nuovo nodo chiamato Santuario. Qui, in combattimenti particolari o in scene narrate che rompono il flusso, possiamo vedere e sentire episodi della vita dell’eroe di turno, imparando a conoscere la loro personale storia di tragedia e degradazione. Dite quello che volete sul potere dell’immaginazione, ma questo approccio funziona.
Come dimenticare i combattimenti? Tra ritorni come lo stress e il death door, il sistema è stato snellito, con meno insistenza sulle percentuali e più numeri tondi e semplici. Ha tolto qualcosa alla difficoltà? Nemmeno un briciolo. Vi tiene incollati alla sedia, sudati, mentre pregate che i nemici di turno non massacrino lo stesso eroe tre volte di fila? O che un eroe sanguinante superi la death door? Puoi scommetterci. Darkest Dungeon rimane sé stesso.
Un’altra importante novità è il sistema delle relazioni. Vedi, i tuoi eroi sono gente andata e fallita, e Darkest Dungeon 2 è una storia sul riuscire a rialzarsi. Quindi ha tutto il senso del mondo che questi disgraziati stringano legami tra loro, o che imparino a odiarsi. Il risultato è compagni legati per la vita, innamorati, oppure nemici, invidiosi e peggio. E che effetto sulle abilità…
Ah, poi c’è l’Empietà. E la carrozza. Insomma, poche cose da tenere d’occhio mentre ti fai strada per l’inferno.
Ruggiti nel buio
Non è un mistero che la musica minacciosa, le ambientazioni tetre e i nemici schifosamente inventivi erano tra i punti di forza di Darkest Dungeon. Il seguito riesce allo stesso modo e, in certi versi, anche ad andare oltre. La soundtrack è magnifica, con musiche tetre e deprimenti che si alternano a sinfonie di epica finalità. Arriva alla Montagna, poi mi dirai.
Nemmeno l’artwork delude, con fondali 2D perfettamente fusi a un’ambientazione tridimensionale, una combinazione che catapulta Darkest Dungeon 2 in una generazione completamente nuova rispetto al suo predecessore. E ovviamente, i nemici. Red Hook non si smentisce, offrendo un assortimento di mostri, tentacoli, abomini, zombie e altro ancora. Alcuni rimandano chiaramente al primo episodio della serie, una buona scelta considerato lo stacco con il suo successore, altri sono completamente nuovi. Tutti sono adatti al setting, dannatamente difficili da abbattere e pura gioia oscura da guardare e da cui essere orripilanti.
Anche il lato tecnico è ben curato. A parte un paio di finestre di dialogo vuote e un qualche calo di fps, anche il gioco teneva benissimo anche sul mio rottame di PC. Ed è dire tanto.
La luce alla fine del tunnel?
Parecchie meccaniche accennate, novità introdotte, legami col passato mantenuti. E siamo alla domanda finale. Ma funziona? La risposta è un fragoroso si. Le meccaniche di Darkest Dungeon 2 fluiscono benissimo l’una sull’altra, tutte importanti e nessuna ingombrante. Il bilanciamento è ottimo, e costringe il giocatore a pensare e ripensare la sua strategia e a tenere conto di ogni aspetto del gioco, sia la composizione del team, le abilità scelte, il percorso, le zone e la gestione dell’inventario. Sta a te se il prossimo caracollo attraverso la foresta oscura sarà solo vagamente infernale o un disastro di recriminazioni e relazioni in frantumi.
Il setting è compatto, ruotando tutto intorno ai temi di oscurità montante, brandelli di speranza, depressione e redenzione, lucidità e pazzia. Ogni elemento del gioco, dalle storie degli eroi, alle musiche, alle relazioni richiama e presenta questi temi in modi evocativi che fanno venire i brividi sulla schiena e vi terrà incollati allo schermo per ogni nuova crociata contro la fine del mondo.
Red Hook ha poi gestito bene il salto di genere e grafica, mantenendo abbastanza legami con il primo episodio della serie da rendere chiaro il passaggio di bastone, ma senza mai copiare, senza mai riciclare davvero, tenendosi ancorati a un’innovazione e una creatività che è da ammirare. Insomma, penso sia chiaro ormai. Darkest Dungeon funzionava? Il suo successore non è da meno. Evidentemente, lo Studioso ha ragione quando dice che ci sono molte strade per arrivare alla Montagna.
Red Hook Studios aveva trovato la formula vincente, ma invece di rimanerci aggrappati, hanno rischiato e tentato una nuova strada. Il risultato è un ottimo roguelike che vi regalerà 40 ore e più di brividi, emozioni e frustrazioni mentre lottate disperatamente per dare al mondo un’altra chance. Un comparto sonoro azzeccato e un artwork creativo e deliziosamente eldritch si uniscono per creare un altro episodio di una saga gothic-lovercraftiana che ha fatto e continua a fare scuola.
Darkest Dungeon 2, ottimo roguelike per PC su Steam, un'oscura avventura per dare al mondo un'altra possibilità contro la fine.
Pro
- ottimo bilanciamento
- soundtrack evocativo
- meccaniche interessanti
- interfaccia intuitiva
- ottima grafica
Contro
- a volte si dilunga
- frustrazione per campagne fallite
- qualche difetto tecnico