Pentiment – Recensione
Fin dalle prime fasi di gioco di Pentiment ho pensato che il buon Josh Sawyer fosse stato rapito da “Il nome della Rosa” di Umberto Eco, ipotesi poi confermata andando a spulciare le letture consigliate dal creativo per comprendere al meglio il titolo. Questo elenco dimostra il grande lavoro di approfondimento fatto su certe tematiche anche se, naturalmente, avrei preferito una genesi più romantica, come quella narrata dal compianto intellettuale nostrano. Eco era stato infatti rapito dal ritrovamento e dalla lettura di un vecchio manoscritto di un certo abate Vallet e intitolato “Le manuscript de Dom Adson de Melk, traduit en français d’après l’édition de Dom J. Mabillon“. Ma al di là di queste considerazioni personali, aver letto il romanzo di Eco mi è stato di aiuto e forse ha fatto sì che, addentrandomi nell’ultima fatica di Obsidian, provassi fin da subito un feeling decisamente familiare con “Il nome della rosa”. Questo perché il romanzo, ambientato agli inizi del XIV° secolo, vede il Monaco Guglielmo da Baskerville e il suo discepolo Adso da Melk giungere in un monastero benedettino, sede di un importante congresso spirituale, e trovarsi loro malgrado coinvolti nelle indagini sul misterioso omicidio di un monaco, avvenuto in questi luoghi sacri.
Senza volermi addentrare troppo nei dettagli del romanzo, ascrivibile al genere giallo/storico e di cui anch’io suggerisco la lettura, vorrei sottolineare una delle sue peculiarità nella suddivisione dei capitoli in giornate, cadenzate dalle ore canoniche. Questo escamotage letterario viene sfruttato anche da Obsidian per narrare le vicende del miniatore Andreas Maler, degli abitanti del piccolo villaggio bavarese di Tassing e dell’Abbazia di Kiersau, nell’arco di una vicenda che copre ben 25 anni in un contesto storico – quello del XVI° secolo – fatto di grandi sconvolgimenti sociali e spirituali. Tralasciando similitudini con le fonti di ispirazione usate per l’ultimo lavoro di Josh Sawyer per Obsidian, la storia di Pentiment è squisitamente originale e fonde alla perfezione elementi storici con una finzione romanzata in maniera magistrale, andando a sviscerare il substrato sociale di un’epoca lontana e, allo stesso tempo, più vicina di quanto si possa immaginare. Del resto siamo nel 1518, anno che si colloca a buon diritto nella storia moderna dell’umanità.
Tornando alla vicenda di Andreas Maler di Norimberga, troviamo un non più giovanissimo artista in cerca della propria collocazione nel mondo grazie al completamento della sua opera più importante, il suo capolavoro. Egli giunge in Baviera, a Tassing, per lavorare nello Scriptorium dell’Abbazia di Kiersau in virtù della sua eccelsa abilità come miniatore e poter, al contempo, dedicarsi alla sua arte personale. Alloggiando presso l’umile ma accogliente fattoria dei Gertner, il periodo di Andreas a Tassing lo avvicina alla vita dei contadini e degli artigiani del villaggio, delle sorelle del monastero e dei Monaci che popolano l’abbazia, soprattutto di coloro con cui condivide le ore di lavoro nello Scriptorium. Qui si lega a Fratello Piero, un abile miniatore dal cuore gentile e definibile un mentore, e quasi un padre, per il nostro Andreas.
L‘equilibrio di questa vita quasi bucolica viene però spezzato da un efferato omicidio che avviene proprio all’interno dell’Abbazia e rappresenta il declino dell’apparente pace che regolava la vita del villaggio e di questi luoghi sacri. Andreas si trova dunque a indagare e dovrà compiere delle scelte difficili, in grado di decidere del destino di persone a lui vicine. Cercando di sintetizzare le prime fasi di gioco di Pentiment, è innegabile notare un incipit semplice ma al contempo efficace. Queste qualità sono riscontrabili anche lato gameplay: siamo infatti di fronte a una canonica avventura, quasi punta e clicca, in cui gli elementi ruolistici sono ascrivibili ad alcune scelte fondamentali, da compiersi durante le vicende che si svolgono in quel di Tassing e Kiersau.
Nonostante la situazione di partenza del nostro protagonista sia piuttosto chiara, Obsidian lascia una certa libertà al giocatore nella caratterizzazione di Andreas tramite la selezione delle sue esperienze pregresse, le sue peculiarità e le sue conoscenze. Queste decisioni rappresenteranno il background del protagonista e influenzeranno l’approccio di Andreas in dialoghi, situazioni e interazioni che vedranno coinvolte le tante persone che incroceranno la sua indagine. A livello pratico il titolo si basa principalmente su dialoghi a risposta multipla, le cui scelte modificheranno i rapporti del miniatore di Norimberga con i suoi interlocutori mentre le interazioni accompagneranno l’esplorazione e alcune particolari fasi di gioco (penso ad esempio alle conversazioni durante i pranzi e le cene). Infine il titolo si appoggia a sporadici rompicapo piuttosto semplici ma intelligenti, e propedeutici alla narrazione. La formula delle scelte, legate principalmente a ripercussioni morali e sociali, è tipica di diversi giochi di ruolo prodotti da Obsidian Entertainment, come ad esempio Tyranny o il magistrale Pillars of Eternity dello stesso Sawyer.
A questo punto della lettura sarà ben chiaro che la particolarità di Pentiment è la sua ricchezza in termini di dialoghi e informazioni presenti e che saranno raccolte da Andreas all’interno del suo taccuino il quale, oltre a mostrare una mappa della zona con eventuali obiettivi, raccoglie il diario e quella miniera di sapere rappresentata dal glossario e dagli appunti sulle persone incontrate. Essendo privo di doppiaggio e basato principalmente sulla scrittura, il titolo distribuito da Xbox Game Studios presenta la geniale trovata di utilizzare un font particolare a seconda del personaggio con cui Andreas interloquirà. Avremo quindi una scrittura più elaborata e quasi gotica quando a parlare sarà un monaco istruito, oppure un carattere più grezzo quando leggeremo le opinioni di un contadino. Questa caratteristica, che personalmente ho trovato geniale, viene arricchita da un altro dettaglio importante: al variare dell’opinione di Andreas su un personaggio potrà corrispondere una modifica nel font visualizzato durante i suoi dialoghi, il classico piccolo tocco di genio.
Trattandosi di una produzione a cui hanno lavorato appena tredici persone, fare di necessità virtù può significare aguzzare l’ingegno per regalare un’esperienza di gioco profonda e immersiva, in virtù di alcune mancanze tecniche che, tuttavia, sarebbero risultate fuori luogo in abbinamento a un titolo originale come Pentiment. In una serie di scenari rappresentati da quelle che potrei definire delle pitture a tempera o acquerello, si viene accompagnati nella risoluzione dei misteri di Tassing da una lieve colonna sonora che interrompe i suoni della natura e del villaggio, mentre i dialoghi sono accordati dai suoni della scrittura amanuense.
Pentiment non presenta una grande longevità ma fornisce una discreta rigiocabilità grazie alle varie scelte compiute durante questi 25 anni di storia e che potranno modificare la narrazione in maniera importante. Inutile dire che Pentiment è quello che potremmo quasi definire un romanzo interattivo, caratterizzato da una sorprendente vena artistica e, soprattutto, da una scrittura ispirata e mai banale. Le chiavi di lettura che ho trovato nel titolo Obsidian sono molteplici e toccano tematiche che risultano ancora attuali, ma ciò che rende Pentiment un titolo davvero speciale è la passione che riesce a far trasparire da quelli che posso definire senza alcun dubbio quadri di gioco. La sua disponibilità su PC e Xbox Game Pass lo rende fruibile a un grande ventaglio di pubblico ma, qualora non si possieda l’abbonamento Microsoft, il mio consiglio è quello di considerare l’investimento di 19,99 € come quello che si farebbe per un buon libro.
Il pentimento in ambito artistico è quel ripensamento che l'autore compie prima di rendere pubblica una sua opera, coprendo con nuova pittura un dipinto o un affresco, e ricavandone una differente interpretazione. Ecco dunque che, alla fine dell'esperienza del titolo Obsidian, si arriverà alla risoluzione di un grande mistero e, tramite un classico colpo di scena che solo i grandi romanzi sanno regalare, alla scoperta di una verità che chiude il cerchio attorno al significato di Pentiment. Tutto questo fa passare in secondo piano le palesi limitazioni al gameplay, volute in buona parte per porre l'attenzione sulla narrazione e sui dialoghi a scelta multipla. Così come la mancanza di un doppiaggio viene dimenticata grazie alla geniale trovata di utilizzare diversi font su schermo a seconda del personaggio che parla. Insomma la produzione Obsidian è sì un'avventura grafica ma, soprattutto, una storia indimenticabile perché Pentiment è un piccolo grande titolo che sprigiona passione e creatività in ogni suo "quadro" di gioco.
Pro
- Direzione artistica di altissimo livello
- Storia avvincente e mai banale
- Geniali trovate per sopperire a limitazioni tecniche
- Scelte multiple che evolvono la storia in varie direzioni
Contro
- Gameplay limitato a dialoghi e poche interazioni
- Rari enigmi, estremamente semplici