Project Zero: Mask of the Lunar Eclipse – Recensione
Project Zero: Mask of the Lunar Eclipse è un prodotto a metà tra remaster e remake, cosa che di recente abbiamo già affrontato con titoli come Crisis Core: Final Fantasy VII e Like a Dragon: Ishin!, del quarto titolo della saga, precedentemente esclusiva Wii. Nonostante il gioco presenti dei problemi, alcuni dovuti alla presentazione, altri al combattimento, si tratta di un titolo horror che è difficile non consigliare agli amanti del genere. Pur essendo la mia prima esperienza con la serie Koei, lo stile peculiare di Project Zero è riuscito subito a coinvolgermi all’interno di un’ambientazione affascinante e una narrativa interessante, per quanto a conti fatti un po’ basilare.
La storia di Project Zero: Mask of the Lunar Eclipse riguarda delle ragazze affette in passato da una misteriosa malattia presente solo sull’isola Rogetsu e coinvolte in un’incidente, avvenuto anni prima, nel quale sono state rapite. Quando due delle altre 3 vittime del rapimento muoiono misteriosamente e improvvisamente, Ruka, Yumi e Madoka tornano nell’ospedale psichiatrico dell’isola Rogetsu per cercare verità sul loro passato. A questa storia si unirà poi il detective Chosiro, responsabile di averle trovate anni prima. La narrazione ci porterà a cambiare personaggio di capitolo in capitolo, portando avanti delle storie parallele nelle quali i misteri verranno svelati in modo non lineare, in modo reminiscente a molte Visual Novel degli anni 2000 tipo Fate/Stay Night o i When They Cry.
Questa scelta è molto carina, specie perchè non richiede run multiple per vedere ogni versione degli eventi, e aiuta a mantenere un buon pacing per l’intera avventura. I pezzi del puzzle pian piano vanno tutti al loro posto ed è divertente speculare su cosa possa essere successo nel passato dei personaggi prima di avere risposte definitive. Tutto ciò però ha un costo. La mappa di Project Zero: Mask of the Lunar Eclipse è molto piccola, per quanto affascinante. Questo significa che, specie nei primi capitoli, si percorreranno spesso gli stessi corridoi con porte bloccate o sbloccate in modo arbitrario in base a ciò che necessita la trama. Questo difetto viene fortunatamente rimediato nella seconda metà di gioco, dove la mappa si apre di più e i blocchi nel percorso vengono giustificati meglio (o sono assenti), tuttavia è innegabile la presenza di sezioni molto ripetitive.
A ciò si unisce il fatto che Project Zero: Mask of the Lunar Eclipse non è, per sua natura, un gioco molto vario. Alterna costantemente fasi esplorative molto atmosferiche a semplici sezioni di combattimento. Personalmente questa semplicità l’ho apprezzata, consente al gioco di concentrarsi sull’intrigo di ambientazione e sul suo essere un’esperienza horror più pura rispetto a tanti altri titoli del genere. Per apprezzare al meglio questo titolo bisogna giocare secondo le sue regole, cioè lentamente. Tutto in Project Zero: Mask of the Lunar Eclipse è lento, dalla camminata dei personaggi alle animazioni per raccogliere oggetti fino alle piccole animazioni presenti quando si aprono le porte. Questo potrebbe infastidire alcuni giocatori, che potrebbero reputare il tutto una perdita di tempo, però c’è uno studio in ognuna di queste lentezze e con me sono riuscite a farmi immergere maggiormente nell’esplorazione.
Una cosa che invece non ho apprezzato molto è il sistema di combattimento, anch’esso lento ma soprattutto molto grezzo. Per sconfiggere i nemici servirà scattargli delle foto tenendoli inquadrati per del tempo (nel caso si usi una tra Ruka e Yumi o anche Madoka) oppure caricare della luce e rilasciarla davanti a loro (nel caso si utilizzi Chosiro). L’ultimo tipo di combattimento fa il suo lavoro, non è niente di esaltante, ma funziona. Il primo invece è molto, molto grezzo. La sensibilità con la quale la camera perde l’inquadratura può essere fastidiosa e il fatto che i nemici scompaiano spesso e respawnino dentro i muri rende tanti combattimenti inutilmente lunghi. Ad alleviare la cosa dovrebbe esserci la meccanica dei “Fatal Frame“, cioè scattare foto al momento giusto per danno e attacchi bonus in combo. Purtroppo la legnosità dei comandi e la mancanza di cura in alcuni dettagli del sistema di gioco rendono questa meccanica poco funzionale. Molto spesso capita di riuscire a fare il primo Fatal Frame solo per poi vedere il fantasma scomparire dietro un muro prima di iniziare una combo, oppure prendere una foto leggermente inclinata che non viene registrata come giusta e molti altri problemucci di questo genere.
Fortunatamente combattere non è una cosa che si fa troppo spesso (per quanto le fasi finali di gioco aumentano gli incontri, come attendibile) quindi l’esperienza generale è stata positiva. Come d’obbligo per un titolo horror di questo tipo, sound design e art design son entrambi di livello. Aiuta anche il fatto che Project Zero: Mask of the Lunar Eclipse riesca a mantenere un’identità ancora unica, nonostante la presenta di molti altri titoli che usano il folklore giapponese come base della propria ispirazione artistica.
Project Zero: Mask of the Lunar Eclipse è un gioco lento e sotto certi punti di vista grezzo. Tuttavia è anche un’esperienza che, nonostante abbia in realtà 15 anni, risulta abbastanza fresca. Con un’atmosfera convincente, una storia interessante e un’esplorazione ben riuscita, mi sento di poter consigliare Project Zero: Mask of the Lunar Eclipse a chiunque ami il videogioco horror.
Project Zero: Mask of the Lunar Eclipse RECENSIONE - A metà tra remake e remaster
Project Zero: Mask of the Lunar Eclipse è un prodotto a metà tra remaster e remake, cosa che di recente abbiamo già affrontato con titoli come Crisis Core: Final Fantasy VII e Like a Dragon: Ishin!, del quarto titolo della saga, precedentemente esclusiva Wii. Nonostante il gioco presenti dei problemi, alcuni dovuti alla presentazione, altri al combattimento, si tratta di un titolo horror che è difficile non consigliare agli amanti del genere.
Project Zero: Mask of the Lunar Eclipse è un gioco che può piacere ad ogni fan dell'horror, purtroppo rimane piuttosto grezzo nel sistema di combattimento
Pro
- Buona ambientazione
- Storia Interessante
- Esplorazione ben riuscita
Contro
- Sistema di combattimento grezzo
- A tratti ripetitivo