Atelier Ryza 3: Alchemist of the End & the Secret Key – Recensione
Quella di Atelier è una serie che tra i confini giapponesi ha performato sempre costantemente bene, mentre in Occidente ha fatto un po’ più di fatica a conquistare una cerchia di appassionati. Sviluppata da Gust Co. Ltd. dal 1997, negli ultimi anni già il primo Atelier Sophie: The Alchemist of the Mysterious Book del 2015 ha provato a smuovere le acque alla saga JRPG, ricevendo un discreto ma non alquanto impeccabile appoggio dei giocatori occidentali.
Ma è con Atelier Ryza che qualcosa ha cominciato a sbloccarsi, grazie a una protagonista spumeggiante come Reisalin Stout – o più comodamente Ryza – e a una formula di gioco migliorata sotto tanti aspetti.
Dopo Atelier Ryza: Ever Darkness & the Secret Hideout nel 2019 e Atelier Ryza 2: Lost Legends & the Secret Fairy nel 2021, Gust e Koei Tecmo decidono di chiudere l’epopea della nostra alchimista kawaii con Atelier Ryza 3: Alchemist of the End & the Secret Key.
Quelle strane e inquietanti isole…
Parlando di un sequel diretto, Atelier Ryza 3: Alchemist of the End & the Secret Key riparte a distanza di un anno dagli eventi raccontati nel secondo capitolo (vi lasciamo qui la nostra recensione di Atelier Ryza 2). In questa nuova epopea, Ryza e i suoi amici dovranno indagare sull’apparizione di alcune misteriose isole nelle acque vicine all’isola Kurken, conosciute come isole Kark. Per una ragione ignota, queste stanno avendo un impatto non positivo sulla loro terra e il problema è molto più complicato di quanto si possa immaginare. Ancora una volta la sontuosa alchimista, insieme a delle vecchie conoscenze dei capitoli passati, si metterà in cammino verso la scoperta di quelle criptiche isole, attraversando varie regioni e incontrando nuovi personaggi.
Senza indugiare in inutili spoiler, possiamo dire che non ci troviamo di fronte a una trama tra le più memorabili, ma tutto sommato non è neanche tanto malaccio. I dialoghi tra i personaggi ci tengono in dolce compagnia durante la nostra avventura, tra intense camminate o mentre ci fermiamo a contemplare dei punti d’interesse – scorci panoramici, monumenti o altro – come se stessimo sulle colline leopardiane a fantasticare cosa ci sia oltre il caro Infinito.
Oltre alle missioni della storia principale, che si assesta su una durata di circa 30 ore, abbiamo le consuete secondarie e le “Missioni casuali”, ovvero dei compiti speciali che si attivano automaticamente tramite un segale d’avvertimenti e che consistono in parlare con un determinato NPC e soddisfare la sua richiesta, oppure avvicinarsi in alcuni luoghi per raccogliere materiali specifici. Se siete completisti e volete dedicarvi anche a queste mansioni, il brodo dell’esperienza di Atelier Ryza 3 si allunga fino a raggiungere circa le 60 ore.
Unica doverosa puntualizzazione riguarda la localizzazione: il gioco è completamente in inglese con doppiaggio in giapponese. Se si vuole comprendere nel dettaglio tutto il canovaccio narrativo che ruota attorno alle vicende di Ryza e del resto del gruppo, tenete quindi presente che la fluida comprensione della lingua inglese è fondamentale.
Tra l’azione e la sana raccolta
Uno dei marchi di fabbrica della serie Atelier è il sistema di gioco basato sulla raccolta di materiali e la produzione di oggetti mediante il processo di sintesi. Naturalmente, Atelier Ryza 3: Alchemist of the End & the Secret Key non è da meno. Abbiamo a disposizione una mole incommensurabile di risorse da raccogliere o comprare dai mercanti nelle città, in aggiunta a una quantità incredibile di oggetti da produrre tra consumabili, materiali speciali, armi e armature per i personaggi e attrezzi che ci aiutano nella raccolta. Soprattutto per quest’ultimo compito, a seconda dell’attrezzo che utilizziamo, possiamo ricavare diversi tipi di materiali da alberi, cespugli, massi rocciosi, specchi d’acqua e molti altri.
A proposito della sintesi, il vero cavallo di battaglia della nostra giovane alchimista, questo processo si rivela fondamentale per produrre gli oggetti e il sistema che ne consegue può sembrare inizialmente arzigogolato per i novizi della serie. Con un po’ di pratica, ciò diventa intuitivo e, se vogliamo dirlo, anche squisitamente divertente. Ogni materiale dispone di un massimo di 4 elementi e ognuno ne “contiene” un determinato numero, che ci serve per applicare nuovi effetti o amplificarne l’efficacia durante il processo. Possiamo perfezionare le capacità produttive di Ryza – e quindi fabbricare oggetti migliori – grazie alla presenza di un albero delle abilità, in cui possiamo sbloccare nuovi effetti spendendo un quantitativo di punti ottenuti nei processi di sintesi o tramite il completamento di missioni.
Quanto al combattimento ci troviamo di fronte a una sorta di sistema ATB, con i primi tre personaggi della lista a prendere parte allo scontro e due “in panchina”, pronti per entrare in sostituzione del personaggio attualmente attivo al nostro comando. Gli attacchi base si eseguono premendo al momento giusto il tasto dell’attacco, quando la barra dell’azione è carica da consentire l’esecuzione. Più cogliamo con precisione il timing, maggiore sarà il numero di azioni massime compiute creando delle concatenazioni. A questi vanno aggiunti dei punti speciali che, aumentandoli grazie agli attacchi base, servono per sferrare le tecniche più offensive dei personaggi in questione, dando vita perfino ad azioni combo in alcune circostanze della battaglia.
In attesa che la barra degli attacchi si riempia, dobbiamo fare attenzione agli assalti dei nemici. In nostro soccorso ci sono due meccaniche preziose: la parata – che serve a mitigare i danni subiti sfruttando anche qui il giusto timing per una miglior protezione – e le azioni veloci, che consentono di utilizzare gli oggetti per curare o infliggere danni ai nemici pagando una quantità di CC richiesta. Questi due stratagemmi mantengono il ritmo dei combattimenti molto alto, a tal punto che dobbiamo rimanere sempre vigili su ciò che sta succedendo o sono dolori per tutti. Mano a mano che progredite con l’avventura sbloccherete altre funzioni in grado di arricchire ulteriormente le strategie nelle battaglie.
Come in ogni titolo ruolistico che si rispetti, ogni personaggio dispone di un suo stile di combattimento e Atelier Ryza 3: Alchemist of the End & the Secret Key non manca all’appuntamento sul fronte della diversità dei ruoli. Giusto una manciata di esempi, Ryza si comporta da bilanciatore del party, Klaudia non fa grossi danni con il suo arco ma è in grado di caricare velocemente i punti per sferrare le tecniche più forti, oppure Lent funge da tank ed è lento nell’eseguire le mosse per via del suo spadone. Sta a voi scegliere i membri adatti al vostro approccio e decidere come equipaggiarli con armi e armature create dalla sintesi, importanti per aumentare i parametri di base e donare effetti aggiuntivi.
Una gioia per gli occhi, ma…
Graficamente parlando, Atelier Ryza 3: Alchemist of the End & the Secret Key è senza infamia e senza lode. In linea con i precedenti capitoli parliamo di un cel shading in pieno stile anime, dove pur avendo dei piccoli miglioramenti rispetto al passato rimane un pochino sporca, con le texture che non sono rifinite al meglio. Malgrado questo, c’è da dire che alcuni paesaggi ci hanno lasciato piacevolmente a bocca aperta, e il respiro di un mondo colorato e aperto si percepisce tranquillamente – anche se non è del tutto un open world per via di alcuni muri invisibili. Così come il design dei personaggi rimane di buona fattura tra estetica e caratterizzazione, in particolar modo la nostra frizzante Ryza. Nel complesso il titolo non è altamente ineccepibile sul fronte grafico, ma a prescindere da ciò riesce a difendersi più che sufficientemente.
Piccola nota di merito va ai caricamenti che, tranne in pochissimi casi, risultano veloci e non rallentano il ritmo dell’azione, soprattutto quando cambiamo location tramite il viaggio rapido o dobbiamo interagire con gli edifici per entrare o uscire da essi. Ma anche nell’altra circostanza non parliamo di attese eterne e questo può essere un punto a favore importante.
Atelier Ryza 3: Alchemist of the End & the Secret Key chiude in modo egregio la trilogia dell’alchimista Reisalin Stout iniziata nel 2019. Pur non stravolgendo nulla sul fronte del sistema di gioco e dei combattimenti, e al netto di una resa grafica non eccellente ma neanche da buttare alle ortiche, l’opera di Gust e Koei Tecmo intrattiene e diverte, presentando una profondità di gameplay che – almeno per i novizi – va compresa attentamente in prima battuta e diventa poi tanto coinvolgente da lasciarsi travolgere dalla voglia di raccogliere le risorse e dal crafting compulsivo. Un viaggio giunto al capolinea che merita di essere vissuto, soprattutto dagli amanti della serie.
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Una chiusura della trilogia di Reisalin Stout dolce e ben riuscita, senza particolari stravolgimenti innovativi alla formula di gioco già avviata dai suoi predecessori.
Pro
- Personaggi splendidi
- Sistema di gioco funzionale e profondo
- Caricamenti veloci
- Esteticamente è piacevole...
Contro
- ... anche se non propriamente eccellente
- Avendo solo la lingua inglese può risultare difficoltoso nella comprensione della storia