2 Minuti di Gameplay – Gone Home
Pochi giorni fa decisi di rigiocare il titolo indie Gone Home.
Pochi giorni fa decisi di rigiocare il titolo indie Gone Home. Devo dire che non ho trovato alcun motivo per pentirmi della scelta. Ho capito che con i titoli indie, il mondo dei videogiochi sta cambiando. Insieme a loro, cambiano anche i nostri gusti. E credo proprio che la The Fullbright Company abbia reso proprio questo cambiamento. Altrimenti non sarebbe riuscita a sfornare un titolo così maturo e intelligente.
Fin dai primi momenti di gioco, l’atmosfera fa pensare che dietro ogni ombra od ogni porta ci possa essere un’entita malvagia. O comunque qualcosa di pericoloso. Anche la scritta sotto la soffitta “Non entrare se le luci rosse sono aperte” e le suddette luci accese, non stimola tanta sicurezza. Se non altro la stessa casa veniva vista dall’esterno come stregata. Eppure, anche nei luoghi più angusti dove l’illuminazione scarseggia, l’unica compagnia che potremo mai avere sarà quella di un tenue ricordo. Una memoria di una storia intima e intrigante, da non perdere.
Nel giugno del 1995, Kaitlin (Katie) torna a casa da un lungo viaggio in Europa. Una grandissima casa, a lei sconosciuta, situata in Arbor Hill (Oregon) che la sua famiglia ereditò alla morte di uno zio. Appena fuori la porta di casa trova un biglietto che la sorella Samantha (Sam) le aveva lasciato, chiedendole di non cercarla. Sembra che Sam non sia l’unica a essere andata via: anche i loro genitori sono partiti. Così, Katie decide di dare un’occhiata a questa gigantesca abitazione cercando di capire dove siano andati a finire tutti. Per farlo dovrà interagire con moltissimi oggetti. E attraverso di essi, scoprirà tante cose. Dettagli che non conosceva e impensabili novità.
Il vero e proprio fulcro della narrazione diventa quasi un’esperienza personale. Sarà per la magnifica acutezza con cui Sam racconta i suoi segreti. O per la semplicità con cui vengono ricordati frammenti di un decennio ormai andato.
I motivi sono tanti in un gioco dall’azione semplice e immediata. E a maggior ragione mi viene da pensare che i videogames, grazie al genere indie, stanno crescendo e maturando. Gone Home ne è l’esempio: