TOP 99 dei migliori JRPG di sempre (fino al 2022)
Secondo me
- Posizioni 99-91
- Posizioni 90-81
- Posizioni 80-71
- Posizioni 70-61
- Posizioni 60-51
- Posizioni 50-41
- Posizioni 40-31
- Posizioni 30-21
- Posizioni 20-11
- Posizioni 10-1
Prima di cominciare, ci tengo troppo a specificare i criteri e le regole che mi sono dato per stilare la classifica, al fine di dare a tutti voi una migliore chiave di lettura per comprenderla e giustificarvela. A questo scopo, ho stilato questa FAQ con possibili domande e risposte su tutto ciò che concerne questa classifica:
- Perchè hai deciso di fare una classifica del genere?
Non c’è un motivo preciso, ricordo solo che è cominciato tutto con l’acquisto del libro “A guide to Japanese Role Playing Games”, una sorta di compendio edito da Bitmap e che racchiudeva quasi tutti i JRPG pubblicati fino al 2020/2021 (di cui consiglio assolutamente la lettura se siete amanti del genere). Nello sfogliare gli oltre 600 giochi presenti nel catalogo, ho iniziato a fare una sorta di rassegna storica di tutto quello che ho giocato dal 97 a oggi e quindi mi sono detto: perchè non estrapolare e ordinare i miei preferiti, realizzando così una di quelle mega classifiche tanto discusse e criticate che si trovano sul web? E quindi, eccoci qua.
- Sei soddisfatto dei vari ordinamenti e posizioni?
Direi solo in parte, diciamo che mi sento fiducioso delle prime 20/30 posizioni, per il resto più la rileggo e più vorrei cambiarla di nuovo.
Stilare una classifica, di qualsiasi tipo, non è quasi mai semplice e quando decidi di osare qualcosa come quella che andrete a leggere, le difficoltà raddoppiano.
Ve lo dico con sincerità, essendo una TOP personale sui 99 sui migliori jrpg di sempre, va da sè che ogni posizione riguarda titoli che ho particolarmente amato, ergo ogni posizione è stato come rispondere ogni volta alla domanda “vuoi più bene a mamma o a papà?”.
Forse sarebbe più semplice per qualcuno vedere questa classifica come una mera lista dei “99 JRPG che consiglio di giocare” - Perchè una TOP 99 e non 100?
Beh, se siete amanti del genere JRPG potete già immaginare la risposta, in caso contrario, oltre a volermi distaccare dal clichè della cifra tonda, ho pensato che il 99 era un numero perfetto per omaggiare il gdr giapponese, visto che in gran parte di questi giochi il level cap dei personaggi è proprio rappresentato da quel numero. - Ma io vedo solo tot posizioni, dove sono le altre?
Ogni giorno per 99 giorni, a partire dal primo gennaio, pubblicherò una nuova posizione. L’orario varierà di volta in volta. - Quali regole ti sei dato per stilare questa TOP?
Ci saranno solo titoli che ho giocato e finito almeno una volta e ciascuno di questi saranno titoli usciti solo in occidente, ergo disponibili in inglese o in italiano attraverso localizzazioni ufficiali o meno. Sebbene abbia finito alcuni titoli in giapponese, non sarebbe stato corretto mettere titoli che non ho mai potuto comprendere in toto sia sul fronte narrativo che su quello di gameplay.
Infine, mi sono dato un limite (indefinito) nel non occupare troppe posizioni della classifica con tanti titoli appartenenti alla stessa serie/saga per dare spazio ad altri giochi e favorire una varietà nell’elenco proposto. Potreste, inoltre, trovare dei casi in cui due o più giochi occupino una stessa posizione: questo viene fatto per casi specifici (e rari) in cui l’esperienza dell’opera è stata volutamente divisa in più titoli, ma che a conti fatti ne rappresentano una sola. - Quali sono i fattori che hanno impattato sulle posizioni o sull’inclusione/esclusione di determinati titoli?
Cercherò di commentare e giustificare ogni posizione, ma essenzialmente i fattori sono questi:
– La mia esperienza. Può sembrare banale e scontato, ma è sempre meglio specificarlo. Non sono uno di quelli che “la grafica nei jrpg non conta” o “la storia è l’elemento più importante”, io valuto sempre tutto nell’insieme e di cosa mi è rimasto dopo l’esperienza nella sua interezza. Negli anni sicuramente ho imparato a prediligere giochi con una buona scrittura in combinazione ad un buon gameplay (sistema di combattimento e progresso dei personaggi), ma visto che parliamo anche di roba giocata più di 20 anni fa, per alcuni titoli mi sono dovuto affidare agli echi di emozioni e sensazioni che mi hanno lasciato.
– Il gusto. per quanto banale e stupido, di questi tempi è necessario specificare l’ovvio. Anche io ho un mio gusto e a volte prediligo certe storie e certi tipi di gameplay rispetto a robe considerata popolarmente e/o “oggettivamente” migliori.
– L’importanza storica. Ci sono titoli la cui importanza e impatto che hanno avuto sul genere dei JRPG non si possono semplicemente ignorare. Sebbene dunque alcuni di questi non siano esattamente tra i miei preferiti, ho trovato corretto inserirli o quanto meno posizionarli più in alto di quanto avrei fatto.
– Come è invecchiato il titolo nel tempo. Sebbene penso che il jrpg sia tra i pochi generi che invecchiano meno, ci sono alcuni titoli che rigiocandoli oggi (magari anche attraverso delle remaster), mostrino tutti i segni del tempo. Ammetto già una colpa: sono stato molto incoerente su questo aspetto. Perchè ci saranno giochi che chiaramente sono invecchiati male e che so per certo che se li rigiocassi oggi calerebbero a picco nella classifica, ma che per via dell’amore per quello specifico titolo, ho volutamente ignorato.
- Che tipo di JRPG ci saranno?
Di base tutti: turni, action, tattici, ibridi e pure un paio che esulano dal canone dell’immaginario classico del genere. Troverete addirittura un JRPG che tanto “J” non è. - La tua classifica mi piace/non mi piace. Dove posso criticarla/discuterla con te?
Sarà assolutamente naturale che questa classifica non incontri il gusto di tutti, quindi sono aperto a tutte le critiche e discussioni in merito. Questa TOP 99 nasce proprio per generare dibattito (sano, si spera) con altri appassionati del genere. Potete farlo qui sotto nei commenti, nei miei social, di persona o dove vi pare e piace. Fatelo anche sui vostri social (youtube, tiktok, instagram o facebook) se pensate possa essere un contenuto valido. Cercate giusto di rendermelo noto per poter aver possibilità di replica. Risponderò a tutti con piacere, a patto non siano solo insulti e imprecazioni fini a se stesse (che comunque, vi anticipo, non hanno effetti su di me). - Perchè non hai messo questo? Perchè non hai messo quello? Perchè questo sta più in basso di quello? Perchè quello sta più in alto di questo?
La risposta dovrebbe già trovarsi all’interno di queste FAQ, ma in ogni caso ho già in mente di rispondere a queste specifiche domande in questo stesso articolo, ma solo dopo che tutte le posizioni verranno svelate.
POSIZIONE 99: HYPERDIMENSION NEPTUNIA (PS3)
Lo so, non vi piacerà, ma lasciate che cominci con un guilty pleasure nonchè un gioco simbolo del mio periodo in cui la mia fame da JRPG mi faceva giocare la qualunque, soprattutto quelli di Nis America. Ho scelto Hyperdimension Neptunia (il primo originale su PS3, non la riedizione su PS Vita), perchè fu un gioco che per quanto tecnicamente fosse tremendo, per l’epoca aveva un sistema di combattimento tutto sommato interessante, ma soprattutto vantava di una scrittura demenziale dei dialoghi che mi piegava dal ridere. Neptunia raccontava il mondo dell’industria dei videogiochi in maniera pungente e sopraffina. Bellissimo il lavoro sull’antropomorfizzazione di Nintendo, Sony e Microsoft in giovani ragazze caratterizzate perfettamente per rispecchiare il loro comportamento reale nel mercato che veniva percepito dal pubblico. Nei capitoli successivi questa cosa si è un po’ persa ed è stato il motivo per cui negli anni l’ho abbandonata.
POSIZIONE 98: CHAOS RING (iOS, Android)
Per questa posizione ci tenevo a mettere almeno un esclusiva mobile, che non fosse un gatcha. Molti si potrebbero chiedere perchè allora non ci sia Fantasian, l’ultimo gioco di Sakaguchi sviluppato in esclusiva per Apple Arcade, ma la realtà dei fatti è che quel gioco non mi è piaciuto per niente. Chaos Ring, invece, fu il primo gioco che acquistai ad occhi chiusi quando presi il mio primo iPad e fu un’esperienza bellissima. Tecnicamente e artisticamente erano al tempo molto validi, il gameplay era semplice e funzionale alla sua natura portatile, mentre i personaggi e la trama erano davvero interessanti.
Giocai anche Omega (il prequel) e il 2, che sicuramente miglioravano gran parte delle problematiche del primo, ma perdevano della freschezza e dell’originalità del primo, motivo per cui ho scelto di metterlo in classifica.
Mi hanno parlato gran bene del 3, chissà se riuscirò mai a recuperarlo.
POSIZIONE 97: PROJECT X ZONE (3DS)
Uno dei miei punti deboli sono i crossover e la serie Project X Zone raccoglie tra i personaggi più iconici dei giochi Bandai Namco, Sega e Capcom. Tutti riuniti in un mix di jrpg tattico con combattimenti simili a quelli di Valkyrie Profile, dove ogni personaggio è associato a un tasto e può fare combo diverse a seconda del tasto direzionale con cui si eseguono. Chiariamoci, la trama è stupida e banale, un mero pretesto per radunare tanti personaggi da universi diversi e farli combattere insieme, ma va benissimo così. In realtà di giochi crossover migliori di Project X Zone ce ne sono (alcuni esistono solo in giapponese), ma ho preferito mettere questo in classifica perchè è quello che riunisce il maggior numero di personaggi provenienti dalle mie serie preferite.
POSIZIONE 96: FINAL FANTASY (Nes, Msx, Wonderswan Color, GBA, iOS, Android, PS1, PSP)
Sebbene recuperato a posteriori, nel 2003, attraverso il bundle Final Fantasy Origins, il primo Final Fantasy ha sempre avuto su di me un fascino irresistibile. E’ stato il gioco che mi ha invogliato a recuperare tutti i capitoli della serie, aspetto che poi mi ha caratterizzato anche per tutte quelle opere con numerose iterazioni alle spalle.
Il primo Final Fantasy ha una magia che ancora oggi non so spiegare, un senso di avventura tanto semplice e lineare, quanto coinvolgente e appassionante, grazie anche a una storia non così banale come può sembrare, se la contestualizziamo al 1987.
Inoltre, lasciatemelo dire, le musiche di Final Fantasy I sono ancora incredibili e vi basta riascoltare oggi le tracce riarrangiate delle varie riedizioni per confermarlo voi stessi. A dimostrazione di quanto fosse sensazionale il talento di Nobuo Uematsu, compositore della serie, già all’epoca con dei semplici brani midi.
Final Fantasy è la serie che più mi ha formato come individuo e come videogiocatore; per quanto i miei capitoli preferiti siano ben altri (come vedrete più avanti nelle future posizioni di questa classifica), non posso non mostrare rispetto al titolo che ha dato origine a tutto, motivo per cui trovate FF1 in questa classifica.
POSIZIONE 95: POKEMON BLU/ROSSO (GameBoy)
Acchiappali tutti, scambiali, portali a livello 99, cerca di catturare Mew dietro il camion. In un momento particolare della mia vita in cui tutto è stato capovolto, Pokémon, a sua volta, me l’ha anch’esso scombinata. E’ stato il gioco della condivisione, del confronto, della ricerca di segreti e delle leggende, quando ancora internet non esisteva nel mio quotidiano.
Sebbene il mio interesse per il brand si sia perso relativamente presto con la terza generazione, non posso negare l’importanza che ha avuto Pokémon per me, al punto che ancora oggi ricordo a memoria i nomi delle 151 creature di Game Freak.
POSIZIONE 94: PROJECT .HACK e HACK//G.U. (PS2)
Una delle prime serie a nascere come progetto multimediale, accompagnando i videogiochi che lo componevano a tutta una serie di OAV, anime, manga e romanzi che andavano a costruire una storia incredibile. Il primo tentativo di emulare l’esperienza di un MMORPG all’interno di un gioco single player, con tanto di desktop, applicazioni e addirittura un forum. Era sicuramente una serie sperimentale su tanti fronti, ma ottenne i risultati sperati. Al netto di tutti i difetti derivati dalla ripetitività dei dungeon e della poca varietà nel sistema di combattimento, i primi 4 giochi della serie .Hack furono un’epifania per me, al punto che volli recuperare tutto di questa serie per apprendere tutti su quell’universo narrativo, che ho sempre trovato incredibilmente affascinante (ancora oggi).
POSIZIONE 93: ARC THE LAD COLLECTION (PS1)
La collection di Arc The Lad è composta da tre giochi usciti separatamente in Giappone e arrivate in occidente in un unico grande pacchetto, con tanto di Making of di quelli belli che si facevano una volta.
Una bella grafica, un bel character design, storia super intrigante e un gameplay tattico assolutamente non banale, per quanto mancasse un po’ di personalizzazione dei personaggi (difetto che comunque era compensato con il poter cambiare equipaggiamento in ogni turno per sfruttarlo al meglio). Inoltre, era una delle prime serie che permetteva di portare il tuo salvataggio da un capitolo all’altro, per mantenere i livelli dei personaggi.
POSIZIONE 92: PHANTASY STAR UNIVERSE (XBOX 360, PC, PS2)
Ho diversi buchi più o meno importanti nella mia esperienza con i JRPG e tra questi c’è di sicuro la serie di Phantasy Star. Ci ho provato a recuperarli, ma con scarsi risultati. L’unico titolo che sono riuscito a portare a termine e anche con un certo grado di coinvolgimento è stato Phantasy Star Universe, che in realtà è più legato al filone dell’MMORPG che alla serie dei titoli principali. Non a caso, la modalità storia in singolo di Phantasy Star Universe è solo una parentesi di quella che era l’offerta della componente online.
Data l’importanza del brand, e del fatto che il gioco nel complesso mi era particolarmente piaciuto, ho deciso di metterlo in questa classifica. Magari le cose cambieranno se e quando avrò modo di recuperare almeno i 4 giochi principali.
POSIZIONE 91: LEGEND OF LEGAIA (PS1)
Se avete letto le FAQ, ho specificato che alcuni dei titoli che avrei inserito in questa classifica li ricordo poco o nulla, ma sono presenti in virtù delle sensazioni lasciate attraverso alcune reminiscenze. Legend of Legaia è sicuramente uno di quei casi. Ho bene a fuoco il sistema di combattimento in cui attraverso una combinazioni di pulsanti era possibile eseguire delle combo che mi piaceva tantissimo, rammento vagamente i tre protagonisti, ma il resto è tutto annebbiato.
Probabilmente a mente più lucida poteva essere posizionato pure più in alto in classifica perchè di sicuro era un titolo che mi prese tantissimo quando lo giocai, a differenza del sequel che abbandonai dopo una decina di ore. Mi fido di me, spero facciate altrettanto.
POSIZIONE 90: EARTHBOUND (SNES, 3DS, GBA, Wii U, Switch)
Avessi giocato o rigiocato EarthBound (e più in generale tutta la serie Mother) in tempi diversi o più recenti, probabilmente si troverebbe in una posizione più alta.
Il mio problema con la serie è averla giocata troppo presto, superficialmente, solo perchè al tempo se ne parlava bene sui forum in cui si discuteva di JRPG. La mia colpa è stato giocarlo e finirlo solo per metterlo nella checklist dei giochi da giocare.
Earthbound è un prodotto sperimentale ed eccentrico, una sorta di Dragon Quest ambientato nell’epoca “moderna” (anni 90) che si racconta con ironia e volontà di parodizzare il genere dei JRPG. Dovrò dargli una seconda chance se mai ne troverò il tempo.
POSIZIONE 89: SUPER MARIO RPG: LEGEND OF THE SEVEN STARS (SNES)
Dovete sapere che io e Mario abbiamo litigato con l’avvento di Mario 64. L’arrivo del 3D ci ha separato completamente e da allora non ho mai più giocato ad un gioco con protagonista l’idraulico, ad eccezione di quello che state leggendo in questa posizione. Super Mario RPG: Legend of the Seven Stars è stato uno dei tanti recuperi che ho fatto diversi anni dopo la sua uscita originale su SNES, in uno dei momenti della mia vita in cui cercavo di recuperare e finire buona parte dei JRPG che mi ero perso nella mia fanciullezza, soprattutto quelli dell’era 16 bit.
Super Mario RPG non vanta certo di una trama memorabile (e infatti non me la ricordo proprio), ma ricordo benissimo il sistema di combattimento, la varietà delle situazioni, la commistione dell’elemento RPG con il mondo di Mario e di tutto ciò che lo caratterizzava. Semplicemente fantastico.
POSIZIONE 88: RIVIERA: THE PROMISE LAND (GBA, PSP, Wonderswand Color)
Questo titolo rappresenta perfettamente il mio periodo di scoperta dei JRPG su Game Boy Advance. Ne iniziavo e abbandonavo tanti, ma Riviera: The Promise Land è stato uno di quelli ricordo di aver finito con estremo piacere. Ambientazione norrena, Ragnarok e Yggdrasil in salsa anime giapponese, tanto testo, scelte multiple e finali diversi. A tal proposito, è stato anche uno dei primi JRPG che ho giocato con una componente Dating Sim e che mi permetteva di scegliere una “waifu”, quanto basta per metterlo in classifica. Ovviamente, lo rigiocassi oggi (magari nella sua versione PSP), potrebbe calare a picco nella classifica o addirittura farlo sparire, ma questo fortunatamente non succederà mai.
POSIZIONE 87: TERRANIGMA (SNES)
Ogni tanto ci penso e non mi spiego come un gioco come Terranigma sia rimasto sconosciuto ai più, mentre altri titoli del genere (mi viene in mente uno Sword of Mana) abbiano avuto ben altra attenzione, meritata o meno. Qualcuno dice che sia per alcune tematiche e simbologie religiose abbastanza controverse che hanno avuto un impatto sulla release occidentale, ma in genere questi sono elementi che rafforzano la popolarità di un gioco, soprattutto sul lungo termine.
Terranigma è un action adventure che non si inventa nulla sul fronte del gameplay, ma a livello di ambientazioni, atmosfera, storia e personaggi è veramente una perla rara.
POSIZIONE 86: FRONT MISSION 3 (PS1)
Se ci metti dei robottoni, al 90% mi hai già conquistato. Front Mission 3 è stato il primo e unico capitolo della serie con cui mi sono interfacciato, non sono mai riuscito a trovare il tempo e la voglia di recuperare il resto. Adoravo la personalizzazione dei Wanzers (il nome dei robot), che era l’aspetto principale che mi aveva avvicinato al gioco oltre a quello estetico. C’era addirittura la possibilità di vivere la storia attraverso due campagne diverse e avere così due punti di vista degli eventi che la caratterizzavano.
Quello che mi fece letteralmente impazzire, però, fu la scoperta di poter espellere il pilota e poter andare a controllare un altra macchina trovata nel campo di battaglia. Mi esaltavo con poco, lo so.
POSIZIONE 85: VALKYRIE CHRONICLES (PS3, PS4, Switch)
La direzione artistica e il character design sono state sicuramente gli aspetti principali che mi spinsero ad approcciarmi al primo capitolo di Valkyrie Chronicles, sebbene poi non sia mai stato spronato a continuarla. Successivamente, rimasi anche affascinato dal combat system, grazie a queste enormi mappe con cui gestire le numerose unità per sopraffare i nemici. Non era semplice trovare infatti JRPG tattici che giocavano su quella scala di grandezza, perchè spesso nelle produzioni giapponesi si concentrava su aree più piccole e contenute, ma soprattutto meno interagibili. Già solo potersi nascondere e abbassare, aggiungeva un livello di tatticismo abbastanza importante.
POSIZIONE 84: FIRE EMBLEM AWAKENING (3DS)
Ho un rapporto un po’ strano con Fire Emblem, perchè l’ho conosciuto tardi e ho recuperato solo parzialmente tutti i capitoli della serie. Molti gli ho trovati eccezionali, altri un po’ meno, ma di base sempre piacevoli da giocare. Awakening è stato il secondo capitolo che ho finito dopo un paio di mordi e fuggi tra capitoli per GBA e Wii. Oltre alla nuova estetica del gioco che da subito mi ha conquistato, la meccanica “waifu” e la possibilità di generare prole con esse è stato sicuramente uno degli elementi che più mi hanno acchiappato, ragionando per giorni su chi avrei dovuto investire il mio futuro non solo per in termini di gusti, ma anche di efficienza del party. Ovviamente, la componente tattica rimane quella fantastica a cui la serie ci ha abituato, con qualche primo accenno di quality of life che adoro sempre, soprattutto in ottica di grind.
POSIZIONE 83: TRIANGLE STRATEGY (PC, Switch)
Vi assicuro che questo gioco sarebbe molto, ma molto, più in alto se avesse osato di più. Triangle Strategy è un JRPG tattico veramente ben realizzato e confezionato, grazie soprattutto a quello splendido HD-2D che sta caratterizzando alcune recenti opere di Square Enix.
Le grandi produzioni dei JRPG tattici sono sempre più rare, quindi sono contento che Triangle Strategy abbia riportato in auge questo sottogenere, ma ho provato sincera rabbia nel vedere che a livello narrativo che di meccaniche di gioco non sia stato in grado neanche di avvicinarsi ai grandi classici come Final Fantasy Tactics e Tactics Ogre.
La base però è solida e Triangle Strategy resta un prodotto soddisfacente per ogni amante del genere, con la confidenza che in futuro si possa ambire a ben altro.
POSIZIONE 82: DARK CLOUD (PS2)
Probabilmente, se avessi mai finito Dark Cloud Chronicles (aka Dark Cloud 2) ci sarebbe lui in questa posizione, ma visto che non è mai accaduto…
Tra le prime demo che spolpai all’inverosimile su Playstation 2, c’era sicuramente quella di Dark Cloud e fu inevitabile quindi quando usci lo divorai come poche cose al mondo. La cosa bella è che non era scontato che il gioco mi piacesse così tanto, perchè la meccanica delle armi che si rompono (per quanto rara, fortunatamente) è una roba che aborro con tutto me stesso. Quello che mi teneva incollato al gioco era sicuramente la componente legata al Diorama, ovvero alla ricostruzione di città e villaggi. Nelle future iterazioni, questo aspetto tornava preponderante in alcuni dei giochi Level 5 (anche nella modalità online di White Knight Chronicles, che cito qua perchè, spoiler, non lo troverete altrove), ma solo quella del primo Dark Cloud mi prese in maniera così ossessiva.
POSIZIONE 81: YS VIII: LACRIMOSA OF DANA (PS5, PS4, PS Vita, Switch, PC)
Ho giocato diversi capitoli di YS e, devo essere sincero, ho fatto fatica a scegliere quale mettere in classifica visto che li trovo tutti più o meno validi senza che nessuno titolo in particolare spicchi rispetto agli altri. Alla fine ho scelto Ys VIII: Lacrimosa of Dana perchè è stato quello più “avventuroso” di tutti, quello che forse mi ha appassionato di più, sia sul fronte narrativo (per quanto sia abbastanza semplice e lineare) che su quello di gameplay. Di Ys adoro soprattutto il flow del gameplay, veloce e snello. Permette di esplorare e combattere in maniera fluida senza sbavature così da permettere anche delle brevi sessioni di gioco se si ha poco tempo. Completare il gioco in ogni suo aspetto, è stato davvero divertente.
POSIZIONE 80: GOLDEN SUN 1 & 2 (GBA)
Io non so che magia hanno fatto gli sviluppatori di Golden Sun, ma bastarono letteralmente pochi minuti per conquistarmi e ammaliarmi completamente. Nonostante i limiti di una console portatile come il Game Boy Advance, l’esplosione di colori e l’estetica dei combattimenti lo rendevano ai miei occhi tra le cose più belle che giocai in quel periodo. Ma poi che belli gli effetti delle mosse e delle magie, per non parlare delle evocazioni. E quanto fighi erano gli enigmi e la loro soluzioni basate sull’utilizzo dei poteri Psinergici? A mani basse, i JRPG (originali) più belli per il GBA.
POSIZIONE 79: ROGUE GALAXY (PS2)
Quello che al tempo doveva essere il terzo capitolo della serie Dark Cloud, Rogue Galaxy è riuscito a conquistare un’identità tutta sua capace di ammaliare milioni di giocatori in tutto il mondo, compreso il sottoscritto. Al tempo doveva competere con Final Fantasy XII, un’impresa tutt’altro che semplice, e ricordo abbastanza bene la faida sui forum tra questi due colossi e qualcuno potrebbe immaginare che il gioco di Level 5 abbia prevalso su quello di Square Enix, ma in realtà è che per attenermi alle regole che io stesso mi sono imposto, ho preferito scegliere Rogue Galaxy al fine di darà più varietà alla classifica. Intendiamoci, il gioco meritava comunque la presenza in classifica a prescindere, visto la vasta mole di contenuti, il bellissimo colpo d’occhio e il senso di avventura proposto in quest’opera.
POSIZIONE 78: TACTICS OGRE (SNES, SATURN, PSP, PS4, PS5, PC)
Se esiste un maestro dei JRPG tattici che è stato capace di fare scuola a tutti gli altri, questo è sicuramente Tactics Ogre. Quello che hanno costruito Yasumi Matsuno e il suo team con questo capolavoro del ’95 detta ancora legge oggi, specie dopo la recente pubblicazione di Reborn, l’ultima riedizione di Reborn basata sulla remaster per PSP, Let Us Cling Together.
Storia matura e varia attraverso le varie route che si percorrono, personaggi caratterizzati e ben delineati, una totale personalizzazione del party attraverso unità da reclutare e classi da assegnare. Se lo trovate a questa posizione e non più in alto è solo perchè i tattici sono il mio sottogenere meno preferito dei JRPG e soprattutto, perchè ne esiste ancora un altro che ho preferito per motivi che spiegherò a tempo debito.
POSIZIONE 77: CHRONO CROSS (PS1, PS4, Xbox, Switch, PC)
Qualcuno probabilmente se lo aspettava più in alto in classifica, ma ho avuto due particolari problemi con Chrono Cross: il primo è di aspettative non rispettate, in quanto al tempo avrei pensato di ritrovarmi tra le mani un Chrono Trigger 2 e invece è stato qualcos’altro. Il secondo, più recente, è dovuto dal fatto che la remaster, per quanto ci abbia provato a renderlo più snello e moderno, in realtà ha esaltato quanto male sia invecchiato questo gioco ai miei occhi. E non mi riferisco assolutamente all’aspetto tecnico, o meglio non solo. Detto questo, per essere stato collocato qui, i suoi pregi ancora li conserva e meritano di essere elogiati. Chrono Cross è un’avventura poetica, con una storia ricca di colpi di scena e una colonna sonora semplicemente da brividi.
POSIZIONE 76: DRAGON QUEST XI (PS4, Xbox One, Switch, PC)
Se oggi qualcuno mi chiedesse con quale titolo cominciare per introdurlo nel mondo dei JRPG, Dragon Quest XI sarebbe forse quello che consiglierei senza pensarci troppo. Non solo perchè, in generale, la serie Dragon Quest è quella che ha messo le basi del genere per come lo conosciamo oggi, ma soprattutto perchè quelle basi sono vive e presenti ancora adesso, iterazione dopo iterazione, anche in Dragon Quest XI che è attualmente l’ultimo disponibile.
Certo, la serie è cambiata ed evoluta a modo suo, ma rimanendo sempre ancorata al concetto di JRPG classico, soprattutto nei combattimenti, nei contenuti secondari e nel sistema di crescita del party. Per assurdo, è proprio per questo che trovate Dragon Quest XI così relativamente in basso in questa classifica, in quanto gli ho preferito nettamente altri capitoli che scoprirete più avanti che hanno provato ad osare di più. Una precisazione importante: la versione S è in assoluto quella che consiglio a tutti qualora si desiderasse recuperare questo capitolo, in quanto introduce delle migliorie importanti rispetto la versione base, tra cui la possibilità di giocarlo tutto in 2D per un glorioso tuffo nel passato.
POSIZIONE 75: TALES OF PHANTASIA (PS1, SNES, GBA)
Non solo parliamo del primo capitolo della longeva serie di Bandai Namco, ma parliamo anche del capitolo con cui ho scoperto Tales of, sebbene mi ci sia approcciato diversi anni dopo la sua uscita. Phantasia è un titolo che è stato capace di ammaliarmi in pochi minuti, non solo per la sua estetica (che regge botta ancora oggi nonostante si parli di un titolo per SNES), ma anche per il suo prologo che mette in atto una strage di massa che sconvolge la vita del protagonista. Non così scontato per un gioco del 95. Tales of rappresenta inoltre una realtà netta per chi crede che il jrpg classico debba essere rigorosamente a turni: mi spiace, ma no. Tales of Phantasia è una bellissima avventura e super divertente da giocare. Il sistema di combattimento oggi è forse un po’ anacronistico, ma resta ancora valido nella sua visione bidimensionale.
POSIZIONE 74: SILVER STAR STORY COMPLETE (PS1, SATURN, GBA, PSP, PC)
Perso tra le molteplici edizioni in cui è possibile trovare questa opera, lo giocai e finii per comodità su Gameboy Advance (Lunar Legend), salvo poi scoprire che era probabilmente una delle versioni peggiori. Chiariamoci, Lunar Legend a me piacque tantissimo, ma è chiaro che comparato a ben altre versioni, lo stacco si percepisce. Recuperato quindi poi su PS1, con la Silver Star Story Complete, riscoprii la bellezza di questa storia coinvolgente, con la sua affascinante estetica e le sue meccaniche semplici ma efficaci.
POSIZIONE 73: FIRE EMBLEM THE BLAZING BLADE (GBA)
In assoluto il mio primo Fire Emblem e, forse, per questo ancora il mio preferito. Trovo che The Blazing Blade sia il simbolo dell’apice che la serie Fire Emblem abbia mai raggiunto in termini di maturità narrativa e di gameplay, dove il permadeath delle unità non è qualcosa che potevi scegliere e che ti rendeva responsabile di ogni azione compiuta nel campo di battaglia. Chiariamoci, non condanno ciò che è diventato Fire Emblem oggi (in realtà in parte si, ma non è argomento da affrontare in questo contesto), ma è chiaro che prima ci si prendeva un po’ più sul serio e gli autori si fidavano un po’ di più delle capacità del giocatore nell’accettare la “realtà” di una guerra e quello che comporta se si fanno scelte sbagliate. Scusate se questo può suonare un po’ da boomer.
POSIZIONE 72: SHIN MEGAMI TENSEI DEVIL SUMMONER RAIDOU KUZUNOHA VS. THE SOULLESS ARMY (PS2)
Probabilmente il gioco con il nome più lungo di questa classifica. Questo capitolo della serie Devil Summoner è stato il primo grande esperimento di Atlus nel provare a tradurre il gameplay caratteristico della serie in una formula action. E se lo vedete in questa classifica, possiamo tranquillamente dire che si tratta di un esperimento riuscito, non a caso venne sviluppato un seguito (che purtroppo non arrivò mai in Europa).
L’adattamento in tempo reale delle battaglie di Shin Megami Tensei risulta efficace, sia per l’importanza che viene data allo sfruttamento dei punti deboli dei nemici, che dalle possibilità offerte dall’evocazione dei demoni che combattono a fianco del protagonista. Qui inoltre, per enfatizzare il combattimento all’arma bianca, hanno aggiunto la possibilità di fondere i demoni, oltre che tra di loro, nelle spade. Dando così ancora più opportunità sul fronte delle build e della capacità di affrontare tutti i tipi di situazioni. Il fascino poi di vivere una storia di “Shin Megami Tensei” in un Giappone del passato (poco dopo la fine dell’era Meji) è del tutto inedita ed è indiscutibilmente un valore aggiunto per questo titolo.
POSIZIONE 71: THE LAST REMNANT (PC, PS3, PS4, Xbox 360, Switch)
Devo essere sincero, non fosse stata per la Remastered di The Last Remnant non credo neanche che questo gioco sarebbe finito in classifica. La mia prima run su Xbox 360 mi lasciò piuttosto deluso su diversi fronti, il principale era quello legato alle battaglie e alla gestione del party. Le feature introdotte nella remaster (che in parte riprendevano quelle della versione PC, più altre completamente inedite), hanno ribaltato completamente la situazione rivalutando l’opera in toto. Sebbene non particolarmente memorabile a livello narrativo, a livello estetico, la messa in scena delle battaglie campali e alcune idee fresche sul fronte del sistema di combattimento rendono The Last Remnant un titolo meritevole di attenzione.
POSIZIONE 70: MAGNA CARTA 2 (Xbox 360)
Il primo JRPG di questa classifica a non essere proprio “J” visto che parliamo di un gioco sviluppato in Corea. La serie Magna Carta non è mai stata fortunata in occidente, visto anche l’atipica distribuzione che vede il primo gioco su PC, il secondo su PS2 e questo terzo su Xbox 360. Avevo giocato il primo su PS2, ma non mi piacque tantissimo, al punto che lo abbandonai, ma provai a dare una chance a questo seguito e in effetti lo trovai decisamente molto più interessante.
Di Magna Carta 2 apprezzo particolarmente il design dei personaggi e il sistema di combattimento, mentre a livello narrativo ricordo che non lo trovai particolarmente originale, ma faceva il suo lavoro in termini di intrattenimento.
POSIZIONE 69: ENCHANTED ARMS (XBOX 360, PS3)
Il mio primo JRPG su Xbox 360 nonchè il mio primo gioco di FromSoftware, prima che salisse al trono con Demon’s Souls e Dark Souls. Enchanted Arms è stato il mio salto generazionale da PS2 e GameCube sul fronte dei giochi di ruolo giapponese e forse questo è uno dei motivi per cui lo ricordo con tanto amore e affetto. Adoravo i personaggi eccentrici, la storia tutto sommato aveva un bell’appeal, e mi piaceva tantissimo il mood iniziale da Final Fantasy VIII, con il mix di scuola e magia. Anche il sistema di combattimento non era affatto male e lo ricordo con grande piacere.
POSIZIONE 68: RESONANCE OF FATE (PC, PS3, PS4, Xbox 360)
Se penso al mio approccio con Resonance of Fate, ricordo non che non fu uno dei migliori e il motivo principale è che il gioco non si prendeva mai sul serio e la scrittura dei dialoghi nelle prime battute mi faceva venire l’orticaria. Non a caso, in un primo momento, lo abbandonai, per poi riprenderlo in un secondo momento.
Quello che mi conquistò veramente di questo titolo è stato in assoluto il combat system, perchè a memoria non esiste e non esisteva qualcosa di simile nel contesto dei JRPG. La possibilità di scegliere la traiettoria dei personaggi e fargli compiere delle azioni nel mentre la percorrevano era incredibile, se poi consideriamo che i protagonisti sono tutti dei pistoleri che eseguono evoluzioni pazzesche. Scivolate, salti, scavalcamenti, coperture, tutto in unica area di combattimento che rendeva gli scontri sempre diversi e unici. Inoltre le manovre applicabili come gli accerchiamenti e le tenaglie erano davvero a volte l’unica tattica vincente per superare gli scontri, non si poteva semplicemente stare fermi ad attaccare. Ci vorrebbero più giochi con quella freschezza nel combattimento.
POSIZIONE 67: STAR OCEAN: THE LAST HOPE (PC, Xbox 360, Xbox One, PS3, PS4)
Sentivo la necessità di inserire in questa Top almeno uno Star Ocean in 3D e la mia scelta è ricaduta su The Last Hope. Qualcuno potrebbe obiettare a fronte del fatto che tendenzialmente il preferito dalla massa è Till the End of Time, ma io non sono d’accordo. Per quanto anche Star Ocean: The Last Hope abbia i suoi problemi, primo tra tutti il fatto che i personaggi sembrano delle bambole prive di sentimenti incapaci di mostrare emozioni sul volto, è il capitolo con il sistema di combattimento più interessante e divertente. Le meccaniche di aggiramento e assalto dei nemici, il sistema di combo, la possibilità di costruirsi delle “build” sul tipo di bonus in combattimento erano tutte cose che ho enormemente apprezzato e che tutt’oggi apprezzo nella serie. Anche a livello tecnico, penso che il capitolo più riuscito sia proprio questo, assieme forse all’immaginario dei pianeti proposti e della loro estetica. Tutte cose che a mio avviso abbiamo perso nei due capitoli successivi. Inutile dire che, a chi deve recuperarlo oggi, consiglio la versione HD.
POSIZIONE 66: BLUE DRAGON (Xbox 360)
Uno dei giochi simboli dell’età d’oro di Xbox 360 sul fronte nipponico. Il gioco di Mistwalker è stato da quasi ogni punto di vista una vera perla per gli amanti del gioco di ruolo giapponese. Gli unici punti deboli sono da individuare sulla storia e i personaggi, sicuramente godibile per un pubblico giovane, un po’ meno per quello adulto. Tecnicamente infatti era fantastico, le musiche incredibili e il gameplay omaggiava il Job System di Final Fantasy dando un sacco di opzioni e personalizzazioni nell’approccio al combattimento. Inoltre, c’era una feature legata agli incontri che si incontravano sulla mappa che permetteva di adescare più nemici contemporaneamente e creare una combo di battaglie con tanto di bonus. Se i mostri erano deboli, addirittura era possibile sconfiggerli e guadagnare punti esperienza senza entrare in battaglia.
Blue Dragon tra le altre cose porta le firme di alcuni talenti dell’industria e non solo, visto che abbiamo Sakaguchi alla direzione, Uematsu alla musica e Akira Toriyama come character design.
POSIZIONE 65: THE LAST STORY (Wii)
Neanche a farlo apposta, due giochi Mistwalker di fila. The Last Story, quasi in maniera provocatoria più che citazionistica, cerca di provare a fare lo smacco a Final Fantasy con una storia di cavalieri e principesse in un classico scenario medievaleggiante. Devo essere sincero, se c’è uno aspetto che di The Last Story non mi è proprio piaciuto, è la storia, troppo banale e scontata. Non mi dispiacevano i personaggi, ma avrei preferito un maggior lavoro di caratterizzazione e un lavoro più certosino sui dialoghi.
Dove The Last Story però brilla per davvero è il suo gameplay. Il gioco è un tattico in tempo reale con elementi stealth che è assolutamente ancora unico nel panorama dei JRPG. L’interazione con l’ambiente era incredibile e permetteva un sacco di approcci diversi, con trappole e strategie pazzesche. Anche sul fronte tecnico il gioco mostrava i muscoli per quanto si vedeva che faticava molto a girare su una console come Wii.
POSIZIONE 64: DRAGON QUEST V LA SPOSA DEL DESTINO (SNES, PS2, DS)
Quando penso al trittico di Dragon Quest su SNES non faccio troppa fatica a puntare il dito su Dragon Quest V come il migliore. In primis perchè il 6 non l’ho mai finito, mentre il 4 per quanto adori la struttura narrativa e alcune idee di design del gioco, non mi ha mai davvero coinvolto come ha fatto Dragon Quest V. Sicuramente a influenzare la mia scelta c’è una storia più interessante, la possibilità di scegliere tra due mogli (tre con la versione DS) e di generare la propria prole, roba che vedremo solo in futuro con Fire Emblem. La ciliegina sulla torta poi era la meccanica di cattura dei mostri e la possibilità di usarli in party come normali membri della squadra, aspetto che poi vedremo tornare in parte in altri capitoli come DQVIII.
POSIZIONE 63: PARASITE EVE 2 (PS1)
Parasite Eve 2 è forse tra i sequel che più ho atteso in vita mia in quanto il primo capitolo è stato uno dei JRPG più sconvolgenti della mia vita. Unire due generi che amo, l’horror e il jrpg, ha rappresentato per me la formula perfetta che purtroppo si è ripresentata in pochissimi altri casi e che fortunatamente avrete modo di scoprire scalando questa classifica.
L’aver messo Parasite Eve 2 in questa posizione, però, significa che, per quanto abbia adorato questo capitolo, non lo ritengo all’altezza del suo predecessore. I fattori sono principalmente da imputare alla nuova estetica del gioco e delle sue ambientazioni, ma in realtà non mi ritengo soddisfatto nemmeno dai personaggi, i nemici e dalla direzione intrapresa della trama. Chiariamoci, Parasite Eve 2 come gioco a se funziona e pure bene, ma il passo indietro è lapalissiano e per questo ho dovuto metterlo così indietro.
POSIZIONE 62: WILD ARMS (PS1)
Un gioco di ruolo giapponese ambientato nel vecchio west. Quanto suona difficile immaginarlo ancora oggi dopo 5 giochi di Wild Arms (senza contare spin off e remake)? Eppure eccoci a parlare di un JRPG semplicemente eccezionale dove l’elemento che lo caratterizza di più è proprio l’ambientazione e l’atmosfera che si respira. E dire che non ho scoperto Wild Arms con il primo capitolo (quello lo scoprirete più avanti scalando le posizioni di questa top), eppure nonostante il salto all’indietro il gioco si è rivelato incredibile già dalle sue prime battute. Merito in parte per l’incredibile colonna sonora, degna forse del migliore Morricone.
Il gioco è all’apparenza molto classico nelle meccaniche di esplorazione e combattimento, ma in realtà già la gestione delle ARMS (le armi da fuoco), delle evocazioni o la complessità dei dungeon grazie alla presenza di svariati enigmi e segreti, lo rendeva veramente pregevole come pochi.
Volete sapere un’altra cosa incredibile? L’ho rigiocato su PS5 nel catalogo dei classici del PS Plus e nonostante alcune magagne dei controlli non proprio in formissima rispetto i tempi passati, è un gioco che mantiene la sua dignità e merita di essere riscoperto.
POSIZIONE 61: THE LEGEND OF DRAGOON (PS1)
Immagino che molti vedendolo in questa posizione siano rimasti un po’ delusi, in quanto tendenzialmente The Legend of Dragoon è spesso ricordato come uno dei JRPG migliori dell’epoca PS1 (per alcuni anche di sempre). Nel mio caso, l’unico fattore da considerare è che il gioco mi prese tantissimo all’epoca in cui uscì, ma con il tempo ho trovato titoli più piacevoli e che ricordo con maggiore gusto. Detto questo, sia chiaro che The Legend of Dragoon resta indiscutibilmente un grande gioco di ruolo giapponese, forte soprattutto di personaggi interessanti e una storia intrigante, ma soprattutto di quelle trasformazioni fighissime in dragoni. A questo aggiungiamoci un combat system originale, con qte che variano a seconda delle mosse da eseguire che richiedevano un timing precisissimo e quindi un discreto allenamento.
Il doppiaggio italiano ancora oggi è una delle robe più divertenti che si possono ascoltare per quanto era brutto.
POSIZIONE 60: STAR OCEAN THE SECOND STORY (PS1, PSP)
Due storie, due protagonisti, un sacco di personaggi e un sistema di combattimento oggi magari un po’ vecchiotto, ma che sa ancora dire la sua data la sua natura action, con tante mossa da poter eseguire e incatenare con sinergie perfette. Star Ocean The Second Story resta ad oggi ancora il mio Star Ocean preferito, perchè sebbene non ricordi una storia super originale, lo fa in maniera semplice e diretta risultando così solida e genuina, a differenza dei sequel usciti successivamente, che sicuramente guadagnano sul fronte dei controlli e del combattimento, ma si perdono nella credibilità e nell’atmosfera che dovrebbe dare uno Star Ocean. Qualcuno potrebbe tranquillamente obiettare, visto che in molti hanno adorato Till The End of Time (il capitolo successivo a The Second Story), ma io e quel gioco non andiamo affatto d’amore e d’accordo. E poi diciamocelo: l’avvento del 3D nella serie Star Ocean non ha mai fatto bene alla sua estetica, specie quella dei personaggi.
Ultima nota: se doveste recuperarlo, la versione PSP denominata The Second Evolution, è sicuramente quella consigliata per alcune migliorie introdotte importanti, ma garantisco che la versione PS1 continua ad avere un suo perchè.
POSIZIONE 59: TALES OF ABYSS (PS2, 3DS)
Vi svelo un segreto: non avessi giocato anni fa alla remaster per PS3 di Tales of Symphonia, probabilmente oggi ci sarebbe lui in questa classica al posto di Tales of Abyss, che invece nel suo porting per 3DS ha acquistato valore e consenso da parte mia.
Tales of Abyss è un capitolo importante per la serie visto che è il primo a introdurre la corsa libera in battaglia, ma soprattutto per aver avuto la scelta coraggiosa di metterci al comando di un protagonista che, sulle prime battute, è stato creato volutamente odioso e antipatico. La sua crescita ed evoluzione come personaggio risulta davvero brillante e tendenzialmente tutti abbiamo finito per adorare il personaggio di Luke e il suo viaggio di redenzione.
Secondo me, Abyss ha gettato le basi per quello che diventerà poi, a mio gusto, il miglior capitolo della serie e uno tra i miei JRPG favoriti di sempre. E qui ci sarà da scalare molto in classifica per scoprire quale sarà 🙂
POSIZIONE 58: BRAVELY DEFAULT FLYING FAIRY (3DS)
Se c’è un gioco che negli anni per me è diventato un simbolo di come andrebbero fatti i JRPG portatili quello è sicuramente il primo Bravely Default. Tralasciando le qualità indiscutibile della direzione artistica del gioco, soprattutto per quel che concerne le ambientazioni, la capacità del team di Silicon Studio nel riuscire a creare una formula perfetta per l’utilizzo mordi e fuggi è esemplare. Le opzioni di gioco permettono di velocizzare di molto l’esperienza e di adattarla alle esigenze del giocatore in qualsiasi momento e per affrontare qualsiasi esigenza. Vuoi velocizzare il farming? Battaglie a velocità triplicata e nemici più deboli sono le opzioni che fanno al caso vostro. Volete affrontare il gioco al massimo della sua difficoltà? Modalità difficile e blocco dell’esperienza per tenere il vostro livello al minimo.
A questo aggiungiamo un Job System che prende a piene mani da Final Fantasy V, molti dei quali richiedono delle belle quest da portare a termine e uno studio certosino sulla sinergia tra le tante classi sbloccabili per creare delle combo assolutamente incredibili. E vogliamo parlare dell’innovativa meccanica del Brave/Default? Accumulare turni e scaricarli sul nemico comporta tanti rischi, ma anche tante soddisfazioni, che rende sempre eccitante buona parte delle battaglie del gioco.
Ho apprezzato il gioco anche sul fronte narrativo, non fosse che spesso alcune scene anche piuttosto forti e drammatiche vengano smorzati dalla leggerezza dei dialoghi e la voglia di buttarla spesso tutto in gag. Un peccato.
POSIZIONE 57: ETERNAL SONATA (Xbox 360, PS3)
Se mi avessero detto da ragazzino che tra i giochi che avrei apprezzato di più ci sarebbe stato un JRPG sulla vita di Frederic Chopin non ci avrei mai creduto. C’è da dire che il gioco di tri-Crescendo utilizza un espediente intelligente per portare l’ultimo anno di vita del noto musicista in un contesto fantastico e magico adatto al tipo di esperienza proposta. Inutile dire che Eternal Sonata punta tantissimo sulla musica e sui riferimenti ad essa, dal nome delle mosse a quello dei personaggi.
Ho apprezzato tantissimo il sistema di combattimento basato su combo lunghissime, parate e contrattacchi a tempo. Forse la storia verso la fine diventava troppo enigmatica e interpretativa, ma nel complesso la ricordo con grande piacere. E’ un peccato che tri-Crescendo non abbia più riprovato con un seguito o con un gioco simile.
POSIZIONE 56: XENOBLADE CHRONICLES X (Wii U)
Chiunque abbia parlato con me di Xenoblade Chronicles X si ricorderà perfettamente quanto arrabbiato fossi con questa parentesi della serie di Monolith Soft. Il motivo principale era derivato dalla sua pessima narrativa, i suoi personaggi e l’inconsistenza del mondo di gioco che cercava di raccontarmi qualcosa che a me non è mai arrivato. Con queste premesse, vi starete chiedendo come mai abbia messo X non solo in questa posizione, ma addirittura in questa classifica. La verità è che il mondo di gioco, l’impatto estetico (considerando che parliamo di Wii U) e, soprattutto, tutta la parte sopra i Mech è semplicemente fuori scala. Niente in vita mia mi ha dato così tanta soddisfazione di esplorare un mondo e combattere mostri giganti come a bordo di un robottone come Xenoblade Chronicles X. Un sogno che si è avverato e che per me ha un valore immenso.
POSIZIONE 55: BATEN KAITOS: ETERNAL WINGS AND THE LOST OCEAN (GameCube)
Trovo che la GameCube sia stata una console incredibile e per me è stato davvero un peccato vedere così pochi JRPG nel suo parco titoli. Possiamo dire però con certezza che almeno erano pochi, ma buoni e tra questi spiccava indubbiamente la serie Baten Kaitos, sebbene a noi europei è toccato solo il primo capitolo. Fortuna che il neo annuncio della collection dei due capitoli colmerà un vuoto durato anni.
Baten Kaitos era di base un jrpg classico che richiamava in buona parte quanto visto con The Legend of Dragoon per quanto poi le differenze a livello narrativo e, soprattutto, di gameplay erano piuttosto nette. Il titolo infatti vanta di un particolarissimo battle system basato sulle carte e sulla costruzione di un deck per ogni personaggio. Non sono un grande amante dei giochi di carte, ma ammetto che in questo contesto funzionavano e trovavano un senso a livello strategico.
La cosa più incredibile a mio avviso era la grafica e il comparto artistico, così belli che a rivederlo ancora oggi sembra non essere mai invecchiato di un giorno.
POSIZIONE 54: INFINITE UNDISCOVERY (Xbox 360)
Se fossi stato meno razionale e più istintivo, forse Infinite Undiscovery lo trovereste assurdamente più in alto in questa classifica. Non so individuare esattamente il perchè, ma ricordo che il gioco mi piacque da impazzire, non solo a livello estetico o narrativo, ma anche da giocare l’avevo trovato favoloso. Eppure è uno di quei giochi accolti tiepidamente sia da critica che da pubblico e ancora oggi faccio fatica a trovare persone che se lo ricordino o che lo abbiano apprezzato come il sottoscritto.
Un action pieno di personaggi giocabili, tutti diversi tra loro, in cui le combo aree, normali o con il nemico a terra avevano ricompense diverse e per tanto richiedevano un effort diverso a seconda delle proprie esigenze. Ricordo una modalità super hardcore che non ho mai finito perchè mi sembrava quasi impossibile, sebbene dannatamente divertente. Mentre tutto il resto, soprattutto l’endgame, portava la rispettosa firma di tri-Ace dei tempi d’oro, una tri-Ace che vorrei rinascere e che invece vedo inevitabilmente crollare ogni gioco che passa. Nel mondo che vorrei, tri-Ace risorgerebbe proprio con un sequel di Infinite Undiscovery, ma rimarrà un sogno.
POSIZIONE 53: XENOBLADE CHRONICLES 2 (Switch)
Posso immaginare che questa posizione potrebbe attirare l’ira di molti e sappiate che lo accetto, ma non posso dare peso e valore al gioco che mi ha rubato 230 ore per una singola partita.
Xenoblade Chronicles 2 è un gioco che mi ha stregato nonostante gli riconosca diversi difetti che stonano nel raffronto con i due capitoli precedenti (il primo e X): in primis il character design che, per quanto io abbia apprezzato, è spesso incoerente. La scelta di far disegnare i diverse Gladius (entità che combattono al fianco dei Ductors) ad artisti diversi fa si che alcuni risultati siano più riusciti di altri, creando spesso un contrasto che destabilizza.
Anche l’inizio del gioco non è proprio dei migliori, però, quando ingrana, ingrana bene e nella parte finale esplode in maniera importante, non solo per la connessione vitale con il primo Xenoblade, ma anche per dei rimandi fortissimo alla serie di Xenosaga (e no, non mi riferisco solo alla presenza di KOS_MOS che è più un omaggio).
Inoltre ho adorato il loop del gioco, non ho sofferto tantissimo la scelta della meccanica gatcha per l’acquisizione dei Gladius più rari (sebbene capisca quanto possa essere fastidiosa su lungo termine), ho adorato come questi si sviluppano e come la loro progressione racconti un po’ di loro e del loro background grazie a delle missioni specifiche. A questo aggiungiamoci il sistema di combattimento che, una volta compreso e “masterato”, ti permette di fare belle combo in sinergia con tutti i membri del party, molto più di quanto fatto e visto in Xenoblade 3 che purtroppo non ho apprezzato come avrei voluto e che questo motivo non troverete in questa classifica.
POSIZIONE 52: THE LEGEND OF HEROES: TRAILS IN THE SKY (PC, PSP, PS3, PS Vita)
Ho tanti rimpianti in fatto di giochi da recuperare, JRPG compresi. Il tempo è quello che è, quindi dedicarsi a determinati titoli significa ignorarne tanti altri. Tra questi, vi è la serie di The Legend of Heroes, che da sempre ne ho sentito parlare benissimo, ma che concretamente rimane una lacuna che non sono mai riuscito a colmare. L’unico infatti che sono riuscito a giocare è stato il primo The Legend of Heroes: Trails in the Sky che rappresenta soltanto il primo passo di una serie che vanta ormai quasi 20 capitoli. Mi è bastato però questo per capire perchè The Legend of Heroes sia tanto amata. Mi sono piaciuti tantissimo i personaggi e le interazioni che avevano tra di loro, ho adorato l’atmosfera che si respirava nel gioco e, ovviamente, il suo combat system, basato su turni che avevano un’importanza strategica per l’ottenimento di determinati bonus in battaglia.
Un plauso anche al character design e l’estetica dei modelli dei personaggi, l’ho apprezzata particolarmente.
POSIZIONE 51: VANDAL HEARTS 2 (PS1)
Il mio primo JRPG tattico in assoluto ed è forse il principale motivo per cui si trova così in alto in questa classifica, anche più in alto di un Tactics Ogre. I ricordi sono un po’ sbiaditi, ma ricordo per certo che la trama di Vandal Hearts 2 era bella imponente, una storia politica di quelle toste, pesanti e anche piuttosto drammatiche. E’ proprio la storia l’aspetto che più di tutti mi aveva colpito, anche perchè fino ad allora ero abituato a giochi con trame leggere pensate per un target di giovani ragazzi.
Il gameplay, invece, era abbastanza classico nelle meccanica, l’unica feature davvero particolare era una sorta di ATB che permetteva sia alle proprie unità che quelle nemiche di muoversi simultaneamente nello stesso turno, un’aspetto vitale per la pianificazioni di spostamenti e attacchi.
Vandal Hearts 2 è stata una scoperta importante nel mio percorso da videogiocatore e il suo ricordo mi accompagnerà per sempre.
POSIZIONE 50: FINAL FANTASY TACTICS (PS1, PSP, iOS, Android)
Siamo a metà di questa Top 99 e in questa posizione non potevo non mettere il mio JRPG tattico preferito in assoluto. Si, questo implica che non ci saranno più tattici da qui in avanti.
La scelta per me è quasi scontata, specie per chi mi conosce, visto il mio attaccamento con la serie di Final Fantasy. Final Fantasy Tactics fa un lavoro egregio nell’adattare il Job System imparato a conoscere con il terzo e quinto capitolo (massimo esponente su quel fronte) fondendolo con quanto visto in Tactics Ogre. Il risultato può sembrare derivativo, ma in realtà gli dona quel pizzico di personalità che lo ha portato a diventare uno dei Final Fantasy più amati. I motivi vanno ovviamente ricercati anche nella bellissima costruzione della trama e, soprattutto, dei personaggi, dove si abbattono i concetti assoluti di bene e male, niente e bianco o nero, ma esistono diverse scale di grigio.
A questo aggiungiamo i fortissimi richiami alla serie di Final Fantasy, tra cui una quest legata a Cloud e “una fioraia” (occhiolino) che permetteva di ottenere il famoso mercenario tra le unità reclutabili.
Ricordo, che la versione The Wars of the Lions è quella che in assoluto merita di essere recuperata ad oggi, visto la mole di contenuti aggiunti e le forte connessioni con gli altri giochi dell’universo di Ivalice.
POSIZIONE 49: OCTOPATH TRAVELER (PC, Xbox One, Switch)
Se esiste un JRPG che è stato capace di incarnare il concetto di libertà, quello è il primo Octopath Traveler. Otto storie, otto personaggi, giocabili in qualsiasi ordine si preferisca e con la possibilità di andare, sin da subito dove si vuole e quando si vuole. Questo tipo di esperienza in realtà non è nuova, Live a Live prima e Final Fantasy VI dopo avevano proposto una caratteristica simile verso la fine del gioco, ma Octopath te lo propone subito, appena terminato il prologo di uno dei protagonisti.
Proseguendo nel gioco, salendo di livelli e aumentando i membri del proprio party, la libertà poi viene espressa anche dal battle system, alla costruzioni delle build attraverso le sinergie con le classi e, soprattutto, con quelle classi speciali che si sbloccano nelle fasi avanzate. Una costruzione del party perfetta permette così di andare all’avanscoperta di aree anche avanzate e difficili per potenziare i personaggi e massimizzare per aumentare i danni e le difese.
Parliamo poi dell’HD-2D, ovvero lo stile grafico basato su Unreal che permette di esaltare la bellezza del JRPG a 16 bit con un ammodernamento senza precedenti, una vera meraviglia per gli occhi.
Certo, i difetti non mancano, le storie dei personaggi non si intrecciano mai e le interazioni tra di loro sono ridotte all’osso e senza risultare mai rilevanti, ma c’è tempo per la serie (a breve vedremo il 2) per colmare questi aspetti.
POSIZIONE 48: LIVE A LIVE (SNES, Switch)
Non è un caso che subito dopo Octopath Traveler abbia messo Live a Live. Scoperto recentemente grazie al remake su Switch, Live a Live è stata per me una rivelazione, soprattutto se lo contestualizzo alla console e periodo d’uscita (Snes – 1994). Anche qui abbiamo otto personaggi, con la differenza che ciascuno di essi vive una storia diversa in un periodo storico differente, partendo dalla preistoria fino al futuro in cui l’uomo ha conquistato lo spazio. Inoltre, ogni personaggio vanta di un character design unico disegnato da un artista mangaka diverso e ognuna delle loro storie vanta una struttura sempre unica, come quella che richiama palesemente lo schema degli incontri di Street Fighter 2. Tutte queste storie mergeranno poi in quella finale per ottenere così lo “scenario definitivo” utilizzando la formula (libertà e reclutamento del party) che poi verrà ripresa da titoli come Final Fantasy VI o dal citato Octopath Traveler. Un’esperienza JRPG senza eguali.
POSIZIONE 47: SHIN MEGAMI TENSEI STRANGE JOURNEY (DS, 3DS)
Il primo di svariati Shin Megami Tensei che troverete in classifica. Strange Journey è stata tra le esperienze più hardcore in assoluto sia tra i colleghi appartenenti alla stessa serie, ma soprattutto tra tutti i JRPG che ho giocato e finito. Il gioco richiede un’esplorazione attenta e maniacale, esaltata da un eccellente utilizzo del secondo schermo caratteristico delle vecchie console portatili Nintendo. Oltre a questo, i combattimenti casuali (frequenti e tosti) non lasciano un attimo di respiro e non devono essere mai presi sottogamba. Tutto questo, inserito in un contesto brutale, e quasi horrorifico, in cui si viene catapultati.
La soddisfazione che si prova nel progredire in un gioco come Strange Journey si potrebbe paragonare quasi a quella che i giocatori dei Souls provano ogni volta che superano un punto difficile o un boss particolarmente tosto.
POSIZIONE 46: BREATH OF FIRE III (PS1, PSP)
Non è stato il mio primo Breath of Fire e se per questo neanche il secondo, ho infatti recuperato questo terzo capitolo solo grazie al porting su PSP. E’ il capitolo che ha introdotto molte delle caratteristiche poi riprese nei capitoli successivi e, già solo per questo, guadagna abbastanza prestigio e rispetto da metterlo a questo punto della classifica. Parliamo infatti di un gioco incredibile per contenuti, personaggi e storia. So che molte persone lo ritengono addirittura il miglior capitolo dell’intera serie, ma devo posticipare il discorso a delle posizioni più avanzate. Pur riconoscendogli meriti indiscutibili, devo confrontarmi con il fatto che ci sono stati ben due altri capitoli della serie che non solo mi sono piaciuti di più, ma che mi hanno letteralmente folgorato e segnato come videogiocatore. Un’anticipazione rischiosa ma doverosa perchè so che molti non si troveranno concordi di questo posizionamento, non solo in generale, ma anche rapportato alla serie stessa.
POSIZIONE 45: XENOBLADE CHRONICLES (Wii, Switch, 3DS)
Ed eccoci finalmente con l’ultimo Xenoblade (ma occhio, non l’ultimo Xeno) di questa classifica, che altro non poteva essere che il primo. Ricordo benissimo quando ancora il nome del gioco era Monado: Beginning of the World e i primi video iniziarono a circolare in rete. L’attenzione verso di lui era alta ed essendo uno dei giochi che ha rischiato di rimanere confinato nel suolo nipponico è proprio con lui che è partita la celebre Operation Rainfall, che ha poi permesso di arrivare qui in occidente giochi come The Last Story e Pandora’s Tower. Già solo per questo, ricordo che attesi tantissimo questo Xenoblade. Una volta avviato, la qualità era palese e sotto gli occhi di tutti, un vero e proprio miracolo per Nintendo Wii, con queste terre gigantesche da esplorare, biomi sempre diversi, fauna sempre unica e un loop di gioco che creava davvero dipendenza. Il prologo poi era davvero incredibile dal punto di vista narrativo, sebbene non possa dire della parte centrale che ho trovato molto debole, ma che è stata capace di farsi perdonare nell’ultima porzione di gioco (nonostante qual finale di già visto, per non dire quasi plagiato). I difetti quindi ci sono e si fanno sentire, ed è il motivo per cui non lo piazzo così in alto nella classifica come forse qualcuno si aspetterebbe, ma resta un’esperienza ancora oggi incredibile, specie nella sua Switch.
Escludendo gli altri Xenoblade, ad oggi non esiste niente di simile sul fronte dei JRPG, per lo meno sul fronte dell’esplorazione e dei contenuti, è davvero tutto monumentale. Certo, il sistema di combattimento non è così impegnativo, specie dopo che si impara la giusta rotazione delle abilità e il rispettivo posizionamento per renderle più efficaci, ma fa comunque un ottimo lavoro nel risultare sempre divertente e mai noioso.
POSIZIONE 44: LOST ODYSSEY (Xbox 360)
Forse non dovrei dirlo, ma lo faccio lo stesso nel rispetto della trasparenza che cerco di dare in questa classifica: Lost Odyssey non meriterebbe di stare così in alto conquistando questa posizione. Non lo dico perchè ho qualcosa contro il titolo in questione, che è indubbiamente un gioco di indiscutibile valore. La verità è che quando ho iniziato a pensare e a studiare alle varie posizioni, nel cercare di trovare la giusta collocazione al JRPG di papà Sakaguchi mi sono reso conto che è davvero un peccato che non sia mai esistito un Lost Odyssey 2 o che, quantomeno, qualcuno non abbia provato a replicare questo tipo di produzione.
Lost Odyssey rappresenta in un certo senso un modo di fare JRPG ricollocabile solo ai Final Fantasy di un tempo, ovvero quei giochi di stampo classico, ma con un grosso budget alle spalle che hanno caratterizzato i giochi SquareSoft, da FFVII a FFX. Cercate di non fraintendermi, non sono tra quelli che sostengono che “Lost Odyssey è il FFXIII che non abbiamo mai avuto” e non ne sto facendo nemmeno un discorso qualitativo, quanto invece di livello proprio produttivo. Lost Odyssey non si inventa nulla e a mio avviso non eccelle nemmeno in nulla se non proprio nel comparto tecnico, artistico e registico. Un bellissimo contrasto con quel tipo di combattimenti a turni, quei menu, quel tipo di narrazione e quel modo di spalmare i contenuti secondari da alternare con quelli primari. Non so neanche se sto riuscendo a esprimere bene il concetto, ma spero che qualcuno di voi mi abbia capito e abbia colto il fatto che per me Lost Odyssey sia stato l’ultimo baluardo di un tipo di JRPG che ad oggi non si fa più, ed è un gran peccato.
POSIZIONE 43: KINGDOM HEARTS (PS2, PS3, PS4, Xbox One)
Lo dico subito così vi tolgo la curiosità per le prossime posizioni: il primo Kingdom Hearts è l’unico che troverete in questa classifica. So che molti preferiscono altri capitoli (in special modo il 2 o Birth By Sleep), ma io nel tempo ho faticato molto a digerire l’evoluzione della serie e resto ancorato al modello proposto con il primo episodio che si concentrava davvero nel provare a raccontare una fiaba semplice e originale che facesse incontrare i mondi Disney con quelli di Final Fantasy. Ma non è mai stato solo quello il primo Kingdom Hearts, anche il level design era meno lineare e più sfaccettato rispetto a quelli dei capitoli successivi, dando maggiore senso all’esplorazione dei mondi con un backtracking giustificato dalle nuove abilità e magie di Sora che gli permettevano accessi a luoghi prima irraggiungibili.
C’era una genuina e innocente semplicità nella storia che raccontava, senza barcamenarsi in inutili complicazioni che sono andate sempre peggiorando di capitolo in capitolo. Anche il sistema di combattimento, per quanto ancora rigido e impreciso nei controlli o nella telecamera, l’ho trovato più divertente e intricante rispetto ai capitoli successivi.
Il primo Kingdom Hearts resterà per sempre un’esperienza unica e irripetibile, degna davvero di essere ricordata e omaggiata inserendola propri qui, in questa classifica.
POSIZIONE 42: KOUDELKA (PS1)
Potessi abbandonarmi totalmente a me stesso e ai miei gusti personali, probabilmente vedreste Koudelka molto, ma MOLTO, più in alto in questa Top 99. Unire il JRPG con il Survival Horror è già un’operazione estremamente rara di per se, men che meno riuscire a trovare prodotti che riescono nell’intento. Koudelka, per me, non solo è l’unico ad oggi a esserci riuscito, ma lo ha fatto in maniera ineccepibile. Al netto dei combattimenti che forse risultano la parte più debole dell’esperienza (sebbene adempiessero al loro compito), tutto di quel gioco lo ritengo di livello sopraffino. Il monastero di Nemeton era un capolavoro di atmosfera e di design degni della magione del primo Resident Evil, l’atmosfera si respirava in ogni stanza e in ogni inquadratura del gioco, per non parlare della storia e dei suoi protagonisti, così diversi e per questo motivo così perfetti. E poi gli enigmi, i mostri, i documenti, tutti aspetti che caratterizzavano così bene quel mondo oscuro capace di incutere tensione e paura nel giocatore nonostante mancassero totalmente elementi jump scare o altri espedienti per farti saltare dalla sedia. Non credo di essere in grado di descrivere e spiegare concretamente perchè io ami tanto questo gioco e tutto quello che ne verrà dopo (chi sà, sà), ma fidatevi quando vi dico che, ad oggi, non esiste al mondo un gioco come Koudelka, unico e indimenticabile. Meriterebbe se non una remaster quanto meno una riproposizione come classico su Playstation. Odio che non se ne sia mai parlato abbastanza per via di una brutta ricezione da parte di pubblico e critica a mio motivo inspiegabile.
POSIZIONE 41: DRAGON QUEST VIII (PS2, iOS, Android, 3DS)
Il primo Dragon Quest in Europa e, di conseguenza, il mio primo Dragon Quest. Che avventura incredibile. Semplice e classico in tutto, dai combattimenti alla storia, con il solito character design di Akira Toriyama che riciclava dai suoi personaggio e li riadattava al contesto. Però Dragon Quest VIII è stato per me davvero un gioco fatto con tutti i crismi, pieno di segreti, attività secondarie e con tante attività da seguire. Ricordo ancora che lo giocai con la guida ufficiale in mano (una prassi che ho sempre adorato fare con i pochi giochi che lo permettevano, visto che le guide ufficiali da noi erano una roba rara, specie nei JRPG) per non perdermi nulla e scoprire tutto quanto. E’ indiscutibilmente il mio capitolo preferito della serie, motivo per cui non troverete altri Dragon Quest oltre questa posizione.
So che la versione 3DS vanta dei contenuti aggiuntivi, ma non ho mai avuto feedback positivi su quel porting, quindi mi limito a portare nel cuore la versione per PS2.
POSIZIONE 40: SUIKODEN (PS1, PSP, Sega Saturn, PC)
Il primo di una buona parte dei Suikoden che troverete in classifica ed essendo anche il primo in assoluto della serie ha una valenza non indifferente che va ben oltre il valore intrinseco dell’opera in se, che a mio avviso è inopinabile. Il primo Suikoden mette infatti le basi per quello che poi diventerà la serie in futuro, con i suoi alti e bassi. Queste basi sono identificabili in un buon cast di personaggi, primari e secondari, una trama matura e ben scritta, dei contenuti secondari che evolvono e migliorano con il tempo e un comparto musicale di altissimo livello. Il tutto però risulta ancora un po’ sporco e ruvido, si vede che è il primo capitolo di una nuova IP e che i margini di miglioramenti c’erano e che sarebbero poi arrivati nei capitoli successivi. Però parlare del post Suikoden 1 rischia davvero di farmi sbilanciare troppo e anticipare un discorso più ampio e importante che preferisco rimandare nella posizione opportuna.
L’occasione è ottima però per ricordarvi che nel corso del 2023 arriverà la remaster e non sembra affatto male.
POSIZIONE 39: MURAMASA THE DEMON BLADE (Wii, PS Vita)
Se c’è qualcosa di cui questa posizione potrebbe far discutere, e già alcune lamentele le sento arrivare, è che Murasama The Demon Blade non è un jrpg e non dovrebbe essere presente in questa Top. Chiaramente, se ce l’ho messo, sono palesemente in disaccordo e per quello che sono i miei parametri che definiscono cosa è o non è jrpg (genere che per natura ha infinite sfaccettature e che risulta complessissimo da definire, beati voi se ci riuscite in maniera obiettiva).
Quello su cui penso possiamo essere tutti d’accordo, invece, è che Murasama è un gioco semplicemente eccezionale. In Vanillaware hanno degli artisti che sono a dir poco fenomenali e la loro capacità di trasformare in videogioco l’arte che producono è qualcosa che a mio avviso non ha rivali. A questo aggiungiamoci il fatto che Murasama è super divertente da giocare, mai banale e con un ritmo sempre molto alto che difficilmente porta ad annoiarti. Volete sapere una cosa simpatica? Ai tempi della versione Wii, lo abbandonai perchè non mi piacevano i controlli con i Wiimote. Lo ripresi e lo riscoprii da zero proprio grazie alla remaster su PS Vita e divenne quasi subito uno dei miei giochi preferiti per quella console, soprattutto perchè in portabilità lo trovai semplicemente perfetto.
POSIZIONE 38: CHRONO TRIGGER (SNES, 3DS, PS1, iOS, Android, PC)
Vi vedo con i forconi e le torce accese e lo capisco pure: sto mettendo uno dei JRPG ritenuti più belli di sempre “solo” in 38esima posizione. Ci sta, lo accetto, è solo che i giochi che arriveranno dopo di questo semplicemente li ho amati troppo di più.
Parlando di Chrono Trigger, però, lasciate che provi a farmi perdonare cercando di riassumere le meraviglie che ci ha donato questo titolo. Innanzitutto, porta la firma di mostri sacri del videogioco come Hironobu Sakaguchi (Final Fantasy), Yugi Horii (Dragon Quest), Nobuo Uematsu (FF) e Akira Toriyama (Dragon Ball). A questo aggiungiamo che Chrono Trigger proponeva per la prima volta la possibilità di vedere i mostri sul campo, le scelte del protagonista che impattavano sulla trama (arrivando a proporre ben 13 finali) e una delle storie sui viaggi del tempo meglio gestite che il videogioco possa ricordare (anche se LA migliore, la troverete più in alto in questa classifica).
POSIZIONE 37: XENOSAGA II JENSEITS VON GUT UND BOSE(PS2)
Da amante di Xenogears, ho atteso per anni l’arrivo di Xenosaga in Europa e di certo non posso ritenermi soddisfatto per essere partito con il secondo. Un recap di 4 ore attraverso un disco bonus non sono la stessa cosa di giocarsi un titolo completo, ma a quell’epoca potevo farci poco. Detto questo, io ho amato in maniera spropositata Xenosaga II nonostante sia consapevole che molti lo tengono al fondo della loro classifica basata sulla trilogia. Beh, spoiler, sono d’accordo anche io. Penso che il motivo principale sia riconducibile al design dei personaggi che risultano troppo artefatti e troppo umanizzati rispetto al primo e al terzo capitolo, dove quest’ultimo è riuscito a trovare la giusta quadra su quel fronte. Dove non transigo però, è il battle system che per me è davvero il fiore all’occhiello di questo Xenosaga II e ho apprezzato davvero tanto perchè provava a introdurre il concetto di combo (basse, normali e aeree) in maniera intelligente e divertente.
Ovviamente, poi non dimentichiamoci trama, personaggi e dialoghi di livello altissimo, tra i punti che più caratterizzano di più la saga in genere e di conseguenza anche questo capitolo.
POSIZIONE 36: VALKYRIE PROFILE 2 SILMERIA (PS2)
Con la mitologia norrena giochi facile, ancor di più se metti al centro della storia delle valchirie che reclutano guerrieri per il Ragnarok. La verità però è che Valkyrie Profile è sempre stato più di questo, regalandomi storie e personaggi che difficilmente si dimenticano. Se poi penso a quanto bello fosse il sistema di combattimento, che in questo secondo capitolo è stato ulteriormente ridefinito, era difficile non pensare che non sarebbe finito in questa classifica. Sistema di combattimento che tra le altre cose sta tornando in auge in alcune produzioni un po’ più recenti e “indie”.
Certo, Silmeria non ha la storia di Lenneth, ma è quella che ancora oggi ci fa sognare un terzo capitolo dedicato a Hrist che probabilmente non vedremo mai. Square Enix ti sto guardando e non ti sto sorridendo.
POSIZIONE 35: GRANDIA II (PC, PS2, Switch, Dreamcast)
I miei più “bei” ricordi di Grandia 2 sono legati alle discussioni sul forum in cui ci si scannava se fosse una copia di Final Fantasy X o meno. Chiaramente, non è mai stato così, sebbene le similitudini ci siano e alcune coincidenze potrebbero davvero portare a pensarlo. Detto questo, l’avventura di Ryudo ed Elena è una di quelle che meritano di essere vissute, tanto semplici quanto efficaci per arrivare dritto al cuore dei giocatori e conquistarli. I personaggi sono sicuramente quelli che rimangono impressi di più, anche se l’aspetto che più mi tenne incollato al gioco è il meraviglioso battle system che caratterizza la serie Grandia. La possibilità di giocare con i turni del party e di quello degli avversari manipolandoli in vari modi l’ho sempre trovata una cosa stimolante. Ho apprezzato la scelta di Ubisoft (al tempo publisher di Grandia in occidente) di riesumare quel sistema grazie al loro Child of Light
POSIZIONE 34: YAKUZA LIKE A DRAGON (PC, Xbox One, Xbox Series, PS4, PS5)
Partiamo da una premessa doverosa, la serie Yakuza (che da quest’anno dovremmo ormai chiamare solo Like a Dragon, in terra nipponica Ryu Ga Gotoku) è tra le mie serie preferite di sempre. Ricordo come fosse ieri quel pesce d’aprile dove mostrarono scherzosamente un capitolo di Yakuza in salsa JRPG a turni e da allora non ho fatto altro che sognarlo. Quel sogno infine diventò realtà proprio con questo Yakuza Like a Dragon, il settimo e ufficiale capitolo della serie.
Chiariamoci, Yakuza: Like a Dragon rapportato a tanti altri JRPG, specialmente a Dragon Quest a cui si ispira particolarmente, non è esattamente eccezionale. Pecca di diverse criticità, tra cui un endgame troppo votato all’eccessivo grind, oltre che una gestione superficiale dei JOB in cui paradossalmente le classi predefinite risultano migliori di quelle che sbloccavi (al netto di qualche eccezione o qualche build specifica). Eppure è proprio la sua commistione con la struttura e il modello di Yakuza ad avermelo fatto piazzare così in alto in classifica. Per me è una formula che funziona da dio e l’ha resa una delle esperienze più belle degli ultimi anni. Non a caso aspetto il seguito come poche altre cose al mondo. Ho adorato il personaggio di Ichiban, ho adorato le sue folli quest secondarie e ho adorato la solita aria del Giappone che mi fa respirare la serie.
POSIZIONE 33: SHIN MEGAMI TENSEI V (Switch)
Dovrei essere arrabbiato con Shin Megami Tensei V perchè secondo me sul fronte narrativo e di personaggi si è fatto un incredibile passo indietro che, ancora oggi, fatico concretamente a spiegarmi. La verità però è che almeno due passi avanti sono stati fatti su tutto il resto, in particolare sull’esplorazione e sul sistema di combattimento. Soprattutto sul combat system, secondo me, il miglioramento è molto più percepibile perchè pur partendo da una base solidissima e qualitativamente molto alta, è riuscita ad ammodernarsi in maniera importante cercando di parlare a un pubblico più largo senza però snaturarsi.
L’esplorazione invece ha guadagnato un sacco di verticalità grazie all’aggiunta del salto inserito in un contesto open map con un design delle mappe intelligente e che invoglia a scoprire ogni anfratto degli ambiente che andiamo a scrutare.
Aggiungo in tutto questo l’inserimento di diverse quality of life che rendono il gioco più leggibile e più gestibile, rimuovendo un sacco di stress che in capitoli passati necessitava l’appoggiarsi a guide online, mentre ora tutti gli strumenti stati messi nelle mani del giocatore.
Shin Megami Tensei V è per me l’apice sul fronte gameplay raggiunto dalla serie e avesse avuto una narrativa più impattante e una caratterizzazione migliore dei personaggi, sarebbe potuto davvero diventare il mio preferito della serie. Speriamo a questo punto per il VI.
POSIZIONE 32: XENOSAGA EPISODE I DER WILLE ZUR MACHT (PS2)
L’avevo già menzionato con Xenosaga II, ma tocca farlo anche qui perchè parlando di Xenosaga non si può non parlare di Xenogears. Per me quel gioco è stato rivelatore, uno di quelli che ti prendono il cervello e te lo divorano con le loro tematiche, la scrittura dei dialoghi e la caratterizzazione dei personaggi. Quindi potete immaginare la mia sofferenza nel dover attendere anni per mettere le mani su quello che ai miei occhi ne rappresentava una sorta di seguito. A peggiorare il tutto è che dovetti puntare prima su Xenosaga 2 e poi sul suo predecessore. Per uno come me che cerca di giocare le serie in ordine di uscita, è stato davvero un momento molto doloroso. La domanda ora è: ma perchè questo primo capitolo sta più in alto del secondo? La faccio molto semplice, perchè sebbene a livello di gameplay sia più semplice e meno articolato, a livello di esperienza complessiva l’ho trovato più inquadrato e più scorrevole, complice anche un’estetica più cartoonesca e più nelle mie corde (specie se rapportato al cambio drastico avvenuto nel 2).
POSIZIONE 31: FINAL FANTASY IX (PS1, PS4, Switch, PC, iOS, Android)
FINALmente dopo tante posizioni, un nuovo Final Fantasy in classifica e per me questo non poteva che essere il nono capitolo. La scelta è ricaduta su di lui perchè, tra tutti, è quello che mi trasmette nettamente più tenerezza e che guardo o ne parlo sempre con dolcezza. Ci sono degli inciampi qua e là legati magari alla caratterizzazione di alcuni personaggi che non ho apprezzato (Amarant sto guardando te), a scelte nel sistema di combattimento non proprio ottimali (gestione della trance completamente sbagliata) e a momenti narrativi che avrei sinceramente evitato (Necron, il boss finale, per me continua a non avere alcun senso). Tutto il resto, però, l’ho trovato davvero di mio gusto e l’avventura di Gidan e soci mi è piaciuta davvero tanto, senza che questa sia invecchiata neanche di un giorno. Lo ha dimostrato la remaster di qualche anno fa che, al netto dei limiti tecnici, l’ho rigiocata con grande piacere. Mi spaventa molto il tanto discusso e rumoreggiato Final Fantasy IX Remake, ma di sicuro sarò in prima fila per rivivere ancora una volta quel bellissimo viaggio.
POSIZIONE 30: GRANDIA (PS1, Sega Saturn, Switch, PC)
A volerla fare semplice mi basterebbe dirvi di prendere il commento di Grandia 2 e applicarlo anche a Grandia 1, ma non credo mi farebbe molto onore così come non farebbe onore al gioco.
Il primo Grandia lo ricordo come una scoperta completamente casuale, trovato a un prezzo ridicolo in un Gamestop di un centro commerciale. L’amore fu totale dopo davvero pochi minuti di gioco. Tra le cose che mi sono piaciute particolarmente di Grandia troviamo innanzitutto i personaggi, a partire da Justin e Feena che ho trovato una coppia deliziosa il cui rapporto evolve in maniera tangibile nel corso della storia, a differenza di tante altre dove questo aspetto viene spesso forzato o accelerato. Poi c’è chiaramente il combattimento, i cui elogi già li ho fatti per Grandia 2 con l’unica differenza che, essendo l’opera prima, valgono il doppio visto che ovviamente è stato lui a introdurlo.
L’avventura di Grandia per me resterà uno dei ricordi speciali che porterò per sempre nel mio cuore. Mi è spiaciuto non essere mai riuscito a recuperare l’HD remaster, ma spero di trovare il tempo e modo di farlo.
POSIZIONE 29: SHADOW HEARTS (PS2)
Immaginate scoprire dopo anni per puro caso che esiste non uno, ma ben due giochi ambientati nello stesso universo narrativo di uno dei giochi che più avete apprezzato. Perchè questo è successo con me quando ho scoperto dell’esistenza della serie di Shadow Hearts e che era ambientata diversi anni dopo gli eventi di Koudelka. Una rivelazione tanto scioccante quando entusiasmante.
Certo, Shadow Hearts cambiava tante cose, personaggi, setting, stile di combattimento, abbandono delle meccaniche da survival horror, ma quello che avevo tra le mani fu uno di quei JRPG da amore a prima vista.
Ho adorato tutto di quel gioco, dal protagonista alle sue trasformazioni in demone, dalla sua storia con Alice e ai forti rimandi con Devilman, uno dei miei manga preferiti in assoluto, il sistema di combattimento con il suo Judgment Ring, le musiche, l’antagonista. Ma la volete sapere la cosa bella? E’ che il primo Shadow Hearts è stato solo l’inizio di qualcosa di più grande. Ne riparleremo più in alto, che c’è da salire parecchio.
POSIZIONE 28: PERSONA 4 GOLDEN (PS Vita, PS4, Xbox One, PC, Switch, PS2)
Precisiamo: in questa posizione esplicito chiaramente la versione Golden di Persona 4, non perchè ho qualcosa contro la versione PS2 , anzi, ma per giustificare un posizionamento così alto, che è dovuto proprio a questa edizione uscita a suo tempo su PS Vita e poi riproposta di recente sulle più recenti piattaforme. Per molti anni, Persona 4 Golden è stato l’emblema della riedizione/remaster perfetta, quasi da manuale, settando uno standard che fino ad allora era relegato a mere edizione atte a migliorare risoluzione e frame rate, spesso anche con risultati catastrofici.
Persona 4 Golden prendeva invece un prodotto di ottima fattura già ben confezionato di suo su PS2 e lo ha riportato in una veste migliorata non solo sotto il profilo tecnico, ma anche e soprattutto da quello contenutistico. Non si trattava solo di espandere il gioco con un nuovo arco narrativo extra piazzato a fine gioco come fece la versione FES di Persona 3, ma parliamo proprio di un’integrazione all’avventura principale attraverso l’introduzione di personaggi e di grandissimo spessore, nuovi elementi narrativi (tra cui due bellissimi nuovi finali), ribilanciamenti vari, un HUD spaziale, nuovi Persona da evocare, una componente online intelligente e non invasiva e chissà quante altre cose sto dimenticando. Il risultato non è più quello di una mera riedizione, ma di un nuovo Persona 4 vero e proprio. Tutto qui? No, c’è da fare un discorso generale sul nuovo corso di Persona iniziato con il terzo capitolo, evoluto e migliorato con il 4 e 5, ma lo devo rimandare. Eh si, stavolta sono sicuro che questo “spoiler” non stupisca nessuno. Non in questo modo almeno, vedrete.
POSIZIONE 27: ODIN SPHERE (PS2, PS Vita, PS3, PS4)
Se c’è un tipo di narrazione che a me fa impazzire è quella basata su storie diverse di personaggi diversi che alla fine si intrecciano e creano un grande quadro complessivo che acquisisce senso una volta che hai fatto tutti i collegamenti. Vanillaware in questo è stata dannatamente brava non solo con Odin Sphere, ma anche con il suo recentissimo 13 Sentinels che, vi giuro, avesse avuto una componente RPG più marcata probabilmente lo avreste trovato nella top 10 di questa classifica.
Come tutti i giochi di Vanillaware, chiaramente, ad impreziosire il tutto c’è quello che a mio avviso è l’apice massimo raggiunto dalla software house giapponese in termini di direzione artistica. Ogni frame di questo gioco meriterebbe di stare appeso in un quadro di un museo.
C’è poco da fare, Odin Sphere è un’opera maestosa che invito davvero tutti a giocare, ogni discussione sul suo essere o non essere JRPG è ininfluente.
POSIZIONE 26: NIER (PS3, Xbox 360, PS4, Xbox One, PC)
I miei ricordi sul perchè acquistai Nier sono abbastanza offuscati, perchè ricordo una presentazione alla Gamescom del gioco in cui tecnicamente era veramente un disastro, eppure c’era qualcosa che mi affascinava e mi attirava a lui. Non conoscevo i legami con la serie Drakengard (serie che, perdonatemi, non mi piace per niente) ne avevo idea di chi fosse all’epoca Yoko Taro. NIER per me è semplicemente stato un treno che mi ha investito e travolto con tutta la sua potenza narrativa e, soprattutto, meta narrativa. Quel finale (quel VERO finale) è una roba talmente potente che difficilmente potrò mai dimenticarmelo, non solo per quello che rappresenta o per il messaggio che voleva dare, quanto per il mio stato d’animo dopo aver dato “quella conferma definitiva”.
Poi si, a me è anche piaciuto il sistema di combattimento, le boss battle, la colonna sonora folle da quanto è bella e tutte quelle cose che hanno poi caratterizzato il suo sequel e lo hanno reso famoso. Ma tanto lo sapete, parleremo anche di Automata.
Ah, una cosa importante: per me esiste solo Nier Padre, nonostante il valore indiscutibile apportato dal remake Gestalt, per me il Nier occidentale adulto e muscoloso ha molto più senso rispetto al Nier Fratellone giovane con la pelle candida. De gustibus.
POSIZIONE 25: NEO THE WORLD ENDS WITH YOU (Switch, PS4, PC)
Se esistesse un modo per rappresentare l’idea di sequel perfetto tra questi metterei quasi sicuramente NEO The World Ends With You. Il primo capitolo su DS per me è stato il miglior gioco per la portatile Nintendo ed era difficile replicare quel tipo di esperienza con un pad e un solo schermo. Quello che Square Enix è riuscita a fare con quest sequel per me ha quasi del miracoloso. Sebbene l’esperienza di gioco sia tangibilmente diversa, il feeling e il concept alla base è rimasto identico, con il valore aggiunto di aver saputo aggiungere i collegamenti con il precedente in maniera sapiente, non solo attraverso gli eventi e i dialoghi, ma soprattutto con i personaggi. Purtroppo, già dire che questo comporta inevitabilmente qualche spoiler, ma è importante sottolineare come il ritorno del cast originale sia stato dosato sapientemente fino alla fine, in maniera oculata e attenta e, soprattutto, mai fine a se stessa o con scopi puramente da fan service. NEO TWEWY è un gioco bello da vedere, da ascoltare e specialmente da giocare. Non ho trovato davvero nulla che fosse fuori posto e rappresenta per me uno di quei prodotti che vorrei vedere più spesso da Square Enix.
POSIZIONE 24: THE WORLD ENDS WITH YOU (DS, Switch, iOS, Android)
Si lo so, fa strano avere due titoli della stessa serie uno dietro l’altro in classifica, ma non ho voluto accorparli semplicemente perchè sono due giochi diversi e che meritavano due considerazioni diverse. Buona parte delle motivazioni per cui The World Ends With You stia più in alto del suo sequel le ho già spiegate, ma provo a riportarle e ampliarle.
TWEWY è stato senza ombra di dubbio il miglior gioco a cui abbia mai giocato su Nintendo DS e le motivazioni si possono trovare su più aspetti che compongono il titolo. Lo stile grafico, le musiche incredibili, la struttura di gioco, la trama e i personaggi sono sicuramente di alto livello e basterebbero da soli a giustificare il tutto, ma la vera componente che permette a TWEWY di brillare di luce proprio è il suo sistema di combattimento e il sistema di controllo. Due schermi, un pennino e dei tasti creano una magia che pochi altri giochi mi hanno saputo trasmettere. Ogni attacco (spilla) del protagonista Neku richiedeva un utilizzo del pennino sempre diverso e unico, rendendo il combattimento sempre vario e super divertente. Nel mentre, ogni personaggio che faceva da partner a Neku, bisognava utilizzarlo attraverso il dpad e per ciascuno di loro prevedeva un utilizzo sempre nuovo e diverso. Sfido chiunque a trovare un gioco con questa unicità e varietà sulla console Nintendo (magari c’è e mi è sfuggito eh, in caso fatemelo sapere).
POSIZIONE 23: FINAL FANTASY X (PS2, PS3, PS4, Xbox One, Switch, PC)
Se qualcuno dovesse chiedermi qual è il gioco che più ho atteso nella mia vita in termini assoluti la risposta è senza ombra di dubbio Final Fantasy X. Ricordo perfettamente ogni singola rivista acquistata dove se ne parlava, addirittura acquistai quella di Playstation Magazine solo perchè nel DVD c’era uno dei trailer promozionali del gioco, che dovetti andare a vedere a casa di un amico che aveva PS2 visto che ancora io ne ero sprovvisto. Ricordo le emozioni di ogni news e anteprima sul gioco e soprattutto quella demo di gioco contenuta dentro il porting PS1 di Final Fantasy VI (e si, ne riparleremo) che ho spremuto come poche cose al mondo, visto che invitavo ogni volta amici diversi a casa per fargliela vedere. Poi arrivò il day one, uno dei giorni più felici della mia adolescenza che io possa ricordare.
Quella grafica, quelle musiche, quel combat system a turni, la sferografia, tutti quei segreti svelati con la guida ufficiale tra le mani, quella storia, quei personaggi e soprattutto quel finale che mi fece piangere davanti agli occhi confusi dei miei genitori che non capivano. Si, non lo nego, Final Fantasy X è così in alto in classifica più per quello che è stato e che ha rappresentato nella mia vita. Chiariamoci, penso che FFX meriti comunque di stare in questa classifica e penso che molti degli aspetti che ho citato siano eccezionali ancora oggi, ma di sicuro andrebbero un po’ ridimensionati. Poi però parte To Zanarkand e io mi sciolgo.
POSIZIONE 22: NIER AUTOMATA (PS4, Xbox One, PC, Switch)
Se prendi Nier e gli aggiungi PlatinumGames per me hai realizzato la combo perfetta, c’è poco da fare. Sarebbe facile per me lasciare questa affermazione per giustificare questa posizione dal momento che Nier è stato quello che è stato e PlatinumGames sono tra i miei sviluppatori preferiti di sempre, soprattutto in ambito action.
La verità è che Nier Automata non si limita a essere un Nier con un combat system fighissimo, semplicemente va oltre e crea un’opera con situazioni sempre diverse, una varietà importante di stili di gioco, una progressione narrativa che richiama quello dell’originale Nier ma lo stravolge, una colonna sonora devastante, una storia pazzesca e alcune dello boss fight più incredibili che io ricordi. Il tutto in un open world “intelligentemente” vuoto e contenuto. Non è un caso che Nier Automata sia diventato un fenomeno di massa, perchè questa seconda opera di Yoko Taro è davvero stato capace di raggiungere il cuore di moltissimi appassionati che grazie ad esso ha poi permesso al primo Nier di essere riscoperto.
POSIZIONE 21: PERSONA 2 INNOCENT SIN & ETERNAL PUNISHMENT (PS1, PSP)
Nella community di Persona è ormai diventata una sorta di meme il fatto che la serie sembra sia iniziata con il terzo capitolo e per certi versi non è neanche così distante dalla realtà se consideriamo che a conti fatti la serie di Atlus ha incontrato il favore delle masse proprio con Persona 3. Il problema è che così facendo, Atlus in primis, rischiamo di mancare di rispetto a due dei giochi più incredibili mai realizzati sul fronte della serie Persona, dei JRPG e di tutto il mercato dei videogiochi. Quando dico due giochi, chiaramente, non intendo Persona 1 e Persona 2, ma proprio i due titoli che compongono l’intero universo narrativo di Persona 2, ovvero Innocent Sin e Eternal Punishment. Questi due titoli sono tra i punti più alti raggiunti dal team Persona in termini di narrativa e scrittura dei personaggi, oltre che a conti fatti mettere sul piatto una delle storie più mature della serie, pur mantenendo il contesto e il setting scolastico. Anzi, in Persona 2 abbiamo pure una visione del mondo adulto, visione che da Persona 3 abbiamo completamente perso, visto che ormai si tende a mettere in cattiva luce il mondo dei “grandi”.
Ovviamente, il mio consiglio in ottica di recupero verte sulla versione PSP per entrambi, per quanto Eternal Punishment purtroppo non è mai arrivato localizzato in occidente, obbligando a ripiegare su una versione moddata e tradotta. Questo lo dico perchè le versione PS1 sono invecchiate un po’ male non tanto sul fronte tecnico, quanto sull’esperienza di gioco che è figlia di un’esperienza troppo hardcore tendente al frustrante.
E poi, sconfiggere Hitler da sempre una certa soddisfazione.
POSIZIONE 20: TALES OF VESPERIA (Xbox 360, PC, Switch, PS4, Xbox One)
Chi mi conosce sa benissimo quanto io sia attaccato a Tales of Vesperia e di come lo ritengo il più bel capitolo della serie prodotto da Bandai Namco. I motivi sono chiaramente disparati e vanno dalla bellissima direzione artistica e allo stile cartoon che rendono personaggi e ambientazioni più vivi che mai, passando poi dalle musiche del leggendario Motoi Sakuraba fino ad arrivare al classico Linear Motion Battle System che fa il suo lavoro per quanto forse è l’unico aspetto della produzione che con il tempo cede un po’ ai segni del tempo. La storia è bella lunga e dipanata su diversi archi narrativi, creando quella bellissima magia per cui quando pensate di essere arrivati alla fine del gioco, la realtà è che siete solo a metà.
C’è poi da fare un serio discorso sui personaggi, tutti tendenzialmente molto belli e ben caratterizzati dove però spicca in maniera incredibile quello di Yuri, ovvero il protagonista. Sarò abbastanza netto e diretto con questa affermazione, ma per me Yuri Lowell rientra probabilmente tra i protagonisti meglio scritti in un gioco di ruolo giapponese. Ed è una cosa che mi fa impazzire perchè è un aspetto del gioco che non emerge mai abbastanza, visto che il personaggio di Yuri va assolutamente in controtendenza a quelli che sono i tipici stereotipi in cui cadono i protagonisti delle opere dedicate ai ragazzi.
Purtroppo la serie post Vesperia per me ha avuto un tracollo pazzesco e non so se si potranno mai raggiungere i livelli toccati con questo titolo. Resta il fatto che se dovete recuperarlo, la versione Definitive Edition è in assoluto quella a cui puntare.
POSIZIONE 19: SUIKODEN V (PS2)
Suikoden V è arrivato dopo un deludente (non brutto) Suikoden IV e un Suikoden III non pervenuto poichè rimasto ancorato nei soli Giappone e America. Se a questo aggiungiamo come la serie è stata trattata da Konami successivamente, con capitoli portatili mai visti in occidente o, peggio, di bassa lega, completamente sconnessi dalla linea temporale e dal canone della serie, Suikoden V è da ritenersi come l’ultimo grande capitolo della serie uscito fino ad oggi. Un aspetto che con il senno di poi, da ancora più valore a un gioco che per me è stato uno dei ritorni più grandi di sempre. Il quinto Suikoden mi ha ricordato perchè amassi tanto quella serie e, meglio ancora, è riuscito a riportarmi a quelle atmosfere che ho vissuto con Suikoden II che… no non posso ancora dirlo. Posso però dire che Suikoden V aveva tutto quello che potevo desiderare: una grande storia, un grande dramma, dei grandi personaggi, un grande viaggio di riconquista, delle grandi battaglia campali, delle grandi musiche e tutto quello che si può desiderare da un titolo che porta quel nome. Il tutto con un meraviglioso comparto tecnico degno di PS2, che non era affatto scontato. Meriterebbe una remaster, nonostante il tempo sia tiranno, lo rigiocherei con grandissimo piacere.
POSIZIONE 18: VALKYRIE PROFILE (PS1, PSP, PS4)
Prendete tutti i buoni motivi che ho esposto per Valkyrie Profile 2 e applicateli al primo capitolo aggiungendo il fatto che Lenneth, la protagonista, è uno dei personaggi più affascinanti di sempre, le storie degli einherjar reclutati sono dei pugni in pancia dolorosissimi, la direzione artistica regge botta ancora oggi dopo tutti questi anni, la componente bidimensionale e gli elementi platform/puzzle che danno quel tocco di varietà. Il primo Valkyrie Profile è un gioco incredibile che ancora oggi mostra tutto il fascino di un tempo. Rompeva tutte le regole del genere, creando una formula di gioco unica che metteva il giocatore a compiere sempre delle scelte, con tutti i pro e i contro che ne derivavano oltre l’impatto che queste avevano sulla trama, in particolare sul finale. Mi manca Valkyrie Profile e più di tutti mi manca QUESTO primo capitolo e invece dopo tutto questo tempo abbiamo avuto Elysium, che tutto è meno che un capitolo degno di appartenere a questa serie. Ma io sono ottimista e resto ancora qui ad aspettare Hrist.
POSIZIONE 17: SHIN MEGAMI TENSEI DIGITAL DEVIL SAGA 1 & 2 (PS2)
Shin Megami Tensei, pur scoprendola con relativo ritardo, è stata una serie di amore a prima vista ed essendo stato introdotto alla serie con il terzo capitolo, capite che poi tornare indietro è praticamente impossibile. Ergo in quel periodo ho atteso in maniera spasmodica l’arrivo dei due Digital Devil Saga, attesa che poi è stata ampiamente ripagata con due titolo eccellenti. Non avevo neanche idea che la storia sarebbe stata divisa in due parti e avrei dovuto aspettare un po’ di tempo per giocare alla seconda metà della storia, ma questo è stato anche uno degli aspetti che più ho apprezzato. D’altronde l’attesa è anch’essa parte del piacere stesso di un titolo, soprattutto perchè permette di metabolizzare e sedimentare per bene quanto si è giocato in precedenza. La bellezza del gioco risiedeva chiaramente nell’ambientazione, nell’atmosfera, nei suoi personaggi e soprattutto nel suo essere crudo e viscerale in determinate scene. Adoravo ovviamente anche il sistema di combattimento che prendeva a piene mani dal già rodato Press Turn di SMT 3 senza però dimenticarsi di provare a metterci del suo con il suo interessante meccanismo di progressione dei personaggi attraverso la possibilità di divorare i propri nemici. E poi, diciamocela tutta, la possibilità di affrontare Hitoshura, il protagonista di SMT 3, resta una delle cose più memorabili della vita di un appassionato di jrpg, visto che parliamo di una delle battaglie più difficili che io ricordi in assoluto.
POSIZIONE 16: BREATH OF FIRE V DRAGON QUARTER (PS2)
Immaginate uno dei capitoli di Breath of Fire più discussi e disprezzati finire così in alto in questa classifica. Eh si, so già le critiche che mi aspettano, ma come sempre va bene così. Perchè dire che ho adorato Breath of Fire V Dragon Quarter è un eufemismo. La componente survival in combinazione al Sol System (la meccanica per cui morire e ricominciare da capo permetteva di accedere a nuove aree e a nuovi filmati di gioco) era geniale e dava un valore di rigiocabilità inimmaginabile. So che molti non hanno sopportato anche il fatto che la trasformazione in dragone di Ryu, il protagonista, qui è quasi un malus visto che aumenta un valore di contagio in percentuale che se raggiunto il 100% era game over. Posso assicurare però che se usato con le giuste dosi e negli opportuni combattimenti, si arrivava al boss finale tranquillamente con un 70%. Il numero serviva solo per aumentare la tensione e pressare il giocatore, emozioni che apprezzo in un contesto di sopravvivenza. Non dimentichiamoci poi una trama piuttosto coinvolgente che grazie al SOL system si espandeva ad ogni run e a un cast di personaggi a cui difficilmente non ci si può affezionare sul lungo termine. Certo non tutti magari sono riusciti, ma nel complesso io li ho trovati soddisfacenti (soprattutto l’odioso antagonista).
Per chiudere poi, c’è da segnalare il particolare PETS system che permetteva di creare trappole o esche per i mostri per fargli danno prima di entrare in combattimento. E non entro nel merito del villaggio delle fate, ci ho passato una vita su quel minigioco che a mio avviso è il migliore di tutta la serie. Dragon Quarter è un dannato capolavoro, mi spiace che non sia stato recepito come meritasse.
POSIZIONE 15: FINAL FANTASY VI (SNES, PC, PS1, GBA, iOS, Android)
Non lo negherò, al tempo acquistai Final Fantasy VI per PS1 per dare priorità alla leggendaria demo di Final Fantasy X. Nel periodo precedente a FFVI avevo recuperato già i FF dall’ I al V (III escluso) che, per quanto mi fossero piaciuti, nessuno di loro mi colpì particolarmente. Per tanto, le mie aspettative nei confronti di FFVI non erano particolarmente alte, figuratevi che al tempo manco avevo internet quindi non potevo avere riscontri e feedback di alcun tipo. Non immaginavo assolutamente cosa avevo tra le mani.
Final Fantasy VI riuscì a entrarmi dentro dopo pochi minuti di gioco, con quell’opening, quel prologo a bordo del magitek, la misteriosa Terra, ma poi c’è Locke che incontra Celes, conosci Kefka e si fa un suplex a un treno con Sabin. Ragazzi, ma che roba incredibile è FFVI ancora oggi? E non ho neanche menzionato tutta la seconda metà del gioco con quello che succede al mondo e l’impostazione libera per il “rireclutamento” del party che richiama quanto visto in Live a Live e poi riproposto in giochi come Octopath Traveller.
Un gioco immortale che non accenna ad invecchiare manco di un giorno, merito anche di un estetica in pixel tra le migliori mai proposte in epoca SNES. Sulle musiche poi, non parliamone neanche perchè siamo su livelli over the top.
POSIZIONE 14: PARASITE EVE (PS1)
Lo ricordo come se fosse ieri, uno screenshot piccolissimo in una rivista in cui veniva menzionato un jrpg in salsa horror. La protagonista, Aya, con un vestito da sera mentre lottava con un ratto mostruoso in uno dei primissimi combattimenti del gioco. Venduto. Parasite Eve è stato uno dei giochi più incredibili che io ricordi, giocato un quantitativo di volte esagerato perchè adoravo quella storia, quelle musiche e quelle atmosfere horror. Più di tutto, ho adorato come il sistema di combattimento di un jrpg venisse integrato in un gioco del genere, sembrava davvero star giocando un Resident Evil mischiato a Final Fantasy. L’alternanza tra “magie” e armi da fuoco era un contrasto eccezionale. Per me resta assurdo che non si sia mai più visto un Parasite Eve 3 (no, mi spiace, 3rd Birthday non è il terzo capitolo, ma un reboot che non si chiama neanche PE) o un’alternativa ad esso. Certo, qualche esperimento e tentativo c’è stato (vedi il citato Koudelka diverse posizioni fa), ma nulla che abbia avuto l’impatto e l’importanza di un titolo del genere. Divento triste ogni volte che ne parlo, come ora.
POSIZIONE 13: WILD ARMS 3 (PS2, PS4)
Per anni Wild Arms 3 in realtà è stato presente nella mia Top 10 dei jrpg preferiti di sempre, scalzato poi da alcuni giochi più “recenti”. I miei ricordi con Wild Arms 3 sono tutti meravigliosi, un’avventura che nella mia memoria sembra essere durata un’eternità, ma che poi a rivedere il mio playtime si fermava a neanche 90 ore di gioco. Uno di questi motivi è dovuto a un fattore tanto banale, ma che nel mio caso mi ha segnato nel profondo: la opening del gioco cambiava ad ogni nuovo arco narrativo che salvavi sulla memory card. Rappresentava una sorta di riassunto in versione anime di tutto quello che avevi vissuto prima sulle note della meravigliosa Advance Wind, una delle opening più belle di sempre simbolo perfetto del mix Western JRPG che caratterizzava il gioco.
Il viaggio attraverso il west di Virginia e compagni è per me stata emozionante per tante ragioni, la prima delle quali è stato il legame che ho instaurato proprio con i quattro protagonisti. La realtà però che in Wild Arms 3 si arriva anche ad amare molti dei comprimari e addirittura dei “villain” dove le virgolette dovrebbero far intendere a chi mi riferisco.
Parlando del gameplay, la varietà che offriva Wild Arms 3 per me ancora oggi forse non ha rivali: tra combattimenti a terra, a cavallo o a bordo di un sandcraft, il gioco offriva dungeon sempre unici e caratterizzati da enigmi sempre diversi e originali (alcuni richiedevano anche un impegno di intelletto non da poco). E vogliamo parlare della mole infinita di segreti? Tra boss, summon, tesori e e location nascoste che aspettano solo di essere scoperte.
Più ne scrivo e più mi viene voglia di parlarne, mannaggia a me, ma devo darmi un limite perchè di Wild Arms 3 potrei parlarne per pagine e pagine. Se non lo avete mai giocato, su PS4 e PS5 c’è la versione PS2 ottimizzata con tanto di trofei, non perdetevelo che tanto con il suo Cel Shading è un bel vedere ancora oggi.
POSIZIONE 12: FINAL FANTASY VII REMAKE (PS4, PS5, PC)
Non importa se quel capitolo 18 non mi sia piaciuto per nulla, non mi importa se il remake si è rivelato non essere un remake e non mi importa neppure se questa posizione vi possa scioccare così tanto: Final Fantasy VII Remake è stato un gioco per me incredibile sotto praticamente tutti i punti di vista. Il suo essere così in alto in classifica deriva da una serie di fattori infinita, primo tra tutti la sua capacità di accendere e spegnere tante (troppe) volte il pulsante dei ricordi. D’altronde, l’originale Final Fantasy VII è stato un gioco troppo importante per il sottoscritto.
Ho pianto così tante volte in FFVII Remake da averne perse il conto e la maggior parte non era nemmeno per motivi precisi, mi è bastato entrare nel bar di Tifa e ascoltare il suo tema musicale per iniziare a lacrimare come un bambino. Sulle musiche, manco a dirlo, siamo su dei livelli stratosferici. I nuovi arrangiamenti delle musiche di Uematsu sono di quelle robe che mi fanno venire la pelle d’oca solo a ripensarci.
FFVII Remake mi ha colpito al cuore anche per la sola e semplice bellezza di una messa in scena fatta ad arte, per la cura riposta nell’estetica dei personaggi e nella loro scrittura. Anche vedere un maggiore contatto fisico tra Cloud, Tifa e Aeris è stato qualcosa che non mi sarei mai aspettato in generale da un’opera giapponese e men che meno da un “remake” di FFVII.
Ma vogliamo poi parlare di quel combat system? A mio avviso rasenta la perfezione, la sua capacità di utilizzare l’ATB al fine di costringere il continuo cambio di personaggi riesce davvero a ibridare la formula classica dell’originale con quello dell’action moderno. Cavolo se mi sono divertito in modalità difficile.
E infine, che bello averne potuto parlare con amici e colleghi, come non succedeva da anni. Che sia piaciuto, che non sia piaciuto, non è stato importante, bastava semplicemente confrontarsi e discuterne.
Final Fantasy VII Remake è stata una giostra di emozioni come non ne provavo da tantissimo tempo, nel bene e nel male. Spero sarà così anche il seguito di cui ho tantissime aspettative, domande e curiosità.
POSIZIONE 11: PERSONA 5 ROYAL (PC, PS4, Xbox One, Switch)
Sono perfettamente consapevole che Persona 5 Royal meriterebbe un posto da top 10, ma purtroppo le posizioni successive sono per me inespugnabili.
Lasciatemi dire però che Persona 5, in generale, si è rivelato il capitolo migliore della nuova genesi del brand iniziata con il terzo capitolo, arrivando a toccare vette che mai mi sarei aspettato. Persona 5 Royal addirittura è stato capace di riproporsi in una veste nuova inserendo nuovi contenuti ed espandendoli in un modo che non potevo mai immaginare. Qualcuno potrebbe dire che un lavoro simile era già stato fatto con Golden e FES nelle due precedenti iterazioni del brand, ma sappiamo che Royal ha osato molto di più grazie alla mole di bilanciamenti, quality of life, contenuti integrati e un trimestre tutto nuovo da vivere in compagnia dei nostri Phantom Thieves. Rigiocarlo per la terza volta non mi ha pesato per niente, anche perchè ormai ero dipendente dal quella Tokyo, dalla vita scolastica e dalla quotidianità del gioco che era diventata la mia vera quotidianità.
Una menzione speciale all’interfaccia grafica di Persona 5. Non penso di averlo mai esternato, ma ho un debole non da poco per i menu dei jrpg e quelli di Persona 5 sono probabilmente tra quelli più belli in assoluto mai visti non sono nel genere dei Jrpg ma in tutto il panorama videoludico.
POSIZIONE 10: PERSONA 3 FES (PS2)
Si lo so, pare assurdo Persona 3 sopra Persona 5, specie dopo aver detto che quest’ultimo è il migliore del nuovo corso intrapreso dalla serie. Ma proprio perchè Persona 3 è stato quello che ha tracciato quel percorso, va anche considerato che, per mero gusto personale, il terzo capitolo è stato indiscutibilmente quello che mi ha segnato più nel profondo come esperienza, sia a livello di narrativa che di gioco di per sè.
La storia di Persona 3 per me è ancora oggi tra le migliori della serie, in primis perchè da un preciso significato al potere dei legami e dell’amicizia, giustificando più di altri la meccanica dei Social Link. C’è poi una delle scelte finali più difficili di sempre (seguita a ruota da quella proposta in P5 Royale) in cui, quella canonica, porta a uno degli epiloghi capaci di dare uno dei pugni allo stomaco più forti di sempre. Si, quando parlo di epilogo, parlo chiaramente di FES e non a caso ho specificato quell’edizione in questa posizione.
Sono conscio dei limiti che P3 ha sul fronte del gameplay, tra cui la tanto odiata IA dei compagni che a volte interviene nella maniera meno intelligente possibile, ma ho sempre trovato quel limite di design sempre affascinante, rendendo i comprimari della storia ancora più veri. Sei “tu”, in mezzo a loro.
Persona 3 è stato uno di quei giochi che più hanno coinvolto in assoluto e non posso non dare valore a questo aspetto al punto da fargli guadagnare un posto nell’ambita TOP 10 di questa TOP 99.
POSIZIONE 9: RADIANT HISTORIA PERFECT CHRONOLOGY (DS, 3DS)
Al tempo, per via del fatto che non arrivò mai in Europa, ignorai Radiant Historia per DS che, tra le altre cose, mi sembrava solo un bel jrpg tra i tanti. L’arrivo della Perfect Chronlogy su 3DS fu l’occasione ideale per recuperarlo visto che con il tempo aveva acquisito una certa nomea e molte persone mi dicevano che era un gioco che sarebbe rientrato nei miei gusti. Beh, alla faccia, è finito per essere tra i miei 10 jrpg di sempre!
Radiant Historia è un capolavoro per due fondamentali motivi: il primo è che parliamo del miglior gioco capace di gestire i viaggi nel tempo sia sul fronte delle scelte che su quello delle conseguenze. Avere sempre sottomano la timeline e le possibili diramazioni, mi ha permesso di giocare il titolo sviscerandolo nella sua interezza senza perdermi nulla.
Il secondo motivo, ed è quello che più di tutti mi ha fatto impazzire, è che la scrittura del gioco è elevatissima. Parliamo forse del gioco con i dialoghi meglio scritti che abbia mai visto, capace di rendere i personaggi sempre credibili e coerenti, ma soprattutto caratterizzandoli come pochi altri videogiochi hanno mai saputo fare. Mai una volta mi sono dovuto fermare a pensare “ma che cavolo dice questo?” o “ma perchè si è comportato così, non ha senso?”. Tutto seguiva sempre una logica intelligente che mi ha reso partecipe di una delle storie più mature e belle che mi sia mai capitato.
Poi chiariamoci, a rendere tutto ancora più bello ci pensa anche la direzione artistica e la colonna sonora che sono semplicemente la ciliegina sulla torta. I combattimenti sono altresì divertenti e con una sfida equilibrata, per quanto non rappresentano il fiore all’occhiello dell’opera, ma non hanno mai annoiato anche perchè sono distribuiti in maniera intelligente nel flusso dell’avventura.
POSIZIONE 8: XENOSAGA EPISODE 3 ALSO SPRACH ZARATHUSTRA (PS2)
E qui abbiamo la tanto agognata chiusura del cerchio. Xenosaga Episode 3 prende tutto quello di buono visto nei due episodi precedenti, lo miscela e lo abbellisce rendendolo di fatto il migliore capitolo trilogia. Nessun dubbio su questo.
Partiamo con il nuovo dei look dei personaggi che sfoggia una commistione di quelli visti in Xenosaga 1 e Xenosaga 2 trovando finalmente la quadra che la serie si meritava. Un plauso va anche alla realizzazione tecnica che ha permesso a Monolith di spremere PS2 per portare su schermo qualcosa di tecnicamente eccezionale. Le battaglie, invece, hanno ricevuto una semplificazione sul battle system rispetto episodio 2, ma ne ha guadagnato sul fronte strategico e di ritmo. Menzione d’onore agli scontri a bordo degli E.S. (i “mech”), tra i più belli della serie oltre che esteticamente sono la cosa più figa dopo i robottoni di Zone of the Enders.
E poi arriviamo finalmente alla storia e all’epilogo dei suoi fantastici personaggi: tanto sorprendente e commovente quanto sofferente, se si pensa a come sarebbe stato se il progetto Xeno fosse stato portato a compimento esattamente come Tetsuya Takahashi (il suo autore) lo aveva immaginato. Per quanto abbia amato la serie di Xenoblade (e l’ho dimostrato in questa classifica), Xenosaga come progetto a se stante resta una roba da olimpo dei videogiochi e ne sentirò sempre la mancanza. Kos-Mos avrà sempre un posto speciale nel mio cuore.
POSIZIONE 7: BREATH OF FIRE IV (PS1)
Fino al 2000, nel mio mondo da videogiocatore, se qualcuno mi diceva jrpg io potevo solo rispondere Final Fantasy, perchè non ne conoscevo altri. Dopo la tripletta VII-VIII-IX fu chiaro che il momento di guardarmi altrove era arrivato e la prima scelta ricadde su Breath of Fire IV. Non ricordo perchè scelsi proprio lui, penso forse una combinazione di periodo, riviste e pubblicità varie abbinata al semplice e banale motivo che c’erano i draghi. E a me piacciono i draghi. Il risultato fu che ora vi sto parlando di uno dei miei jrpg preferiti in assoluto. Qualcuno potrebbe pensare (giustamente) che questa considerazione sia frutto della nostalgia e di fumosi ricordi che ho nei confronti del gioco, ma vi posso assicurare che non è così. Il motivo è che ho giocato e finito Breath of Fire 4 ben due volte in due momenti abbastanza distanzi tra loro, dove la seconda run è stata addirittura più significativa della prima. In più svariati anni fa lessi pure il manga che rimarcò quanto quel gioco mi fosse rimasto fresco e chiaro nella mente e nel cuore.
Ricordarsi un gioco di oltre venti anni fa in maniera così limpida giustifica da solo quello che ha rappresentato per me.
Entriamo però nel dettaglio sul perchè mi sia piaciuto così tanto: in primo luogo i personaggi, tutti, nessuno escluso, compreso l’antagonista, che durante il corso dell’avventura anche lui aveva la sua storia interamente giocabile che serviva a dare più spessore al suo ruolo e allo scontro finale contro il protagonista.
In seconda battuta c’è chiaramente la storia, con alcuni dei punti più alti tra scene drammatiche e scene epiche quasi da Goku che si trasforma in Super Sayan la prima volta. Senza fare spoiler, la scena della prima evocazione del Kaiser Dragon per me rimane in assoluto una delle cose più memorabili di sempre. E parlando di trasformazioni, ma quanto è figa la trasformazione di Ryu in questo quarto capitolo?
E infine parliamo del gioco vero e proprio: il combat system offriva il miglior combo system in un gioco a turni mai visto ancora ad oggi, la possibilità di fondere due magie e creare delle catastrofi naturali ancora oggi mi lascia a bocca aperta. L’esplorazione e gli enigmi del gioco erano tutti ben inseriti, così come le quest secondarie e i fantastici minigiochi che arricchivano il gioco e gli donava una varietà infinita.
Se nella rinascita di Capcom che stiamo vivendo in questi anni facesse rivivere questo capitolo (o meglio ancora uno nuovo) ne guadagneremmo tutti.
POSIZIONE 6: SHADOW HEARTS COVENANT (PS2)
Se già il primo Shadow Hearts fu in grado di rapirmi il cuore, Covenant è stato in grado di estorcermi anche l’anima. La seconda avventura di Yuri è incredibilmente dolce e toccante al punto che in un paio di occasioni i miei occhi si sono aperti come una fontana. Inoltre, la trama ti piazza un paio di colpi di scena che non sono mica da ridere.
Oltre a Yuri, ovviamente, anche il resto del cast è assolutamente pregevole e si fa davvero fatica a non creare un legame affettivo con loro. Ho adorato come tutti loro abbiano un arco narrativo ben strutturato e, non a caso, dopo entrambi i finali, ci si senta appagati e completi per aver vissuto una storia assolutamente piena e priva di falle.
A livello di gameplay non c’erano grosse evoluzioni rispetto al precedente, ma d’altronde non ne aveva bisogno. A fare la differenza era la progressione dei personaggi che acquisivano abilità e poteri attraverso il completamento di determinate sfide o trovando oggetti speciali. Un aspetto che ho adorato per dare ritmo e varietà tra un momento e l’altro della storia. Nel caso di Yuri, ho adorato come abbiano introdotto i nuovi demoni e in particolare uno speciale che di trama è fortemente legato a uno dei colpi di scena citati precedentemente e in assoluta coerenza con la storia del capitolo precedente.
Incredibile il salto tecnico dal primo Shadow Hearts, con i modelli dei personaggi super dettagliati e con un character design che li caratterizza in maniera decisamente più impattante capace di bucare lo schermo.
Per concludere, una menzione d’onore va alla colonna sonora e in particolare al brano di Getsurenka, di una bellezza sconfinata al punto che in Giappone andavo sempre a cantarla al Karaoke senza pudore.
POSIZIONE 5: VAGRANT STORY (PS1)
Quest’anno festeggeremo i 23 anni dalla pubblicazione in Europa di Vagrant Story e ho realizzato che, in questo lungo lasso di tempo, giochi come quello non ne sono stati mai più sviluppati. L’opera di Matsuno ai tempi di SquareSoft è stato un fulmine a ciel sereno, uno di quel capolavori monumentali capace di travolgere e devastare ogni tipo di videogiocatore che ci si para davanti. Vagrant Story non è solo uno dei più grandi JRPG di sempre, ma anche uno dei videogiochi migliori di sempre. Ogni aspetto del gioco che lo compone è considerabile perfetto ancora oggi, nonostante i venti e passa anni che si porta sul groppone. Ho provato a rigiocarlo di recente grazie a SteamDeck e all’emulatore, vi posso garantire che non è invecchiato di un gioco e resta incredibilmente fresco e moderno ancora oggi. E’ folle se ci pensiamo, stiamo parlando di un gioco per la prima Playstation. Certo, a livello tecnico qualche sbavatura la si percepisce, ma l’eccezionale combinazione di direzione artistica e character design compensano tutto. A mio avviso, facessero una remaster, gli mancherebbe giusto il doppiaggio e i soliti ritocchi a risoluzione e frame rate per renderlo davvero rivendibile sul mercato odierno.
Poi, vabbè, non mi soffermo neanche su trama, scrittura e personaggi perchè sono semplicemente fuori scala. Robe che, a voler fare il boomer, mi fanno esclamare che cose così ormai non le fanno più. E infine come non parlare di quel magnifico battle system fatte di attacchi a catena, magie, possibilità di colpire i nemici in un sacco di punti diversi del corpo (con conseguenze ed effetti sempre differenti) e una varietà di equipaggiamenti tutti personalizzabili e adattabili ad ogni tipo di situazione. Una vera e propria gioia da giocare.
POSIZIONE 4: FINAL FANTASY VII (PS1, PC, PS4, Switch, Xbox One, iOS, Android)
Non ne ho fatto mai un mistero, ma Final Fantasy VII è stato il gioco che mi ha letteralmente cambiato la vita. Mi ha formato come individuo e mi ha portato a fare quello sto facendo, compresa questa classifica. Se non fosse per FFVII, non avrei idea di chi sarei o cosa starei facendo. E’ stato il gioco che mi ha fatto scoprire un genere, il mio preferito, è che mi aperto le porte verso centinaia di esperienze che ancora oggi porto nel cuore.
Non serve neanche spiegare l’importanza di Final Fantasy VII per il genere dei JRPG e per quello che ha rappresentato nel mercato occidentale.
Ovviamente, se si trova qui, non è solo per meriti di rappresentanza, ma anche perchè FFVII è stato il titolo che mi ha fatto innamorare visceralmente dei suoi personaggi, della sua storia, delle sue musiche e di tutto il resto che lo compone e caratterizza. FFVII è uno di quei pochi e rarissimi giochi che sento di aver fatto mio, ma non perchè l’ho giocato e finito decine di volte o perchè lo conosco a menadito completandolo in ogni suo segreto, ma perchè sento proprio di aver vissuto quella avventura come se fosse stata mia. Io non penso neanche se sto riuscendo a spiegare questo concetto, probabilmente perchè è troppo personale e intimo, ma è come se avessi creato un vero e proprio legame emotivo e affettivo con l’opera. Questo spiega il perchè FFVII Remake sia stato messo così in alto in questa classifica e perchè l’opera originale sia qui, a un passo dal podio.
POSIZIONE 3: XENOGEARS (PS1)
Penso che, se siete appassionati di Robottoni o Mech, tutti voi, come me, vi siate approcciati per la prima volta a Evangelion pensando di vedere semplicemente un nuovo anime con creature di metallo che pigliano a cazzotti i mostri cattivi di turno. Tutti voi, come me, avete poi scoperto in realtà che i robottoni e i mech facevano semplice da sfondo a una storia che in realtà voleva raccontare qualcosa di più intimo e profondo. Bene, Xenogears per me è stato un nuovo Evangelion, con l’unica differenza che il medium stavolta era il videogioco. Attratto inizialmente per l’estetica dei suoi Gears (il nome dei mech all’interno dell’opera) dopo poche ore vengo risucchiato in un vortice di personaggi e storie che sono stati capaci di spappolarmi il cuore e il cervello. Un gioco con delle tematiche così adulte, pesanti e imponenti non credo di averle mai più riviste. Non è un caso che chi abbia giocato a Xenogears ne sia rimasto così travolto al punto da eleggerlo come miglior JRPG di sempre. Nel mio caso, purtroppo, ho sofferto così tanto il secondo CD che in qualche modo la mia esperienza risulta essere un po’ contaminata, relegandolo quindi al gradino più basso del podio, ma se penso ogni volta al grande disegno che aveva Takahashi con Xenogears, non faccio fatica a credere che probabilmente sarei qui a parlarvi della più grande opera mai realizzata dalla mente umana. Qualcosa che trascenderebbe addirittura questa classifica, andando ben oltre la prima posizione.
Si tende sempre a sperare che Square Enix possa in qualche modo riportare in auge il titolo con una remaster o un remake, ma ho paura che il primo caso possa diventare vittima della sua anzianità (parliamo di un titolo del 98), mentre nel secondo c’è il rischio di alterare ed edulcorare l’opera originale. Per il momento, lascio che il ricordo che ho di Xenogears rimanga qui, tra le vette più alte di uno dei JRPG più incredibili di sempre.
POSIZIONE 2: SHIN MEGAMI TENSEI III NOCTURNE (PS2, PS4, Switch, PC)
Lo ricordo come se fosse ieri, un JRPG con Dante di Devil May Cry come protagonista, roba che oggi è considerata addirittura un meme. Eppure fu proprio quella feature che mi fece avvicinare a Shin Megami Tensei III Noctune, arrivato da noi in occidente come Lucifer’s Call, visto il mio amore per la serie Capcom.
Conoscevo SMT solo di nome, non sapevo minimamente cosa aspettarmi e mai mi sarei aspettato di trovarmi davanti all’esperienza più hardcore della mia carriera da videogiocatore. Parliamoci chiaro, al netto di qualche eccezione, i JRPG non sono mai stati un genere particolarmente complesso, specie quando impari la sua grammatica e riesci ad applicarla subito. Per me esiste un prima e un dopo Shin Megami Tensei III, perchè quello fu il mio battesimo verso un tipo di esperienza che, in ambito di giochi di ruolo giapponese, non avevo mai vissuto.
Ogni singolo combattimento, anche quello casuale con nemici minori, non poteva essere preso sottogamba in quanto un errore o un Hama/Mudo andato a segno sul protagonista significava il game over. Poi arriva la leggendaria boss fight contro il Matador e impari a tuo spese l’importa delle magie di buff e debuff, magie che in altri JRPG ho sempre considerato superflue e mai necessarie.
Ricordo tutto il mio percorso verso quell’epico True Ending che mi ha portato verso una delle boss battle finali più incredibili di sempre, una sfida che mi ha impegnato tutta la notte e che ho portato a termine alle 6 del mattino (quando ancora potevo permettermelo).
C’è poco da fare, per me Shin Megami Tensei III è stato un JRPG rivelatorio, oltre che di formazione e crescita. Una delle esperienze più memorabili nella mia vita da giocatore. E non lo dico solo in riferimento a quanto vi ho raccontato poco fa, quanto anche per l’atmosfera, i toni e soprattutto i personaggi, i quali mi hanno insegnato come non può essere tutto bianco o nero, e che in mezzo esiste un’infinita scala di grigi su cui ragionare.
POSIZIONE 1: SUIKODEN 2 (PS1, PSP)
Il solo fatto che Suikoden 2 sia in cima a questa classifica dovrebbe parlare da se, non serve che io aggiunga altro. Però mi sembrerebbe irrispettoso verso il gioco per cui nutro un affetto smisurato e che vado citando ogni volta che posso. Chi mi conosce infatti non si sorprenderà minimamente di vedere Suikoden 2 come JRPG migliore di sempre, anzi probabilmente era l’unica posizione scontata e banale.
Sarebbe facile dirvi che questo gioco è praticamente perfetto in tutte gli aspetti che lo compongono: personaggi, storia, grafica, musica, gameplay, secondarie ecc… ma sarebbe incredibilmente riduttivo.
Suikoden 2 è stata per me un’avventura completamente totalizzante, niente in vita mia è riuscito a catturarmi e coinvolgermi con la stessa potenza e lo stesso impatto emotivo. Gran parte di questa forza arriva indiscutibilmente dalle musiche del gioco, che per me qui fanno un lavoro senza precedenti. Miki Higashino ha composto delle melodie che parlano da sole e dico sul serio. Se chiudo gli occhi e ascolto “Beautiful Morning” ho perfettamente in chiaro l’immagine di un bellissimo risveglio mattutino dopo una sana dormita.
L’altro grande aspetto che da valore all’opera sono sicuramente i personaggi, quantomeno i comprimari. Si è vero, ci sono 108 personaggi (in realtà qualcosina di più) reclutabili e non tutti ovviamente hanno il dovuto minutaggio a schermo per essere considerati anche solo rilevanti, ma spesso basta averli solo sullo sfondo nel quartier generale per dare colore e personalità al tutto. Inoltre, è proprio la caccia alle 108 stelle del destino uno dei fattori che hanno reso la serie Suikoden famosa negli anni e Suikoden II secondo me ha tra le modalità di reclutamento e i personaggi da reclutare migliori dell’intera serie, tra cui il grande McDohl, protagonista del primo Suikoden, attraverso il primo grande sistema di importazione del salvataggio che io ricordi.
E la volete sapere un’altra cosa riguardo i personaggi? Grazie ai loro sprite e alle loro animazioni riesco a essere vivi ed è una di quelle cose che neanche nella pixel art moderna si vede spesso. Ci sono dei movimenti e delle espressioni facciali che per me sono della vera e autentica magia tecnologica.
La storia, di per se, non è particolarmente lunga e il gioco si termina in 20/30 ore, eppure ogni volta che lo finisco mi sembra duri tantissimo, merito soprattutto della narrazione così incredibilmente curata e ritmata da rapirti completamente facendo perderti il senso del tempo che passa. E si, dico ogni volta perchè è il gioco che ho finito più volte in assoluto in vita mia ed è l’unico a cui concedo mediamente una run ogni anno. Giusto per far trasparire ancora di più quanto io sia pazzo per questo titolo. Ma volete saperla un’altra cosa? Soprattutto nelle prime 5-6 volte che l’ho finito riuscivo sempre a scoprire qualcosa di nuovo, un dettaglio che mi ero perso, un oggetto, una combinazione di attacchi tra personaggi o anche solo un dialogo. Perchè il gioco è così denso di contenuti da renderlo quasi folle.
Non è un caso che all’annuncio di una semplice e “banale” remastered, io mi sia commosso all’inverosimile.
Suikoden 2 per me rappresenta qualcosa che trascende il semplice concetto di videogioco, Suikoden 2 per me è casa, certezza, sicurezza e felicità. Nessuna altra opera è mai riuscita a trasmettermi così tanto ed è per questo che per me sarà il migliore JRPG di sempre.