Evil West – Recensione
Poco prima di accingermi alla stesura della recensione di Evil West mi è capitato sottomano un interessante articolo pubblicato da
Il concept dietro Evil West è fatto di elementi gotici, rimandi al nostrano Spaghetti Western e, a buon diritto, da una forte componente Steampunk tramite la rappresentazione di uno sviluppo tecnologico che si discosta da quello reale del periodo. Ritroviamo quindi elementi realistici come il telegrafo, i treni a vapore e le prime linee elettriche ma anche evoluzioni impossibili per l’epoca, come le armi del protagonista Jesse Rentier e le innovative strutture sviluppate dalla Rentier Institute.
Questa organizzazione segreta si occupa di eliminare il problema celato, ma dannatamente serio, delle Sanguisughe e non parlo, ovviamente, degli anellidi che popolano le paludi. Mi riferisco ovviamente ai dannati vampiri, ma non quella specie romantica, ammaliatrice ed elegante a cui siamo soliti pensare grazie al capolavoro letterario di Bram Stoker, bensì farabutti avidi di potere e sangue, mostri e perfino parassiti.
Non che la Rentier sia popolata da santi, così in Evil West si capisce ben presto che umani e vampiri hanno in comune la sete di potere e, tramite intrighi e sotterfugi, il nostro Jesse dovrà affrontare l’emergente minaccia di Peter D’Abano che, insieme alla perfida figlia Felicity (non farti ingannare dalla tenera età), progetta la presa di potere tra le alte sfere vampiriche.
E posso dire che, a buon diritto, riesce nel suo intento. Tuttavia, il Rentier Institute non sta certo lì a guardare ed ecco che, tramite una serie di missioni, inviano il nostro protagonista a cercare di arginare la nuova corrente vampiresca. La trama, non è certo il fiore all’occhiello della produzione Flying Wild Hog, ed è condita da colpi di scena più o meno telefonati e tutta una serie di tematiche messe insieme in quello che sembra più che altro un polpettone. Eppure funziona bene, così come funziona splendidamente il gameplay di Evil West nonostante siano evidenti anche qui varie ispirazioni, più o meno volute.
Forse God of War, capolavoro del 2018 di cui abbiamo recentemente apprezzato un valido nuovo capitolo con God of War: Ragnarok, ma devo ammettere che il titolo Santa Monica Studios deve senz’altro aver fatto breccia nei cuori degli sviluppatori polacchi.
si è voluto concentrare esclusivamente sulle influenze che hanno portato alla genesi del mondo di gioco, senza addentrarsi nei meandri di ciò che caratterizza il suo gameplay, definito nel sopracitato articolo come genere piuttosto di nicchia. Non sono molto d’accordo, nel senso che dopo pochi minuti di gioco il gameplay mi ha portato a un senso di déjà vu non indifferente, a partire dalla prima cassa aperta dal protagonista Jesse. Non posso dire che l’animazione sia presa pari pari dalIl gameplay è quasi quello di un run ‘n’ gun lineare, con qualche piccola possibilità di esplorazione (ma davvero poca cosa), ed è basato soprattutto sui combattimenti che vanno a sfruttare l’impressionante e ben bilanciato armamentario di Rentier. Proprio nei combattimenti si vanno a scorgere situazioni che sanno di già viste, caratterizzate da una discreta varietà di nemici differenti per tipologia di attacchi e resistenza. Si va quindi dai classici vampiri di bassa lega e, passando per gli iniziali banditi umani, si giunge a colossi e arcivampiri dall’aspetto di enormi pipistrelli, ma non solo.
In un tripudio di proiettili, cazzotti, sangue e scosse elettriche mi sono trovato in situazioni che mi hanno sì fatto pensare alle maestose battaglie di Kratos ma, anche, alle orde di nemici di titoli decisamente meno blasonati e differenti come Serious Sam (qui forse il tutto è dovuto alla presenza di nemici kamikaze ma chissà – N.d.R.).
A questo punto starai pensando che non vale la pena giocare a un titolo che attinge a piene mani da altre produzioni. Eppure ti sbagli, e di grosso. Il gameplay di Evil West è dannatamente divertente così come sono dannati i vampiri che popolano questo anomalo selvaggio West. Ma, oltre al divertimento, c’è una marcata difficoltà generale del titolo che metterà a dura prova i tuoi nervi anche affrontando una run a difficoltà normale. Per quanto le situazioni si ripetano similarmente nei vari schemi di gioco, in cui non eccelle il level design, sarà davvero difficile annoiarsi di fronte alle orde e ai mix di nemici pensati per ogni singola battaglia e nelle impegnative boss fight.
In tutto questo, il grande merito va all’ottima curva di apprendimento e al bilanciamento studiato per il nostro protagonista, con le classiche nuove armi che andranno a sbloccarsi mentre si progredisce nella storia. Fulmini e saette la faranno da padrona con la modalità “Supercarica” in cui il nostro Jesse potrà sferrare devastanti attacchi per un periodo limitato di tempo, risultando sostanzialmente invincibile (chi ha pensato alla modalità Rabbia? – N.d.R.).
Insomma tutti questi elementi, uniti a un’ottima longevità generale del titolo, faranno dimenticare difetti sostanziali quali l’interazione inesistente nei vari ambienti di gioco, tutti concettualmente troppo simili tra loro, e una cura grafica altalenante. Proprio sul comparto tecnico troviamo una delle spine nel fianco dell’intera produzione: una grafica che sa di vecchio, nonostante approdi su Xbox Series X e PlayStation 5 con le canoniche modalità performance e qualità. Vanno bene i 60 FPS ma anche l’occhio vuole la sua parte.
Le texture dei personaggi risulteranno meglio definite degli ambienti, ma anche di certi nemici e lo stacco sarà ancora più netto quando si passerà alle cut scene, camuffate per apparire come realizzate col motore di gioco. Ci saranno poi brevi caricamenti che staccano in maniera netta tra sezioni di gioco e cut scene e spezzano, di fatto, l’immersione narrativa e di gameplay.
Evil West è senza dubbio rigiocabile, un po’ per sbloccare i vari achievement un po’ per voler vedere il proprio personaggio potenziato ai limiti. In aggiunta a ciò troviamo la componente multigiocatore rappresentata dalla cooperativa, feature apprezzata e interessante ma limitata alla possibilità di giocare con un amico: il matchmaking avrebbe senza dubbio giovato. Infine il comparto audio, caratterizzato da una buona effettistica e da una recitazione convincente nel doppiaggio in inglese (il titolo è localizzato completamente in italiano, ma non doppiato), pecca per una colonna sonora poco ispirata e dimenticabile, quasi assente in momenti chiave ed epici.
Le precedenti produzioni di Flying Wild Hog sono state caratterizzate da gameplay frenetici e divertenti, vedi la trilogia di Shadow Warrior, ma anche dalla mancanza di quel qualcosa che potesse far emergere definitivamente lo studio e i suoi lavori. Con Trek to Yomi c’è stato un balzo in avanti interessante grazie al suo concept e a stilemi artistici particolari e interessanti. Siamo quindi giunti a Evil West, un titolo marcatamente action che cerca di fondere un po’ tutto ciò che di buono ha saputo fare lo studio polacco, tramite un gameplay funzionale, frenetico e dannatamente divertente. A livello artistico però non ci siamo, nonostante la buona e intrigante idea di partenza per questo mondo di gioco un po’ steampunk, un po’ western e un po’ gotico, e anche a livello tecnico si denotano alcuni limiti che ad oggi non passano inosservati. Eppure Evil West ha quel qualcosa che ogni action dovrebbe avere: quella sana dose di violenza che non si prende sul serio e sfocia in un sano e irresistibile divertimento. Eccoci dunque a dimenticare ogni difetto e a divertirci con un buon titolo che non eccelle ma che intrattiene nei tempi e nei modi giusti.
Evil West è un titolo intrigante e caratterizzato da un gameplay frenetico e divertente. Per quanto la trama non sia originalissima, così come molti elementi di gioco, tutto funziona piuttosto bene.
Pro
- Vampiri nel vecchio West? Perchè no.
- Gameplay (o gunplay) impegnativo, divertente e frenetico
- Buona longevità
Contro
- Comparto tecnico da rivedere
- Level design poco ispirato, a dispetto delle buone premesse
- Diversi déjà vu nel gameplay