TLoH: Trails from Zero – Recensione
In un’industria nella quale il divario tra le uscite nel mercato orientale e quelle del lato occidentale si sta sempre più assottigliando, la saga The Legend of Heroes è una triste eccezione. Mentre altri publisher quali SEGA si stanno sforzando per diminuire o annullare il divario nelle finestre di uscita di giochi quali Yakuza, Persona o Judgment, i fan di questa serie di JRPG cult sono obbligati nel 2022 a recuperare un titolo uscito nel lontano 2010. The Legend of Heroes: Trails from Zero è un gioco che rasenta l’eccellenza, un esempio di narrativa eccezionale raro anche all’interno di un genere che fa della storia il cavallo di battaglia. Purtroppo, però, i dieci anni di ritardo, un lavoro di remaster molto pigro (su Playstation, copia provata da me) e una localizzazione altalenante lo trattengono dal donare al mercato occidentale la stessa magnifica esperienza della versione PSP o PC di tanti anni fa.
Premetto che, come avrete intuito, ho già avuto occasione di giocare Trails From Zero nella sua forma originale. Parte della mia amarezza per il destino di questo gioco in occidente è sicuramente condizionata dal trattamento che NISA ha riservato a questo prodotto in fase di localizzazione. Detto ciò, nonostante alcuni problemi di occasionali dialoghi rimasti in giapponese (fortunatamente in gran parte secondari), nonostante l’estetica invecchiata maluccio e nonostante la versione Playstation sia la peggiore tra quelle arrivate sul nostro mercato, The Legend of Heroes: Trails from Zero è un JRPG di ottimo livello, che consiglio fortemente.
Trails from Zero è un gioco PSP e questo è palese sin dall’avvio. Lo stile grafico adottato da Nihon Falcom in questa era è invecchiato molto e potrebbe essere un punto di criticità difficile da superare per alcuni. I personaggi sono tutti essenzialmente bambolette, all’interno di zone che sembrano dei piccoli diorami. A mio avviso lo stile può funzionare anche bene, specie per realizzare le tante ambientazioni che il gioco propone, tuttavia è stato fatto un lavoro minimo (se non nullo) per rimodernare le texture, rimaste tutte a risoluzione molto bassa. Fortunatamente la qualità degli artwork e l’atmosfera di Crossbell sono abbastanza per farmi passare sopra a quanto datato tutto sia all’occhio. Ulteriore problema di questa versione del gioco è, come già accennato, la localizzazione.
Mi spiace dirlo perché, in linea generale, il livello dell’adattamento è ottimo. Raramente un JRPG è stato portato al pubblico occidentale con traduzioni tanto accurate; purtroppo, però, il team di NISA ha peccato in playtesting e sono presenti varie finestre di dialogo rimaste completamente in giapponese. Questi problemi, uniti al ritmo volutamente lento della narrativa di Trails from Zero, rendono il primo impatto abbastanza traumatico per un nuovo giocatore della serie The Legend of Heroes, ed è un peccato perché con i giusti accorgimenti il gioco è in grado di essere molto gradevole all’occhio senza per forza necessitare di un remake. Devo sottolineare che nelle versioni Switch e PC alcuni di questi accorgimenti sono presenti, purtroppo sto valutando quella Playstation, ma nel caso siate interessati al prodotto vi suggerisco di indirizzarvi sulle altre piattaforme.
Tutto ciò può scoraggiare chiunque voglia approcciarsi a questo classico giapponese. Detto ciò, da ora parlerò del motivo per cui, nonostante tutto, Trails From Zero rimane un must per ogni appassionato di JRPG e (assieme al suo sequel in uscita ad inizio 2023, ma di cui ovviamente non parlerò in questa sede) risulta uno dei migliori giochi del genere disponibili sulle piattaforme di attuale e scorsa generazione.
Il punto forte della saga The Legend of Heroes è per molti fan nel worldbuilding. Ogni gioco è interconnesso, eppure le varie “saghe” possono essere giocate stand alone: questo crea un brand con molti punti d’ingresso (Zero è uno di questi) che al contempo migliora col tempo, più giochi si finisce più il mondo si arricchisce. Sono assolutamente d’accordo con questi particolari e sarebbe un errore da parte mia non sottolineare quanto Crossbell sia una delle ambientazioni più vive e memorabili che abbia mai visto in un videogioco.
Detto ciò, a mio parere Trails from Zero brilla quando mette i riflettori sui personaggi e le loro storie personali. Il cast della Special Support Section è il mio preferito all’interno di qualsiasi videogioco pubblicato in occidente (battuto solo dal cast di Kuro no Kiseki, penultimo gioco della saga, per ora esclusiva giapponese). Lloyd, Tio, Randy e Elie sono un gruppo di protagonisti perfetto, funzionano a livello superficiale facilitando siparietti comici classici dello stile di scrittura giapponese, funzionano nei momenti seri o tragici dove i loro difetti vengono esposti al mondo e soprattutto funzionano come gli “underdog” della situazione creando alcuni dei momenti più memorabili che abbia mai visto messi a videogioco.
La trama di Trails from Zero segue il gruppo della Special Support Section, sottobranca della polizia creata per aiutare i cittadini in qualità di tuttofare, così da migliorarne la reputazione. Sin dai primi momenti di gioco viene messo in chiaro quanto svantaggioso sia questo ruolo e come accettarlo sia un possibile suicidio per la carriera di tutti i coinvolti. Questo aiuta a creare sin da subito un’atmosfera pesante, che i protagonisti combattono sostenendosi a vicenda e cercando pian piano di cambiare l’opinione dei cittadini su di loro. Gran parte del gioco sarà investito in attività per aiutare il prossimo, permettendo al giocatore di conoscere gradualmente la città di Crossbell, i suoi abitanti e di imparare ad affezionarsi sia ai protagonisti che agli NPC.
Nel mentre, il gioco gradualmente allarga i propri orizzonti e posiziona sul tavolo tutte le pedine necessarie per creare una storia che è narrata in modo estremamente naturale ma al contempo crea scene di grande impatto. Gli scrittori dietro Trails from Zero hanno una comprensione rara e preziosa di cosa significhi creare un climax narrativo, e i capitoli 3 e Finale del gioco ne sono la dimostrazione perfetta. Il tutto è aiutato da una colonna sonora eccezionale che sembra sempre avere la traccia adatta al momento, che sia il tema di battaglia che incapsula le emozioni dei protagonisti mentre affrontano le barriere che li intrappolano nel mondo o quelli delle varie zone, ognuno composto con cura per evocare la sensazione di essere lì con i protagonisti.
Il sistema di combattimento è solido e dona una buona sfida, specie all’inizio del gioco. Si tratta di un misto tra classica battaglia a turni con sistema CTB (alla Final Fantasy X) e uno strategico a griglia. Inizialmente può sembrare complesso perchè c’è molto da tenere d’occhio, ma tempo di finire il prologo e il gioco ha già mostrato tutte le basi per permettere al giocatore di combattere senza troppi problemi. La parte più interessante del gameplay è il sistema di sviluppo personaggi, piuttosto atipico al giorno d’oggi.
Ognuno dei protagonisti può equipaggiare delle gemme, chiamati quartz, che funzionano in modo simile alle Materia di Final Fantasy VII ma con un twist. Equipaggiarle non solo da accesso a un bonus statistica o una magia, ma aumenta un contatore elementale. In base a quanto alto è il contatore, il personaggio ha accesso a più magie, ma non solo: si possono combinare diversi elementi per avere altri tipi di attacco o buff. Questo facilita la sperimentazione ma da anche molta libertà al giocatore di esprimersi formando il party che meglio preferisce.
Il livello di difficoltà ben calibrato spinge a sfruttare al meglio le proprie tattiche, andando a formare un gameplay solido e sempre divertente
The Legend of Heroes: Trails From Zero è un gioco prezioso, dalla narrativa eccezionale e dal gameplay non all’apice della serie a cui appartiene, ma quasi. Purtroppo l’approdo occidentale a dodici anni dall’uscita originale e con un lavoro di remaster pigro porterà molti a non dargli una chance. Detto ciò, se volete dare un’occasione a questo dimenticato classico del genere non resterete delusi.
Pro
- Narrativa solida
- Worldbuilding di altissimo livello
- Cast eccezionale
- Battle system divertente
- Buona difficoltà
- Personalizzazione originale
- Colonna sonora eccelsa
Contro
- Graficamente troppo datato
- Versione Playstation 4 poco curata
- Alcuni difetti nell'adattamento