Mount & Blade: Warband – Recensione
In un presente in cui persino le demo gratuite arrivano a sette, dieci gigabyte di dimensione, può sorprendere riuscire a installare sulla propria Playstation 4 un gioco completo poco più ingombrante di mille megabyte. Tuttavia, Mount & Blade: Warband riesce a spiazzare il giocatore console sotto tanti, forse troppi punti di vista.
Prima espansione autonoma di Mount & Blade, Warband è stato distribuito nel 2010 come versione “riveduta e corretta” del titolo originale e solo recentemente, ben sei anni dopo, per console Playstation 4 e Xbox One. Se quasi immediatamente qualunque giocatore è in grado di coglierne la profondità e il gameplay di ampio respiro, è innegabile che fin dal suo primo rilascio il titolo non godesse di grafica o animazioni curate, limite che il tempo ha solo reso più ingombrante.
Mount & Blade nasce infatti come primo progetto di Talewords Interactive, un piccolissimo studio turco con mezzi e risorse limitati, che è però riuscito a farsi largo nel cuore di una community di appassionati sempre più ampia e il cui supporto è stato cruciale nello sviluppo e nel miglioramento del software.
Il problema è quando, su console, tutto questo viene inevitabilmente meno e il giocatore medio, ignaro dei retroscena, trova nello store della propria piattaforma un action RPG con componente gestionale, una cover dal design accattivante e un costo di 19,99 Euro.
Le console si sono aperte al mercato indipendente solo di recente, sicché i fruitori degli acquisti digitali non sono ancora “pronti” a distinguere un prodotto “classico” da un gioco indipendente sviluppato con più passione che denaro, rischiando spesso di rimanere “scottati” da acquisti poco oculati.
Freedom in low-quality textures
Mount & Blade: Warband è a modo suo eccellente: la possibilità di creare un background al proprio alter ego, l’assenza di una vera e propria trama da seguire, la libertà di scelta e movimenti all’interno della – discretamente ampia – mappa di gioco… Vien data la possibilità di aiutare dei contadini attaccati da dei briganti o di razziare interi villaggi senza pietà, di allearsi politicamente e militarmente a un regno o di non schierarsi affatto, di accrescere le proprie ricchezze, possedimenti e potere ingraziandosi i vassalli, sposandoli (nel caso siano del sesso opposto) o persino sfidandoli a duello.
Le scelte sono tantissime e le conseguenze mai scontate: avere un vantaggio numerico in uno scontro non porta automaticamente alla vittoria e scendere in campo coi propri uomini (la cui IA è scandalosa) può tener alto il loro morale e limitare il numero di disertori e feriti.
L’amministrazione delle risorse non si avvicina minimamente alla complessità di un gestionale puro, ma mantiene il giusto equilibrio per essere accessibile anche ai meno avvezzi al genere, mentre la sovrabbondanza di equipaggiamenti, statistiche da livellare e situazioni in cui prendere decisioni potranno fare la gioia dei patiti dei giochi di ruolo più vicini allo stile cartaceo. L’assenza di trama può effettivamente spiazzare, ma garantisce una longevità praticamente infinita del titolo, visto che non apparirà mai nessuna missione finale a forzare il giocatore in una schermata di titoli di coda.
Insuperabili, purtroppo, i limiti causati dall’assenza di mod: il modding è stato infatti la dinamo della comunità online di Mount & Blade su PC, con modifiche al sistema di inventario, combattimento, per non parlare dei miglioramenti grafici, le quest aggiuntive o persino l’inserimento di elementi fantasy alle ambientazioni.
Guardi e non favelli?
L’impossibilità di “raffinare” il titolo tramite modifiche più o meno amatoriali ne fa risaltare inevitabilmente i limiti tecnici. Oltre alla già citata grafica e all’assenza di una localizzazione italiana, infatti, Mount & Blade: Warband è anche scarno negli effetti sonori e ambientali e del tutto privo di doppiaggio: questo, insieme alla mole di informazioni di lore sul mondo che circonda il giocatore, crea veri e propri “wall of text”, spesso pieni di termini arcaici o desueti che potrebbero stancare anche chi è abituato a videogiocare in lingua inglese.
I combattimenti possono svolgersi a cavallo o a piedi, con una varietà notevole di armi a disposizione, sia per la corta che per la lunga distanza e con il chiaro intento di essere il più possibile realistici, ma per quanto l’adattamento dei comandi al controller sia di tutto rispetto, animazioni legnose e hitbox poco chiare rendono il tutto molto saponoso, in uno stile – purtroppo – simile a The Elders Scrolls: Oblivion, ma con una grafica peggiore.
Fin troppo spesso i campi di battaglia sembrano più parchi di gonfiabili con pupazzi in armatura che sbattono convulsamente tra loro che veri guerrieri in procinto di massacrarsi… E l’assenza di sangue di certo non aiuta. Persino la componente multiplayer, riguardante solo i combattimenti in campo aperto, trascinandosi i limiti e le imprecisioni del gameplay per giocatore singolo potrebbe portare più frustrazione che divertimento.
Tutto questo può essere compensato dalla fantasia del giocatore, come del resto è sempre avvenuto coi videogiochi dello scorso millennio; tuttavia, il medium si è evoluto e l’asticella dell’aspettativa si è alzata, parallelamente a una riduzione della “pazienza” di chi tiene il controller in mano. Al giorno d’oggi non è facile immaginare, nicchie di appassionati a parte, quanta gente possa ritenere “divertente” passare decine di minuti a cercare dei banditi su una mappa low poly, accompagnare un vitello da un villaggio all’altro senza farlo fuggire, muoversi di castello in castello alla ricerca di missioni per guadagnar denaro o persino attendere che il nobile di turno venga liberato dalla prigionia per consegnargli le tasse che aveva ordinato di raccogliere in sua vece a suon di bastonate, mentre il tempo per completare la quest si avvicina al termine.
Per quanto intrigante tutto ciò possa suonare, insomma, Mount & Blade: Warband potrebbe rivelarsi fin troppo realistico nei tempi morti e nella monotonia di azioni e missioni da compiere, complice la già citata assenza di una storyline principale in grado di “distrarre” dalla routine.
L’ordalia del console gaming
Questo porting è un esperimento interessante, ma azzardato. Mount & Blade: Warband è un tipo di gioco che mal si adatta alle console, sia per periferiche di comando che per tipologia di pubblico, meno avvezzo agli “indie” a medio e basso budget. Un recente paragone si potrebbe fare con l’Enhanced Edition di Divinity: Original Sin di Larian Studios, gioco ben più “bello e colorato” di Warband, ma in cui solo il 10% dei giocatori Playstation 4 ha completato la campagna principale, dopo quasi un anno dall’uscita.
Entrambi i titoli, nati su PC, hanno avuto abbastanza successo e appoggio dagli appassionati da meritarsi una versione console e se è vero che la storia si ripete non è troppo azzardato immaginare che, esaurito l’entusiasmo e la curiosità iniziali, la stragrande maggioranza dei fruitori console abbandonerà l’avventura dopo un paio d’ore e con venti euro in meno nel portafogli. Ciò che più lascia perplessi, però, è che Mount & Blade: Warband deve moltissimo alla propria community, al gruppo di giocatori che è cresciuto e maturato col gioco stesso, supportandone patch, mod e persino DLC ed espansioni, e privare il titolo di un elemento così importante equivale ad azzoppare volontariamente un cavallo da corsa prima del “via”.
Le console sono piattaforme molto più chiuse e ristrette e a differenza di un The Elder Scrolls, Mount & Blade ha una struttura di base estremamente grezza e scarna; privato del supporto dei modder e dato in pasto a un pubblico esigente e meno “di bocca buona”, è difficile aspettarsi che tutto vada per il meglio. Una preventiva informazione su ciò che si vuole acquistare e giocare è sempre la benvenuta, a maggior ragione in casi come questo, dove i pochi che potranno realmente apprezzare il titolo su console saranno i nostalgici dei GDR da tavolo e dei videogiochi della (molto) vecchia scuola. Mount & Blade: Warband è un diamante grezzo e come tale il suo valore non può esser compreso o raggiunto dalla maggioranza: nelle mani sbagliate, verrà scambiato per vetro e gettato via.
Pro
- Poter scegliere le proprie origini rende l'esperienza immersiva
- Un gestionale non troppo complesso per i neofiti del genere
- Totale libertà d'azione all'interno del mondo di gioco
- Background di ambientazione e personaggi profondo e realistico
- Potenzialmente infinito
Contro
- Grafica e animazioni sotto la media del panorama console
- L'assenza di doppiaggio e la lingua inglese possono essere un grosso ostacolo alla fruizione
- IA basilare e prevedibile, missioni molto simili tra loro
- La mancanza di mod toglie gran parte del divertimento
- Prezzo eccessivo