The DioField Chronicle – Recensione
Il parco titoli di Square Enix è sempre più ricco ed eterogeneo. Nell’attesa del prossimo capitolo di Final Fantasy, che vede la firma del buon Yoshida, il sequel di Octopath Traveler e l’hypatissimo Forspoken, c’è sempre spazio per progetti minori, affamati di sperimentazione.
Ve ne abbiamo parlato nella nostra anteprima e siamo tornati nelle lande in guerra di The DioField Chronicle per finalizzare il coverage ed esprimere un verdetto sul titolo più atipico della line up recente del colosso di Shinjuku. Square ci propone sulla carta un nuovo genere di tattico, denominato per l’occasione RTTB (Real Time Tactical Battle) che altro non è se non un CRPG vecchio stile con pausa tattica, che predilige piccole istance a mo’ di scaramuccia all’esplorazione libera del genere da cui trae le radici.
Il canovaccio narrativo ammicca all’epica di colossi come Final Fantasy Tactics, Tactics Ogre: Let Us Cling Together o al più recente Triangle Strategy. Un solenne voice over narra gesta di mercenari, cavalieri erranti e imperi in guerra, mentre su schermo si dipana una mappa geografica atta a simulare la vita e le gesta di un continente travolto dal furore bellico. A coadiuvare la direzione artistica, personaggi modellati e animati in 3D (dal numero di poligoni e texture che gridano low budget) discutono con visuale in terza persona delle prossime gesta da compiere.
Dopo un breve tutorial saremo chiamati a seguire le imprese di uno sparuto gruppo di mercenari, ben presto assoldati come elite di un’armata dell’isola di Diofield e destinati a lasciare l’indelebile segno sullo svolgersi del pugnare in atto. La didascalia dei dialoghi non riesce tuttavia a regalare la giusta personalità ai nostri protagonisti, non centra temi fondamentali come la brutalità della guerra, e i background dei personaggi risultano insipidi per problemi d’esposizione.
Sebbene questo neo non sia trascurabile, lo svolgimento della trama e la mole di dialoghi non risultano fastidiosi. La narrazione risulta tutto sommato snella, con una verve semplicistica che suona una melodia un po’ stonata e già sentita, che per gli appassionati di cappa e spada può risultare piacevole, a patto che non si fraintenda: la narrazione non è di sicuro al centro della proposta di The DioField Chronicle.
Il gameplay loop di The DioField Chronicle si svolge in due fasi principali: l’HUB di gioco e la battaglia. Nel nostro HUB (pigramente scolpito in un 3D che lascia a desiderare, con camera in terza persona) saremo chiamati a interagire con i vari personaggi che lo popolano al fine di completare le immancabili sub quest, mentre avremo accesso a vari pannelli di potenziamento e all’immancabile negozio. L’equipaggiamento è decisamente semplicistico, con poche scelte di personalizzazione e relegato a parametrie sempre crescenti degli oggetti in vendita, che saranno disponibile in maggior numero andando avanti tra missioni principali e secondarie.
In questo scenario potremo anche spendere i punti abilità guadagnati (generalmente elargiti tramite level-up) per potenziare uno sparuto numero di skill passive in possesso dei vari personaggi a nostra disposizione, mentre tramite un altro banco di lavoro potremo potenziare uno skill tree più vasto, legato alle “classi” in generale. Qui la personalizzazione ci consente di formulare una strategia leggermente più organica, con abilità che possono essere evolute più volte al fine di guadagnare potenziamenti aggiuntivi della stessa, senza brillare per originalità o varietà.
Lungi da noi affermare che un buon tattico abbia bisogno di un corposo numero di abilità passive/attive per funzionare a dovere – basti pensare a Mario + Rabbids Kingdom Battle, che, nella sua semplicità di personalizzazione, riesce a sfornare un combat system fresco, snello e al tempo stesso appagante. Si tratta di avere le giuste idee e scolpire il proprio design in maniera funzionale. Lasciamoci dunque alle spalle l’HUB di gioco e proseguiamo finalmente verso le battaglie di The DioField Chronicle, vere protagoniste dell’esperienza.
Durante gli scontri potremo controllare un massimo di quattro personaggi, ognuno legato a un personaggio di supporto (che potremo scambiare con quello attivo). In sede di recensione abbiamo messo mano sulla versione Steam e ci siamo lasciati alle spalle le farraginose complessità legate all’utilizzo di un pad in un titolo tattico in tempo reale. Potremo dare ordini di marcia e di attacco alle nostre unità, che saranno impegnate per la maggior parte degli scontri in scaramucce e schermaglie. Anche circa la mappatura dei comandi di battaglia avremmo da ridire, vista l’assenza di un tasto di pausa neutrale. Il sentore è di essere di fronte a un titolo che non fa tesoro dell’esperienza dei suoi predecessori a pausa tattica e che si sia stato veramente poco play test perfino in una sede così ovvia.
Impartito l’ordine alle unità, la battaglia procede in automatico, ma potremo in qualsiasi momento mettere in pausa per riposizionare gli eroi (l’attacco alle spalle si traduce in colpo critico) e aprire il menu delle abilità che permetterà ai nostri beniamini di eseguire i loro comandi speciali. Così i maghi potranno lanciare incantesimi di cura, buff e possenti danni ad area, i guerrieri spada e scudo andare a stordire i nemici e interrompere il lancio delle abilità, gli arcieri oscurare il cielo a suon di saette infuocate e così via.
Al lancio dell’abilità segue qualche secondo di ricarica individuale e, a patto di avere punti tecnica a sufficienza, potremo nuovamente infliggere sulle unità i nostri attacchi speciali. Le missioni e gli scenari proposti da The DioField Chronicle sono tuttavia poco ispirati e il gameplay loop risulterà in men che non si dica stantio e ripetitivo. Nonostante i tre diversi livelli di difficoltà proposti, l’esperienza risulta poco stimolante e interessante: l’impressione generale rimane quella di essere di fronte a un titolo in fase di sviluppo, che necessiterebbe di qualche mese in più di play test e polish in generale al fine di risultare interessante.
The DioField Chronicle non riesce a entusiasmare in nessuno dei suoi aspetti, senza sbagliare effettivamente nulla. A nostro avviso il prezzo di lancio è troppo elevato per un titolo che si propone come un pigro passatempo per gli amanti del genere, ricco di battaglie dalla durata esigua che non forniscono quasi mai uno stimolo effettivo. Lo stato dell’arte vede un tattico da rifinire, un titolo in cerca d’autore che necessita di quel briciolo di personalità e game design in più per splendere. Il rischio è quello di finire velocemente nel dimenticatoio.
Pro
- Un nuovo tattico per gli amanti del genere
- Scorrevole...
Contro
- ... ma non memorabile
- Prezzo di lancio non adeguato
- Ambienti 3D da rivedere
- Semplicistico e ripetitivo